Quando incontrai per la prima volta Don Zanni vestivo pantaloni di fustagno, avevo ai piedi un paio di scarponi lucidi di grasso e le mani screpolate dal freddo. La corriera s’era fermata poco distante, sulla piazza di Felina. Del breve tragitto a piedi, fino al cortile di “Casa Nostra”, ricordo il vestito, quello buono, di mia madre, il freddo pungente e la forza con la quale mia madre mi teneva per mano. Del primo incontro col “prete buono” rimangono: la lunga, ampia veste nera, lisa e scolorita intorno alla pancia; la lunga fila di bottoni rotondi (ricordo che presi a contarli) e le grandi scarpe nere di pelle lucida che mi fecero pensare a un gigante. Sembrava che fosse lì, nel cortile, ad aspettarmi da sempre e mi fece subito festa, allargando le braccia mi chiamò verso di lui, poi si inginocchiò facendosi piccolo come me. Mia madre allentò la presa… fu allora che il prete buono mi prese per la vita con entrambe le braccia, mi sollevò lanciandomi in aria, per poi riprendermi e stringermi a lui. Ritornano il suo odore di incenso e di Messa, la musica della voce ricamata dalle sue bellissime labbra e il sorriso e le lacrime di mia madre. Rivedo lo sguardo di quel prete tanto grosso e tanto forte. Lassù, in alto, sollevato da terra, sostenuto dalle sue braccia, avevo perduto il conto dei bottoni e vedevo, per la prima volta da vicino, i suoi occhi brillanti e colorati. In quel preciso istante avevo trovato una Casa, dove avrei abitato per sette bellissimi anni. Come ogni bambino, sognavo spesso di “fare una magia” e di volare, scappando dalle cose tristi, dal freddo. Tra le braccia di quel prete sorridente, sollevato a mezz’aria, sentii di aver fatto la magia, credetti di volare o comunque di poterlo fare e quel piccolo volo stemperò la tristezza del distacco da mia madre (la vidi allontanarsi nel suo abito buono, senza voltarsi, e ho sempre pensato che stesse piangendo).
Nella semplicità della mia vita, nei momenti difficili, nell’affrontare i dolori e le avversità, ma anche nei tratti allegri o felici, ancor oggi mi affido a quel “prete buono” capace di farmi volare, di farmi sentire forte e leggero. Anche così, anche oggi, anche dopo tanti anni quella magia continua in quell’antico bambino. Mi è stato detto che è la magia dell’Amore.
Non so dirvi di cosa si tratta.
Oggi – dopo 45 anni da quel primo incontro – mi sono permesso di scrivervi per testimoniare che quel prete forte è ancora vivo, mi aiuta nel difficile mestiere di vivere e qualche volta, quando più acuta diventa la fatica, mi solleva e rinnova la sua magia.
(Lettera firmata)
Questa testimonianza è una storia bella che ci dà la carica per aiutare chi soffre. Don Zanni va fatto santo, per me lo e già.
(Fiorello Farina)
San Filippo Neri, Don Bosco, Don Orione, Don Zanni, sono i preti magici che con semplicità semplice come i preti semplici hanno fatto la Chiesa degli umili grande come un gigante e le danno forza di affrontare le sfide del male che imperterrito è sempre dietro l’angolo. Sono loro che la redimono e la fanno vincere contro tutti coloro che la vorrebbero affossata e finita.
(Bruno Tozzi)
Un bellissimo ricordo pieno di poesia e di Amore. Un bellissimo ricordo di una cara persona, un grande prete ed un grande uomo che ha saputo costruire e spendere una vita in favore di chi più ne aveva bisogno. Una trentina d’anni fa (ormai tanto tempo è passato da allora) ebbi la fortuna di conoscere Don Artemio Zanni, quando, giovane obiettore di coscienza, venni a lui affidato per fare l’assistente ai ragazzi ospiti di Casa Nostra. E’ stata un’esperienza UNICA e ricchissima che mi ha dato modo di conoscere da vicino Don Artemio, le sue opere e il suo grande cuore. Ringrazio ancor oggi Dio di avermi concesso questo privilegio e prego quel santo prete oggi in paradiso, di continuare a intercedere, proteggere e vigliare su quei suoi “cari figli” accolti a Casa Nostra.
(Giancarlo Baroni, Reggio Emilia, 29 giugno 2012)