I numeri della manovra del Governo Monti ammontano a 25 miliardi. Pochi, e per tanti aspetti ampiamente insufficienti. "Fare di più” lo chiede anche il commissario europeo all’economia Rehn. Basti pensare che nell’anno 2012 Italia deve pagare 70 miliardi di interessi sul debito pubblico (90 miliardi nel 2013).
Una manovra come quella attuale che vale più o meno appena un terzo degli interessi da pagare per il 2012 si commenta da sola. Che credibilità possiamo riconquistare sui mercati internazionali se l’unico segnale che siamo in grado di fornire è il pagamento di un terzo degli interessi senza nessun intervento sul “capitale” del nostro debito pubblico ?
E ciò nonostante non si sente altro che un diffuso lamento, dalla maggior parte gli “attori” che ascoltiamo nelle trasmissioni televisive, oltre che nella stampa politica. Vorrei rilevare che con i piagnistei non si va da nessuna parte. Vorrei sottolineare che i mercati ci hanno chiesto crescita economica (che è indispensabile per poter ripagare il nostro debito pubblico) e la crescita si affronta rimboccandosi le maniche, non lamentandosi ad ogni stormir di foglia (dopo aver passato decenni a vivere ben al di sopra delle nostre possibilità, contraendo debiti a destra e a manca perché così si accontentavano tutti).
Vorrei ricordare che il mercato interbancario è congelato (come nel periodo che ha preceduto il crack Lehman Brothers); le banche europee non si prestano più soldi tra loro, essendo elevatissima la sfiducia delle une con le altre. I depositi presso la BCE hanno raggiunto livelli preoccupanti (314 miliardi, ultimo dato disponibile) a dimostrazione che la liquidità esiste, ma è bloccata dalla sfiducia imperante nei sistemi finanziari europei. Basta notare come, andando nei nostri istituti di credito, si fa fatica a ottenere mutui.
Il congelamento della liquidità nei forzieri delle banche e della Bce è il segnale più cupo della recessione che si affaccia prepotente in Europa; sono fermi gli investimenti alle imprese e alle famiglie, ed i sistemi finanziari sono costretti a ricapitalizzare (a breve conosceremo anche per quale ammontare l’Eba – autorità di vigilanza sul sistema bancario europeo - chiederà alle banche italiane di aumentare il proprio capitale, e ciò per fronteggiare la svalutazione dei titoli del nostro debito pubblico).
E l’ultima settimana di borsa che si è chiusa con forti rialzi in tutti i paesi Eurozona non deve creare illusioni.
Basti pensare all’andamento spread titoli Italia di venerdì 2 dicembre. Alla flessione incoraggiante della prima mattinata (422 punti ) si è ritornati in chiusura a 451 punti base, come il giorno precedente. Le motivazioni di tale rapida inversione potrebbe trovarsi nella voglia degli investitori di mettere in cascina i vantaggi dei rialzi della settimana che era in chiusura, ma potrebbe anche rinvenirsi nelle voci di declassamento della Spagna.
A tali voci si sommano quelle di una messa sotto osservazione della tripla A inglese, a dimostrazione che la crisi dell’euro ha effetti sistemici anche per i paesi che non hanno la valuta comune.
Se ci aggiungiamo il fatto – altrettanto preoccupante – del rallentamento di tutte le economie dei Paesi emergenti (Brasile India Cina), e lo sgonfiarsi della bolla immobiliare cinese, lo scenario di una profonda recessione è drammaticamente reale.
E con la recessione, ormai certa anche in Italia e con numeri che saranno importanti, è ben noto l’impatto devastante sul livello occupazionale, e sul sistema produttivo di un paese.
A fronte di questo scenario, che è certo globale, ma che ci tocca nell’immediato come cittadini di un Paese con un debito pubblico insostenibile, mi lasciano davvero sorpresa i commenti di così breve respiro che sento dai vari fronti, politici e non.
La manovra del Governo Monti non è sufficiente, dobbiamo rendercene conto noi per primi, prima ancora che i mercati la “soppesino”come tale.
In gioco c’è il default dello Stato (e per quanto siamo “grandi” non potrà mai essere un default controllato), e non a caso un Ministro ha già iniziato a riflettere sulla possibilità che i debiti della Pubblica Amministrazione verso il sistema piccole medie imprese (circa 90 miliardi) venga pagato in Bot. E da questo punto, al pagamento in Bot di quote di stipendi pubblici e pensioni, vedo un passo molto breve.
Un Paese che non ha credibilità internazionale non può ricollocare il suo debito pubblico; nei primi tre mesi del 2012 dobbiamo rifinanziare 110 miliardi di nostri titoli, e altrettanti di obbligazioni bancarie.
Chi li comprerà? Inutile richiamarsi all’orgoglio nazionale; il mercato interno non ha le risorse per ricomprare il debito pubblico; è necessario il ricorso agli investimenti esteri (quelli fuggiti a gambe levate a partire dalla primavera del 2011).
La Bce non potrà finanziare 110 miliardi di nostri titoli in tre mesi; è allo studio la possibilità che le banche centrali dei Paesi euro finanzino il Fondo Monetario Internazionale, ma perchè questo possa prestare denaro all’Italia (con il che il default del nostro Paese sarà conclamato) ci vorrà tempo per porre in essere i necessari meccanismi, mentre le lancette della nostra spesa pubblica corrono inesorabili ed alquanto “voraci”.
Con quali risorse pagheremo allora le pensioni, gli stipendi pubblici, la sanità? Coloro che da ieri si stanno stracciando le vesti sulla manovra Monti me lo devono spiegare, e devono dirmi dove tirano fuori le centinaia di miliardi che occorrono; e voglio che questi signori indichino dati certi che individuino da dove prendono queste risorse con quali modalità e con quali tempi, perché le chiacchiere non mi interessano, ed i mercati ce le farebbero pagare molto care!
E’ bene dunque che si rifletta su queste cifre, prima di dilaniarsi le vesti sulle misure (peraltro insufficienti) messe in campo dall’attuale Governo.
Un dato finale: il conto disponibilità del nostro Stato (il liquido disponibile che lo Stato detiene presso Bankitalia per i pagamenti delle spese pubbliche) ammontava a 52 miliardi ad agosto; è sceso a 36 miliardi ad ottobre, e secondo prime indiscrezioni è a 20 miliardi a novembre; entro marzo dobbiamo rifinanziare 110 miliardi di debito pubblico.
A lor signori dirmi come pensano di ripagarlo!
(Rossella Ognibene)
Monti o altri poco cambia… Quello che però mi fa arrabbiare è il solito discorso sulle pensioni! Sembra sempre che i pensionati mangino a sbafo i soldi degli altri. Si dimentica però che i pensionati (salvo casi rari) hanno lavorato tanti anni e versato tanti contributi. Ora si allunga l’età pensionabile ecc. e un cittadino deve sperare di non crepare prima di poter percepire qualcosa (ricordiamo anche il taglio del TFR). E poi ci si lamenta che i giovani non trovano lavoro ma mi domando: se gli anziani devono lavorare fino a 70 anni come si liberano i posti di lavoro per i giovani?! Per me il giochino è il seguente: 1) si alza l’età pensionabile così tanti muoiono prima di aver acquisito il diritto alla pensione e intanto ritardano l’ingresso nel mondo del lavoro per i giovani; 2) i giovani dovranno essere mantenuti dai genitori a lungo e inizieranno a lavorare a 30 anni circa: i giovani pagheranno soltanto i contributi e non percepiranno mai la pensione. Soprattutto mi fa arrabbiare l’innalzamento dell’età per le donne: le donne svolgono anche lavori in casa, hanno figli, nipoti da aiutare e comunque hanno meno forze (quasi sempre) degli uomini… Ritardare il pensionamento delle donne è voler togliere aiuto alle famiglie. E’ normale? a me NON piace un paese del genere. I soldi, Collega Ognibene, li trovino i tanti super pagati e nullafacenti che ci sono in giro. E non è populismo, è la realtà.
(Floriano Nizzi)
Più che stracciarsi le vesti se continua così molti non avranno soldi neppure per comprarsele… le vesti. Una manovra del tutto iniqua che dimentica di tassare le rendite degli immobili ad uso commerciale del Vaticano e poi i 16 miliardi delle frequenze che il governo Monti potrebbe ancora ricavare dalla banda televisiva superstite in aggiunta ai 3,5 già incamerati, se revocasse o correggesse la decisione di “regalarle” agli operatori tv – in primis Rai e Mediaset – ratificata dal fu governo Berlusconi… e i 131 Tornado F35 da venti (20) miliardi di euro (lo ha ricordato anche quel comunista di Gramellini l’altra sera)… Una seria patrimoniale che colpisca quel 10 per cento di italiani che detiene il 50 per cento della ricchezza nazionale… e compagnia cantando… E poi quel mantra dei mercati che chiedono… Cosa sono i mercati se non gli speculatori che in questi anni hanno finanziarizzato l’economia con il placet di classi dirigenti inette e conniventi? Il suo intervento, signora Ognibene, mi pare alquanto parziale e poco informato. Lei parla di debito, di persone che hanno vissuto al di sopra dei propri mezzi… Ma non si chiede chi ha erogato quei soldi… e perchè venivano chiesti… Non forse per compensare quel gigantesco trasferimento di ricchezza dai salari alle rendite finanziarie degli ultimi anni che ha impoverito la classe media in modo spaventoso?
Prima di fare l’usignolo dell’imperatore sarebbe opportuno fare qualche verifica in più.
(Ellebi)
L’errore più grosso, per me, è sbagliare l’inizio. La stangata di Monti non ha nulla a che vedere con una “manovra”, così come noi l’abbiamo sempre conosciuta: Napolitano, il Capo dello Stato, ha dovuto chiamare una squadra di tecnici per intervenire sul Fabbricato–Italia, che sta franando sotto “peso proprio”. Monti e suoi per la “messa-in-sicurezza” hanno è usato, nella drammatica emergenza del momento, il ponteggio-sostegno, ormai logoro, di sempre: pensioni, salari, benzina. E’ ovvio che questo ponteggio, già oltre “al limite di snervamento” per l’abuso fatto da una classe dirigente irresponsabile, non è più in grado di reggere un carico di 1990 MLD di euro di debito; e se non bastasse, con una previsione di crescita negativa del prossimo anno, può farlo nel breve periodo forse, e c’è da augurarselo, ma non oltre agli già annunciati aumenti del 2012. Non ci vuole fantasia a capire che il crollo è reale e sicuramente ci sarà se non si incomincia a scaricare la struttura del carico non necessario. Non è più demagogia, ma sono “carico reale” i costi della politica, l’evasione fiscale, la corruzione, il non-funzionamento dei tribunali, la criminalità organizzata. E’ questo che si deve fare: scaricare la struttura. Tutto il resto è solo accademia o, ancor peggio, un masturbarsi intellettuale.
(mv)