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Bebbio, assieme alla Natività, il boom di visitatori

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La natività in una bella foto di Lorena Meglioli

 

La gallery di Redacon (foto G. Arlotti)

Confermarsi non è mai facile. Crescere ancora di più. Eppure quelli di Bebbio ne sanno qualcosa se, come dimostrato, oltre cinquemila persone hanno visitato il presepe vivente riproposto ogni due anni. Certo al momento, in Appennino, una delle tradizioni più riuscite e consolidate nei tempi del Natale.

Sarà perché dietro c’è un lavoro lungo un anno intero e, certo, anche perché nella tre giorni sono state oltre 150 le persone che hanno operato come figuranti e per gli allestimenti. Tra esse, le piccolissime Martina Fantini, di tre mesi, e Matilde Dallari, di sei, si sono alternate a fare Gesù bambino a partire dalla sera di Natale (1500 presenze) sino a ieri sera.

C’erano i cammelli, le ambientazioni rurali, gli scranai, i pastori, i falegnami, i fabbri, i mendicanti, i soldati, i mercanti nel tempio, gli angioletti e, anche, una collezione di animali di tutto rispetto: oche, buoi, conigli, galline di Merensio, cavalli, asini, lama e, pure, cammelli.

Pure il cielo è stato clemente, dapprima imbiancando la scena quindi lasciando una temperatura tutto sommato mite le sere del presepe. E al sacrificio del duro lavoro e della tribolazione è seguito, ancor prima del successo di pubblico, la gioia immensa di accogliere Gesù la notte del 25 dicembre.

Da non dimenticare, certo, l’ambientazione, che, per quest’anno, si è trasferita a Monte di Bebbio, poco distante dal borgo della chiesa. Un borgo caratteristico e suggestivo che ha sapientemente valorizzato le strutture architettonicamente più interessanti, con portali, capanne e, anche, una monumentale quercia secolare sapientemente illuminata.

 

1 COMMENT

  1. Siamo rimasti senza parole, davvero stupendo! dopo averlo visitato, stupiti per l’inaspettata bellezza, abbiamo pensato al lavoro pazzesco di preparazione, ma sopratutto al dopo, rimettere tutto a posto, sperando che non siano rimasti in pochi come succede di solito ( ne so qualcosa).
    Comunque un bell’esempio di organizzazione e di vitalità montanara.
    Complimenti e sopratutto grazie.

    (Gianni Grisanti)