Home Cronaca Natale a casa tua/ Un Albero dall’…Ecuador. Approfittiamo per salutare e fare...

Natale a casa tua/ Un Albero dall’…Ecuador. Approfittiamo per salutare e fare gli auguri a tutti i nostri lettori che sono lontano

37
3

Carissimi  amici,                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                           anche  quest’anno  il  nostro  augurio  di  Buon Natale e Buon Anno vi  giunge dall’Ecuador, dove ora   ci troviamo e dove  godiamo un’altra estate  vicino  all’oceano Pacifico,  appena sotto l’equatore.
In questa stagione non piove quasi mai ma la vegetazione  e’ ugualmente rigogliosa sia per le 12 ore di luce giornaliera (il sole si alza sempre alle sei e tramonta inesorabilmente alle diciotto, ma  gli ecuadoreñi  non lo imitano: preferiscono alzarsi piu’ tardi!), sia per  la temperatura che e’ sui 25/30 gradi, ma sempre con una  leggera ventilazione. Il terreno e’

Savino Rabotti e Maria Carloni con il figlio, la nuora e la nipotina in Ecuador a passare il Natale

sempre umido perche’  qui, nella penisola di Salinas-Sant’Elena,  ci troviamo al livello del mare. Frutta e verdura  crescono in fretta e ricche di sugo e sempre tenerissime.
Ci chiediamo spesso: se capitasse uno tsunami? Ma Roberto ci rassicura perche’, dice,  arriverrebbe dalla costa sinistra della penisola che dista circa 4 km. Sull’altro lato ci sono poche centinaia di metri tra noi e la riva, ma e’ un’insenatura ben protetta dalla penisola. E’ li’ che ci rechiamo a piedi a salutare l’oceano quando andiamo a passeggio lungo le stradine interne.
Quest’anno la nipotina e’ cresciuta, ha gia’ due anni e preferisce stare con la sua mamma. Quindi, per noi,  liberta’ assoluta e vacanza totale. Al nostro arrivo all’aereoporto Layla ci ha ricosciuti da lontano ed e’ scappata lungo il corridoio per venirci incontro  dicendo nonno, nonna ma una guardia l’ha rincorsa e riportata dai genitori.
L’anno scorso ci infastidiva (e ci succede ancora oggi) costatare che la voglia di lavorare non e’ presente nel dna di questo popolo, discendente in buona parte dagli Indios andini, ma ormai cosmopolita. Oltre a qualche nordeuropeo (olandesi o tedeschi) abbiamo infatti conosciuto molti oriundi italiani, qualcuno giunto qui addirittura dalla Cina, altri dal Cile, dall’Argentina, da Parigi, dal Libano, dagli Stati Uniti, dal Venezuela, dal Canada. Ormai parlano tutti lo spagnolo anche tra di loro (perfino nostro figlio parla inglese e spagnolo con discreta velocita’).  Ci fa rabbia essere cosi’ ignoranti e percepire solo a senso l’argomento del loro parlare e ridere. Ci sono pensionati che passano l’inverno, meglio, la seconda estate tutti gli an
ni qui, nella penisola.  Vi sono anche diversi ingegneri  e architetti che progettano porti, scogliere frangiflutti complessi vari. Dicono che qua e’ piu’ facile lavorare, che c’e’ meno burocrazia e quasi niente e’ illegale perche non ci sono poi tante leggi. Ma se uno le trasgredisce ci sono poi pene .....esemplari.
La maggioranza degli italiani si dedica alla  ristorazione e,  oltre alla pizza e alla pasta,  si sono adeguati al pollo, arroz (riso) e menestra (fagioli), tranne Roberto che insiste a far cucina italiana
Roberto ora ha aperto un altro ristorante vicino alla spiaggia, al centro di Salinas, la citta’ delle vacanze degli ecuadoreñi di Quito e Guayaquil. Fatte le dovute proporzioni Salinas corrisponde alla nostra costa romagnola e il nuovo ristorante di Roberto e’ di buon livello con tovaglie e stoviglie di porcellana. La speranza e’ che si diffonda il passa-parola tra coloro che apprezzano la cucina italiana e riescono a sganciarsi dai sapori unicamente locali.
Noi stiamo facendo veramente delle vacanze al sole.  Il mattino in giardino, sotto una buganvillea, con i pochi libri italiani che ci siamo portati. Poi, spesso, percorrendo le stradine che si affacciano sull’Oceano,  raggiungiamo il centro commerciale per mangiare una buona lasagna o un filetto al pepe verde nel locale di Roberto. Dico queste cose perche’ il clima dell’Ecuador in questa stagione e’ da consigliare ma il cibo no, e  noi non riusciamo a trovare pasti che ci soddisfino.
Dopo pranzo un giretto al mare, un poco di lettura all’ombra di una palma, una passeggiata sul bagnasciuga  perche’ appena piu’  indietro la sabbia scotta e non si riesce a camminare. Ci fermiamo a contemplare tantissimi gabbiani e pellicani,  che si tuffano a sasso per procurarsi la merenda. A volte ci avviciniamo alle calette ove i pescatori  sono intenti ad osservare se il cielo si annuvola, pronti a prendere il largo o a conquistare posizioni stabili sugli scogli per poi lanciare amo ed esche con un semplice filo di nylon, senza canna. Poi, poco oltre, sul malecon (il nostro lungo mare) e’ un susseguirsi di pescatori che ti offrono, quasi implorando, langostine, langoste o camarones appena pescati (aragoste e gamberoni).
Racconto questo non per fare invidia, ma perche’ ho l’impressione di sentirmi in colpa per tanta grazia da godere senza aver fatto nulla per guadagnarcela.
In Italia ogni giorno c’era qualcosa di urgente da realizzare. Qui ci sembra di perdere tempo se non si ha un programma alternativo al “dolce far niente” o al “ci pensero’ domani”.
La settimana prossima contiamo di fare una capatina lassu’ dove ha inizio l’Amazzonia, e, a Gennaio pensiamo di recarci in Peru’
Vi racconteremo, se volete, al ritorno
Un’abbraccio a tutti.
Maria

Amici,
mi ero munito di tutte le buone intenzioni. Dopo l’esperienza dello scorso anno ritenevo che toccasse  a me adeguarmi alla mentalita’ della gente locale, della quale ero ospite. Le delusioni d’impatto le avevo superate e trasferite su un piano di osservazione. O meglio: desideravo non ripeterle come nel soggiorno precedente. In fine dei conti siamo noi gli intrusi. Se questo territorio vanta la presenza dell’uomo da oltre 28.000 anni (questa informazione l’ho presa da un testo scolastico ufficiale, del Dr. Luis Garcia Gonzales, XIIa edizione), significa che gli ultimi arrivati siamo noi, noi fanatici del lavoro, noi visitatori, noi cha abbiamo idee molto diverse sul modo di percepire l’esistenza.
Per ora non ho trovato conferme alla mia buona disposizione. Ho l’impressione, sempre piu’ impellente, di trovarmi tra un popolo frastornato dalle modernita’, voglioso di crescita, di emancipazione, ma avviato sulla direzione sbagliata. E il commercio degli oggetti all’ultima moda accresce nella gente la voglia di possedere tante cose appariscenti, ma non si rende conto di quale capestro diventa schiava sottoscrivendo rate su rate.
In attesa di capirci qualcosa formulo a tutti i migliori auguri per le prossime festivita’ natalizie e per un nuovo anno apportatore di speranze.

3 COMMENTS

  1. Anzi tutto Buon Natale.

    Un saluto dalla “fredda” Italia e… qualche domanda, se permettete.
    Sono sposato con una Ragazza di Guayaquil e data la crisi economica stiamo pensando di provare la sorte in Ecuador.
    Io sono ingegnere (o meglio lo sarei dato che in questi anni più che grafici e relazioni ho fatto il “burocrate” cercando di rispettare le 100mila leggi cui dobbiamo sottostare) e spero di trovare spazio nel mio campo. Mia moglie vorrebbe mettere su un locale come quello di vostro figlio (a Guayaquil, però, quindi non avete da temere la concorrenza!!).
    Ho letto nel vostro articolo che conoscete ingegneri ed architetti che lavorano lì, posso chiedervi di mettermi in contatto con loro? Oltre che, ovviamente, con vostro figlio per scambiare qualche idea, chiedere qualche consiglio e maturare una maggiore consapevolezza prima di partire.
    Grazie.

    (Andrea Zappoli)

  2. Signor Savino, signora Maria,

    spero che la vostra vacanza sia andata (o vada, se siete ancora in Ecuador) bene.
    Torno a chiedervi, se è possibile, di mettermi in contatto con vostro figlio e/o altri connazionali che si sono trasferiti in Ecuador (Guayas o peninsula). Io sono ormai prossimo al trasferimento ed ogni consiglio/informazione/suggerimento può essermi prezioso.

    Ho lasciato la mia e-mail nell’apposito spazio del commento, nel caso vogliate contattarmi in privato.

    Saluti

    (Andrea)