Nihil sub sole novi direbbe Orazio, nulla di nuovo sotto il sole. E se ne potrebbero aggiungere chissà quante altre di queste espressioni per sottolineare quello che è accaduto l’estate scorsa all’amministrazione comunale di Vetto.
Sfogliando un raccoglitore di fogli da conservare mi è capitato tra le mani la fotocopia della satira che Luigi Azzolini compose intorno al 1940 sugli impiegati di Vetto. Quella volta a mangiare c’era tutta l’amministrazione, ma a pagare c’erano molte più persone, comprese coloro che avevano dovuto accontentarsi degli avanzi. Questa volta a mangiare è solo uno, in barba ai sacrifici degli altri. E gli altri (e pure noi) hanno pagato senza neppure prendere parte al banchetto.
Diceva Luigi:
Questa mia mente non può tacere ...
Non tanto per il gusto di parlare e sparlare, ma per la necessità che certe cose vengano alla luce, che la gente sappia. Quella volta il tema era ben diverso, ma alcune rime del poeta sono ancora attuali:
E questo pranzo fu in occasione
che l’illustrissimo signor Falconi
mandato fu dal signor Prefetto
alla verifica dei conti a Vetto.
Già allora c’erano sospetti, per caso? Rileggendo la satira di Azzolini pare di rivivere i fatti di oggi. Nemo propheta in patria. Certamente! Ma buono osservatore si. Poco prima dello smacco c’è la promozione, l’innalzamento di grado, l’aumento dello stipendio in base alle mansioni:
Ascoltan tutti, là, con piacere,
i grandi onori che fa al ragioniere...
per il servizio che ha reso al Comune...
Occorreva quello smacco? E per di più attuato da un recidivo? Resta l’amaro in bocca e la consapevolezza che a pagare saranno, o saremo, sempre gli stessi:
così il piccionaio (gli ultimi) ne vien tassato
perché quel pranzo (furto) venga pagato
e forse a tutti resta in memoria
il ragioniere e questa baldoria.