Come può mancare il presepe a Natale? Anche nel passare degli anni, nonostante i tentativi di indebolire o addirittura di cancellare questo simbolo, esso rimane l'espressione più autentica del Natale, con la finalità di far rivivere la Natività di Gesù. Anche Leo Giansoldati di Gatta di Castelnovo ne' Monti, da alcuni anni in pensione, ha interpretato questa preziosa tradizione, anzi l'ha resa "viva".
L'idea di dare movimento e "vita" a statuine e complementi d'arredo, gli è balenata nel trovarsi tra le mani del materiale da recupero quale dei motorini elettrici. Le statuine, dell'altezza di undici centimetri circa, sono state dotate di un'anima in ferro, necessaria per supportare il lavoro del motorino nell'imprimerne il movimento.
Questo presepe da un lato rappresenta la natività tradizionale, dall'altro, scenografie, costumi, oggetti e situazioni ricreano l'ambiente delle case della montagna e della campagna reggiana della prima metà del secolo scorso, riproducendo perfettamente uno spaccato di vita.
Nell'entrare nella sala dove è allestito, l'attenzione viene attirata dallo stuolo numeroso e variopinto di persone, di animali e di cose, di rara bellezza e di disarmante semplicità che rappresenta un po' tutto e tutti e che ci fa intuire che il Bimbo è di tutti e per tutti.
Quello che colpisce sono i toni soffusi, l'incisività delle atmosfere, lo scorrere dell'acqua presente in varie situazioni e punto di partenza del movimento, il cui studio e la cui ricerca sono iniziati circa venti anni fa.
Complimenti al Sig. Giansoldati (e anche a Marisa per le foto e le parole che le accompagnano)!!!
(Marinella)