Home Cultura L’opera? E’ pazza e biodegradabile

L’opera? E’ pazza e biodegradabile

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Quando l’arte dialoga con la natura nasce Artumanze. Cosa ci fa un albero seduto su una sedia? Un cerchio magico dentro il cimitero dismesso del castello? Una giostra per farfalle fatta di spighe? Improbabili avvisi di animali e piante su un castagno? O un naturalissimo pagliaio che torna a vivere dal 2011?

A Carpineti la mostra d’arte più pazza e insolita d’Appennino è stata presentata in un filmato a cura di Luca Guerri, per conto del Comune di Carpineti, Idea Natura, Stana e realizzato con il contributo di Unieco.

Artumanze è una serie di installazioni su “sentieri di umana natura” che, nell’estate del 2011, hanno singolarmente coinvolto alcuni “contenitori” del Carpinetano. L’idea, davvero geniale, è nel produrre opere biodegradabili “per coltivare l’arte in natura – ha spiegato Ermanio Beretti nella presentazione di domenica a Palazzo Cortina - , con elementi naturali che avevano un requisito, quello di degradarsi secondo il ciclo della natura”.

Di qui l’idea: “chiamare artisti a km zero, avere il coraggio di confrontarsi – ad esempio per gli allestimenti in castello – con la soprintendenza, e fare dialogare passato e presente con molta attenzione”.

“Gli artisti che hanno esposto e ‘fabbricato’ opere d’arte nei più suggestivi scenari carpinetani – ha ricordato Simone Bertani, assessore e membro dell’Associazione culturale Stana – hanno utilizzato materiali biodegradabili e contestualizzato l’oggetto con la storia del luogo. Di fatto ‘Arteumanze’ si è rivelata una splendida occasione per visitare le emergenze naturali e storiche di Carpineti e per vivere appieno un’esperienza artistica importante, elaborata da artisti locali dell’Appennino Reggiano”.

“Una transumanza dell’arte – scrive Emanuele Ferrari - e del fare artistico da compiere come un cammino collettivo nell’estate 2011: da giugno a settembre in un mosaico di luoghi che sono altrettante storie da raccontare: di popoli passati e magie da riscoprire, liguri, bizantini, la mano dei Manodori, i ritrovamenti archeologici, l’ombra delle grotte”.

“Questa iniziativa lega artisti e territorio” ha spiegato Patrizio Prampolini, presidente di Stana. E premiati dall’assessore alla cultura Vanni Malvolti sono stati gli artisti che hanno operato gratuitamente: Ermanio Isarco Beretti, Camillo Canovi, Luciano Giansoldati, Giordano Simonelli, Emanuele Ferrari, Renato Borghi, Francesco Genitoni, James Bragazzi, Agostino Leuratti (Azienda agricola “La Natura”).

Davvero singolari, studiate, da meditare alcune loro opere: “A vedere questo posto sono rimasto di sasso” ha inciso su una buffissima pietra tonda Canovi. “Lupo in pensione cerca gregge da accudire” è scritto su una foglia di carta appesa a un castagno, c’è un intreccio di rami su un dirupo stagliato all’orizzonte che è la finestra dei poeti, c’è un albero nel bosco che fa capriole e, commovente, il pagliaio di Agostino Leuratti che rimanda a un tempo immemore e, forse, potrebbe diventare il primo di vero e proprio un parco (magico) di pagliai. Qui tuttora le scolaresche vengono ora con frequenza.

Da perfezionare il divieto rigoroso di impiego di componenti in plastica o polivinile (usati con due mollette o per fissare carta), e, come ha spiegato Beretti, la comunicazione. Perché questa idea di mostra “al naturale” pare davvero azzeccata e destinata ad andare lontano. Per il futuro “l’obiettivo è di aprirsi a Casina e Canossa che hanno i contenitori ideali per ospitare nuove forme d'arte. Per questa che è una iniziativa che nel tempo può generare turismo”. Da replicare, da allargare.

 (Gabriele Arlotti)