Ieri sera, al teatro Bismantova di Castelnovo ne' Monti, è andato in scena "Donna non rieducabile", ispirato alla vita di Anna Politkovskaja, giornalista russa uccisa il 7 ottobre 2006 nell'ascensore dello stabile in cui abitava con quattro colpi di pistola, una Makarov PM. Nel giorno stesso del compleanno dell'allora presidente (e attuale primo ministro) Vladimir Putin, oggetto di dure critiche da parte della giornalista.
Uno spettacolo di circa due ore che non ha lasciato tregua allo spettatore nell'esposizione dei resoconti durissimi ed impietosi della guerra in Cecenia, la crisi a Beslan e delle difficoltà per una giornalista nello svolgere il proprio lavoro senza allinearsi con il potere costituito. Nulla però è indugiato sulla facile commozione nè si è voluto impersonare un'eroina o una martire; piuttosto, come diceva di sè la stessa Politkovskaja, "una persona che descrive quello che succede a chi non può vederlo".
Un'interpretazione intensa ma misurata, una prova d'attrice che lascia lo spettatore diverso da come è entrato in teatro.
“Donna non rieducabile” di Stefano Massini è anche un libro e nessuno credo sappia che dietro tale pubblicazione dell’autore fiorentino c’è un montanaro doc, “Cervello emigrato”, il quale si occupò di curarne l’edizione per i tipi milanesi di Ubulibri [vedi al link http://www.ubulibri.it/pagine/non_rieducabile.htm%5D finendolo però di correggere e impaginare in quel di Marola… Contento, dunque, che un lavoro forte e teso, di chiara denuncia contro il regime di Putin e quindi attento ai problemi della libertà individuale, nell’epoca in cui la politica è soprattutto rappresentazione, sia passato “da casa” a non dare tregua a un po’ di cervelli rimasti. Perché “Vale la pena vivere solo per ciò per cui vale anche la pena morire” (Martin Luther King).
(Damiano Pignedoli)
Damiano, continui a sorprenderci e a tenerci informati! Grande montanaro doc, cervello emigrato attento alle origini, ogni ritorno sia più di una vacanza!
Grazie e Buona Fortuna.
(Giovanna Caroli)
Anna Politkovskaja è stata uccisa il 7 ottobre 2006. Io non ricordo cosa stessi facendo quel giorno. Né quello prima, né quello dopo. Ricordo vagamente le facce dei miei genitori davanti all’annuncio del sequestro e della strage di Beslan. Ricordo qualche frase di mio padre a cena. Nient’altro. Mi sono sforzata ma non ho nessuna memoria del Teatro Dubrovka.
Nonostante tutto ciò a me lo spettacolo andato in scena domenica sera al Teatro Bismantova ha fatto male, ha fatto bene. Un pugno nello stomaco, il conato che ne segue. Pensavo che Anna era morta anche per me. Per la libertà di poter dire, per la libertà di non avere paura.
Ottavia Piccolo immensa, mai retorica, mai banale, mai costruita, mai eccessiva, sempre elegante nei movimenti e nelle parole. Gentilissima, disponibile, sorridente. Ci ha accolto nel suo camerino incuriosita e felice che non fossimo della televisione, così poteva evitare di truccarsi.
Una donna non rieducabile.
Che ringrazio.
A nome di tutti.
(Benedetta Valdesalici)