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Eravamo abituati ad una sinistra che scendeva continuamente in piazza per urlare e protestare contro Berlusconi; e che pretendeva di veder passare ogni decisione del suo governo attraverso il vaglio e il beneplacito delle parti sociali, Cgil in testa, secondo il più classico stile sessantottino (che a nostra memoria era fatto di riunioni assembleari quasi sempre pletoriche ed interminabili, il più delle volte inconcludenti, tese soprattutto a soddisfare il narcisismo oratorio di qualcuno).
Con l’uscita del Cavaliere da Palazzo Chigi e l’arrivo di un nuovo governo, le piazze si sono come per incanto svuotate o sono quantomeno divenute molto rispettose e silenziose e non si reclama più il rituale e l’assemblearismo di marca sessantottina.
Ora vige invece la “ragion di Stato” - un tempo sempre contestata e combattuta dai simpatizzanti della sinistra che la ritenevano antidemocratica - perché al primo posto va messo l’interesse del Paese e non spaventa neppure l’idea di un uomo solo al comando; anzi il timoniere va lasciato lavorare e non deve essere disturbato (l’assemblearismo ha dunque ceduto il passo alle decisioni di stampo monocratico o quasi).
Da quanto ci è dato di vedere e di capire, sembrano essere proprio queste le direttive o perlomeno le indicazioni impartite dai piani alti della sinistra, anche se tra le sue fila serpeggia un forte malumore verso le misure già adottate o preannunciate dall’attuale governo tecnico; ma ora il malcontento non deve più sfociare in una rumorosa e vociante protesta, come nell’era berlusconiana, e può assumere toni molto civili e felpati, quasi un sommesso brontolio, perché non vi è più l’odiato nemico, cioè il Cavaliere, verso il quale ogni invettiva era ritenuta legittima.
Non stupisce più di tanto la doppiezza di questo comportamento - anche se da parte nostra lo censuriamo senza riserve - perché siamo abituati da tempo al metodo dei due pesi e delle due misure praticato dalla sinistra, ma quello che deve maggiormente impensierire è il fatto che i suoi esponenti non riescono mai ad avanzare vere proposte alternative, che siano cioè realistiche e credibili; anche verso i provvedimenti del governo tecnico hanno profferito soltanto qualche mezzo NO o meglio dei NI, peraltro molto sofferti e quasi sottovoce, ma nulla di più e niente di preciso e di concreto, nonostante il malessere e i mal di pancia del proprio elettorato.
Questo insieme di cose ci fa dire ancora una volta che alla sinistra manca la cosiddetta cultura di governo. Sintetizzando, non sa muoversi per qualcosa ma è comunque specialista nell’accanirsi contro qualcuno.
(Giovanni Ferrari, coordinatore Pdl di Vetto)
Questo pezzo del coordinatore Pdl di Vetto è a suo modo emblematico. Sono questi i problemi degli italiani? Ecco perchè la gente protestava, caro Ferrari, la crisi non viene negata da chi governa oggi ma avviene affrontata e le critiche sono spazi di confronto e non ritenute attacchi di lesa maestà come nel precedente governo.
(Simone Ruffini)
Vista l’esigua lettura, penso che gli Italiani abbiano altre cose a cui pensare!!!!
Sig. Ferrari, forse non ha idee valide sullo sviluppo della montagna?
Sig. Ferrari, provi a pensare alle famiglie che non arrivano a fine mese, invece di parlare di Destra o Sinistra, provi a parlare di problemi e vedrà che leggeranno le sue scritture.
(L.C.)