Home Economia Ecco da quando e in cosa abbiamo sbagliato

Ecco da quando e in cosa abbiamo sbagliato

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Il tema dell'urgenza di provvedere a mettere mano al nostro debito pubblico in rapporto al Pil era già stato evidenziato in sede europea nel 2010, alle prime avvisaglie della crisi greca.

La risposta dell'Italia si è invece concentrata sul contenimento del rapporto Deficit/PIL (da riportare al 3%), vale a dire sul parametro più facilmente affrontabile con manovre economiche che non intaccavano i nodi strutturali del nostro Paese,  che ormai da troppo tempo necessitavano di una drastica riforma.

Di nuovo  ad aprile 2011 il tema del nostro debito/Pil, ormai al 120%, era stato affrontato in sede europea; ancora una volta è mancata una concreta presa d'atto del nostro governo (che dichiarava la necessità di sola “manutenzione” dei conti pubblici).

Già da allora i mercati hanno iniziato a dare segnali di insofferenza per lo stallo della politica italiana. Il nodo arriva oggi al pettine in modo prepotente, senza lasciarci margini di manovra.

D'altra parte il quantitative easing (allentamento quantitativo o politica di espansione monetaria) della Federal Reserve si era già esaurito a giugno 2011.

I mercati hanno così iniziato a cercare la "ricchezza" dove si trovava. E l'hanno presto individuata nel nostro paese caratterizzato da basso indebitamento privato ed alto indebitamento pubblico, e per di più con un problema di scarsa crescita e quindi di scarse possibilità di ripianare a breve l’esposizione debitoria

Per far "uscire" la ricchezza dall’ Italia non vi era miglior modo che "esigere" velocemente il pagamento del debito, mettendo sotto pressione gli spread e quindi a necessità di correre immediatamente ai ripari. A mio modesto avviso, oggi siamo in questa fase, e saremo "strizzati" come limoni. Infatti, i miliardi che l’imposta patrimoniale provvederà a recuperare (e anche con estrema urgenza) dovranno essere praticamente tutti destinati a ripianare una buona fetta del nostro debito pubblico.

Nuova  liquidità finirà pertanto  in mano ai detentori di titoli italiani che oggi esercitano maggiore pressione di vendita (e si tratta delle banche straniere); ricordiamo  che la percentuale ancora in mano agli stranieri ammonta ad oggi al 42 % del totale dell’esposizione (poco meno di mille miliardi). La pressione sul nostro debito sovrano potrà attenuarsi solo quando la stragrande maggioranza di esso sarà concentrata nelle mani dei residenti in Italia (come ben ci insegna il Giappone, che vanta un debito pubblico in mano esclusiva degli investitori nipponici).

(Rossella Ognibene)

2 COMMENTS

  1. Egregia avvocatessa, seguo con interesse i suoi aggiornamenti sull’attuale situazione economica. Commento ora, poi mi taccio. Penso che sia veramente un momento difficile e angosciante per chi vive tutti i giorni la cosiddetta “quotidianità” con un reddito medio, come hanno molte persone e le soluzioni saranno le solite: colpire redditi e pensioni sul cui importo da dichiarare nessuno può barare. Colpire l’evasione nemmeno a parlarne. Qui potremmo aprire un altro capitolo . Quanti sono gli italiani che denunciano un reddito basso, ma hanno a disposizione molto denaro? Tanti! In Sicilia sul “Corriere della Sera ” di oggi, solo cinquemila persone DENUNCIANO più di 150.000 € annui su una popolazione di oltre cinque milioni e cinquecentomila abitanti. E non mi si dica che siamo al sud, perché al nord è ancora peggio ! Ma ritorno a “bomba”. Ognuno trova le colpe ,trova le ricette, giustamente, in quanto tante teste, tanti cervelli, tanti idee ! Con il mio piccolo cervello, penso che, in questi ultimi 20 anni l’errore maggiore sia stato quello di permettere che un imprenditore abituato a decidere con le sue imprese in assoluta autonomia (e, badate bene, non era un piccolo imprenditore eh, ma di notevole peso economico) diventasse all’ improvviso un politico (la politica, quella vera, è arte nobile, è servizio per la comunità e non è fatta di compromessi, di compravendite e di intrallazzi), Ancor più grave è stato pensare che un imprenditore potesse far diventare ricchi tutti gli italiani! Lui si è arricchito moltissimo, ha pensato a se stesso ed alle sue imprese, ma era più che logico, chi avrebbe fatto il contrario, solo un FESSO e lui proprio non lo è!!! Solo gli Italiani potevano crederci!!!! E non sono ancora convinta che si dimetta! Se lo farà è perché le sue aziende stanno andando giù, ma solo per le sue imprese ! Non certo per i poveri italiani, o meglio, per gli italiani poveri, perché se è vero che è alto il risparmio delle famiglie italiane, lo sarà ancora per poco, in quanto, non arrivando alla fine del mese, ( le spese fisse sono in continuo aumento ) le famiglie debbono già ora e dovranno attingere al loro piccolo gruzzoletto diminuendo il risparmio, ma con un debito pubblico sempre più alto, ma che dovremo abbattere sempre noi, dipendenti e pensionati. Le imprese all’estero… i soldi all’estero … i giovani all’estero, ma con un poco di Guardia di Finanzia seria ed efficace e qualche convenzione con le banche svizzere e sammarinesi, che sono a due passi, si potrebbe ridurre qualche uscita? Io penso di sì! Esistono persone capaci di prendere a cuore le sorti di tutti gli italiani: ricchi e poveri, ovvero cercare che i ricchi mantengano i loro agi, ed i poveri possano migliorare e non peggiorare? Qui rispondo: non lo so, ma lo spero! Ciò che desidero è un poco più di equità, ma forse è una richiesta che richiede dei presupposti….lascio a chi legge immaginare quali !!! Ho scritto ciò che penso, con sincerità, anche se oggi non va di moda, bisogna mascherarsi, e anche perché, come ho già detto, l’indifferenza non mi piace! Distinti saluti a Lei e a chi avrà la pazienza e la bontà di leggere il mio pensiero anche se non lo condivide!!! Speriamo bene!!!

    (Luisa Valdesalici)

  2. Dimenticavo la sintesi:
    a) Abbiamo sbagliato da quando la politica è diventata cosa personale, ovvero negli anni ’70;
    b) Abbiamo sbagliato nel pensare che la politica è cosa privata, è arricchimento di chi fa poltica e di quelli che ruotano loro attorno , ovviamente dietro lauto compenso perché i politici hanno DIMENTICATO ( non tutti, ma quasi) CHE LA POLITICA E’ L’ ARTE DI GOVERNARE I BENI DI TUTTI E PER TUTTI.
    Questa è la definizione di politica, non mia, ma di Wichipedia:
    ” La prima definizione di “politica” (dal greco πολιτικος, politikós) risale ad Aristotele ed è legata al termine “polis”, che in greco significa la città, la comunità dei cittadini; secondo il filosofo, “politica” significava l’amministrazione della “polis” per il bene di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano” .
    Scusate il PS .
    Egregia Dottoressa continuerò a seguirla con interesse!

    (Luisa Valdesalici)