Home Cronaca Un’amministrazione pappona di settant’anni fa

Un’amministrazione pappona di settant’anni fa

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Un antico portone vetteseNihil sub sole novi  direbbe Orazio, nulla di nuovo sotto il sole. E se ne potrebbero aggiungere chissà quante altre di queste espressioni per sottolineare quello che è accaduto l’estate scorsa all’amministrazione comunale di Vetto.

 

Sfogliando un raccoglitore di fogli da conservare mi è capitato tra le mani  la fotocopia della satira che Luigi Azzolini compose intorno al 1940 sugli impiegati di Vetto. Quella volta a mangiare c’era tutta l’amministrazione, ma a pagare c’erano molte più persone, comprese coloro che avevano dovuto accontentarsi degli avanzi.  Questa volta a mangiare è solo uno, in barba ai sacrifici degli altri. E gli altri (e pure noi) hanno pagato senza neppure prendere parte al banchetto.

 

Diceva Luigi:

                         Questa mia mente non può tacere ...

Non tanto per il gusto di parlare e sparlare, ma per la necessità che certe cose vengano alla luce, che la gente sappia. Quella volta il tema era ben diverso, ma alcune rime del poeta sono ancora attuali:

 

E questo pranzo fu in occasione

che l’illustrissimo signor Falconi

mandato fu dal signor Prefetto

alla verifica dei conti a Vetto.

 

Già allora c’erano sospetti, per caso? Rileggendo la satira di Azzolini pare di rivivere i fatti di oggi. Nemo propheta in patria. Certamente! Ma buono osservatore si. Poco prima dello smacco c’è la promozione, l’innalzamento di grado, l’aumento dello stipendio in base alle mansioni:

 

Ascoltan tutti, là, con piacere,

i grandi onori che fa al ragioniere...

per il servizio che ha reso al Comune...

 

Occorreva quello smacco? E per di più attuato da un recidivo? Resta l’amaro in bocca e la consapevolezza che a pagare saranno, o saremo, sempre gli stessi:

 

così il piccionaio (gli ultimi) ne vien tassato

perché quel pranzo (furto) venga pagato

e forse a tutti resta in memoria

il ragioniere e questa baldoria.