Home Editoriale Giustiziato il dittatore: assassinato l’assassino?

Giustiziato il dittatore: assassinato l’assassino?

62
18
Il colonnello Gheddafi

Da poche ore imperversa sugli schermi di ogni casa la notizia della esecuzione, vera o presunta che sia, di Mu'ammar Gheddafi, il dittatore libico da oltre quarant'anni. Il tg del primo canale Rai, come anche altri, dopo una breve avvertenza che dichiarava le immagini destinate a un pubblico adulto, ha mandato in onda per due volte all'interno del telegiornale il filmato di un essere umano, brutalmente assassinato con un gruppo di rivoltosi accaniti sul suo cadavere. Lo scenario truculento accompagnava la notizia della riconquistata libertà del popolo libico. Tuttavia la gioia della liberazione passava in secondo piano. Come già per Saddam Hussein, la cui impiccagione era stata spettacolarizzata su tutte le TV mondiali, ora è la volta del mostro assassino ucciso in nome di una vendetta popolare. A testimonianza dell'esasperazione  di un popolo. Senza entrare in analisi politiche, chi scrive non ha la competenza per farlo, si possono porre alcuni interrogativi alla comunità: il fatto di essere stato giustiziato non è umanamente giustificato, ma è comprensibile se si guarda il fatto dal punto di vista di un popolo oppresso. La risultante di quel massacro però lascia attoniti, incollati al video, di fronte a un fatto orribile, violento che per un attimo colloca gli oppressi dallo stesso lato dell'oppressore. La civiltà di fronte a certi scenari, da qualunque parte provengano, si impoverisce. Probabilmente chi assassina un assassino politico teme che un pubblico processo possa portare alla luce notizie che è meglio far sparire insieme all'assassinato? I significati storici avranno modo di essere costruiti attraverso la futura e tanto sperata democrazia.

E la spettacolarizzazione della storia?

Chi diffonde immagini violente che riguardano il collettivo ha la responsabilità di quanto lascia in eredità. Pertanto i media in questo caso hanno un grande compito.  Le immagini dei fatti più drammatici che toccano l'umanità restano impresse nei ricordi collettivi grazie alla flash bulb memory (un tipo di memoria simile a un colpo di flash fotografico),  una reazione istintiva che va a depositare i fotogrammi dell'accaduto, anche i minimi particolari, immediatamente in amigdala (una zona del cervello che gestisce le emozioni, in particolare la paura), bypassando la valutazione cognitiva, come di fronte a un enorme pericolo. Ognuno può recuperare, grazie a queste tracce mnestiche indelebili, particolari di eventi che hanno costituito pezzi di storia traumatica (l'impiccagione di Saddam Hussein offerta e reiterata allo sbaraglio in TV, è rimasta impressa anche ai minori che assistevano al Tg in famiglia), certi scenari come lo tsunami, l'attentato dell'11 settembre diventano patrimonio sociale, un vissuto condiviso che fa ricordare cosa si stava facendo al momento in cui si è apppresa la notizia. Più una notizia colpisce per la forza visiva e l'impatto emotivo, più resta impressa nella memoria di ognuno. Dare la notizia significa testimoniare un pezzo di storia. A cui non ci si può sottrarre. Fornirne le immagini cruente e farle rimbalzare nell'etere chiama a una riflessione comune.

Cui prodest?

Vedere al Tg questa sera le immagini brutalmente introdotte nelle case in nome di un sensazionalismo cinico e di una ipotetica audience ha rievocato altri scenari funesti, esecuzioni in piazza di altri dittatori, pagine buie e tuttavia accadute nella storia. Ma riecheggiavano, come nel film Apocalypto di Mel Gibson, anche copioni più primitivi a cui resta difficile dare un senso civile, con tutto il rispetto per la sofferenza protratta dagli oppressi. Restano amarezza e vergogna per quanto può compiere l'uomo. Si poteva evitarne la spettacolarizzazione?

Così passa la gloria nel mondo?

 

18 COMMENTS

    • Gentile Anna, accogliamo la sua domanda e aspettiamo risposte dai lettori sul suo sondaggio del TG1, ma l’articolo parlava di molte emittenti e ha preso il TG1 come esempio. Lei è a conoscenza di qualche TG che non ha mandato in onda le immagini violente dell’uccisione del colonnello? Se sì, ci può dire quali? E, al di là dal suo sondaggio, ci può anche dire cosa pensa del sensazionalismo di certe notizie? Ascoltiamo volentieri il suo parere.

      (La redazione)

  1. Cui prodest? Allo share. Lo share serve a misurare il valore economico degli spazi pubblicitari. Gli spazi pubblicitari sono la fonte di guadagno delle televisioni. Il fatto che la televisione pubblica utilizzi lo share – e quindi la pubblicità – tanto come le private, la dice lunga sugli obbiettivi ‘culturali’ che sottostanno alla programmazione. Il gesto di avvertire della crudezza delle immagini, in questo contesto, serve solo a stuzzicare ulteriormente l’audience. Penso che l’uso irresponsabile della televisione sia pari solo all’uso irresponsabile della ricerca scientifica.

    (Giorgio Bertani)

  2. Share, sensazionalismo, spazi pubblicitari comprati e venduti‎… Sono da sempre contro la pena di morte, ancor di più quella mediatica, televisionaria fino ai particolari e alle pistole d’oro in mano ad improbabili ragazzini… Anche ad un assassino indifendibile come Gheddafi, in quest’orgia “democratica” nata sotto l’ombrello delle potenze occidentali nere fino al midollo del petrolio libico, avrei augurato una fine meno immonda. Viva la libia libera, non quella “liberata” da costoro.

    (Bruno Tirinelli)

  3. “Decadimento della dignità umana

    I giornali di un Paese possono, in due settimane, portare la folla cieca e ignorante a un tale stato di esasperazione e di eccitazione da indurre gli uomini ad indossare l’abito militare per uccidere e farsi uccidere allo scopo di permettere a ignoti affaristi di realizzare i loro ignobili piani.

    In relazione a questo stato di cose non mancano profeti che prevedono prossimo il crollo della nostra civiltà.
    Io non sono nel numero di questi pessimisti: io credo in un avvenire migliore”.

    (tratto da “Come io vedo il mondo”, di A. Einstein)

    (Giovanni Annigoni)

    Riflessione: noi oggi abbiamo la televisione.

  4. Mi dispiace che la redazione non abbia colto l’ironia del commento. Rispondo comunque: io non guardo telegiornali, men che meno il tg1. Riguardo al sensazionalismo, se trasmettono certe cose è perchè qualcuno le guarda. Concordo con l’ultimo commento: tutti quelli che hanno scritto i commenti hanno anche guardato le immagini.

    (Anna)

    • Una sottile distinzione. C’è distanza tra “guardare” e “voler vedere”. Nel Suo “concordare” allora si pone un implicito “distinguo”. Non crede, Gentile Signora/ina? Sì, tutti quelli che hanno scritto commenti hanno visto quelle immagini, in che altro modo avrebbero potuto commentare, ma non accetto che mi si attribuisca, in modo del tutto gratuito, una squallida morbosità.

      (Giovanni Annigoni)

  5. Trovo invece nella signora/ina Anna un atteggiamento snobistico, super partes. Nessuno è immune dal bombardamento mediatico, nolenti o volenti siamo esposti a immagini e notizie, o lei vive in un limbo dove le arrivano le notizie date in maniera “giusta”? Non molto si può fare per sottrarsi a quanto viene propinato in bella o in brutta. Però si può essere consapevoli di cosa ci accade intorno, di cosa e come ci direzionano le informazioni e collettivamente cercare un senso comune, costruendolo attraverso un confronto.

    (MPM)

  6. Non volevo accusare nessuno di essere morbosamente curioso. Non sono snob nè super partes, semplicemente ho deciso di non guardare più tg o programmi che spettacolarizzano il dolore. Non siamo spettatori inermi, possiamo decidere. Mi creda, non vivo in un limbo ma cerco, per quanto mi è possibile, di scegliere.

    (Anna)

  7. Io credo sia giusto mostrare le immagini per almeno 2 motivi: il primo è che è dovere di cronaca, è giusto sapere ciò che sta succedendo e non si può sempre nascondere la testa sotto la sabbia o ascoltare i racconti edulcorati che fanno sembrare questa guerra un romanzo esotico: questa è la realtà e va affrontata; il secondo è che noi, come Nato e secondo la maggioranza dell’opinione pubblica che schiumava contro Gheddafi, abbiamo voluto esattamente questo. Al di là della favola del giusto processo, l’obiettivo è sempre stato l’eliminazione di Gheddafi (di solito se vuoi prendere uno vivo non bombardi e radi al suolo la sua residenza, per intenderci); tutti implicitamente l’abbiamo sempre saputo e ben pochi si sono dichiarati contrari. Suona quindi piuttosto ipocrita ora scandalizzarsi, ostentare finto pudore nel non voler vedere ciò che in fondo si auspicava, cercando (perlopiù inutilmente) di darsi un’aria più civile.

    (Luca Torri)

    • Un bravo cronista e’ capace di raccontare un avvenimento senza mostrare immagini “crudeli”!! tutta questa violenza non serve per mostrare la realta’, ma solo per i soliti fini economici. per quanto ho cercato di evitare queste immagini, per preservare la mia famiglia, mi sono state “spiattellate” all’ora di pranzo… penso che la civilta’ moderna debba essere “civile”, e in questo modo avviene la divulgazione dell’incivilta’!

      (Giusy)

      • Spiacente di deluderla, ma tutta questa violenza E’ la realtà, e cercare di edulcorarla per i nostri palati raffinati non serve ad altro che a darci la solita sensazione gentile, ovattata di cio’ che succede, facendoci vivere in una realtà parallela. Se la civiltà moderna fosse civile, eviterebbe di scannarsi a vicenda. La sedicente civiltà che invece vive di violenza ma non ne vuole vedere le immagini a me ispira solo ipocrisia. Per quanto riguarda le notizie spiattellate all’ora di pranzo: per non vedere le immagini è sufficiente non accendere la televisione, visto che non è un obbligo morale.

        (Luca Torri)

  8. Gheddafi, come ogni dittatore, usurpatore, stragista è indifendibile e l’umanità non ha perso nulla. Nessun pietismo, né moralismo, tanto meno falsi pudori. Fermo restando che un dittatore viene deposto, e ce n’è uno pronto dietro le quinte, io sostengo, ma è solo uno dei tanti punti di vista possibili sul mondo, che c’è differenza tra sapere e infierire, tra mostrare e comprendere, tra storia e accanimento mediatico. E di fronte a strumentalizzazioni televisive credo sia giusto porsi interrogativi e riflettere, altrimenti si rischia una abituazione lenta a inesorabile alla truculenza e all’orrore. E si rischia di confondere fiction e realtà. Mentre qualcuno si frega le mani e sorride sotto i baffi, l’umanità letargica dorme sonni ignari?

    (agc)

  9. Concordo con Anna nel rifiutare i programmi che utilizzano la spettacolarizzazione del dolore. Oltre ad essere utili al miglioramento della raccolta pubblicitaria, mi fanno venire in mente una delle strategie citate da Noam Chomsky, finalizzate alla manipolazione dei cittadini attraverso i mass-media: la sesta, per la precisione, che utilizza l’emozione al posto della riflessione. Anche questo è un uso irresponsabile della comunicazione di massa.

    (Giorgio Bertani)

  10. Orrore, sconcerto, cattivo gusto e malinconia per i tempi passati. Non per quest’ultimo raccappricciante episodio, per tutto il resto. Il problema grave, a mio modesto parere, la gente vuole questo. Qui non c’entra il diritto di cronaca, l’informazione,l e nuove tecnologie, qui e’ oramai la mentalita’ diffusa dell’apparire, del vedere, del sensazionale. Finzione, realta’.
    La differenza? Il confine?
    Piccolo esempio, poi vi lascio. La mia generazione e’ cresciuta a western e film colosali ed epiche battaglie, non un po’ di sangue, non una ferita, non un arto staccato o organo interno. Perche’ una volta si avevano certi riguardi verso il buon vivere, mentre ora si gioca a chi fa la peggio. Informazione, internet, velocita’ nella comunicazione, tutto in tempo reale. Il fatto che sappiamo subito cosa succede dall’altra parte del pianeta e in caso, dopo due mesi, per l’odore, che il nostro vicino di casa e’ passato da solo a miglior vita nella porta accanto.
    Grazie.

    (Massimo)

  11. Genealogia della morale di Nietzsche getta una luce impietosa sulla genesi della morale. Qui c’è la pseudo morale falsa e ipocrita (primo responsabile ideologo di questa corruzione che ha dato il placet ai crimini francesi in questo intervento è Bernard Henry Levy) che copre come una glassa la speculazione e l’imperialismo geo-politico petrolifero.
    Il dittatore è morto.
    Le “vittime” oppresse hanno assassinato il despota, ora si potranno sostituire a lui.
    Così dopo Saddam in Iraq, Bin Laden in Afghanistan (allevati dagli Usa contro Khomeini e l’Urss), dopo Hamas in Palestina (allevato da Israele contro Al Fatah) ecco che l’operazione petrolifera francese ha eliminato il dittatore laico per lasciar posto alla feccia islamica integralista che ha già fatto capire che il menù a venire sarà a base di sharia e di eliminazione delle leggi contrarie ad essa, a partire da quella sul divorzio.
    Il divide et impera continua ad essere usato dagli stupidi che pensano di trarne giovamento a breve termine e che non imparano nulla dalla storia e dai disastri che questo giocare a dividere per il potere e lo sfruttamento comporta a medio e lungo termine.
    E la morte? Il sangue? E’ così banale l’operazione.
    Da una parte il popolo, la massa viene condizionata e programmata, non di solo pane viveva ma anche di circo e della morte di gladiatori in modo che i piani dei potenti non ne traggano disturbo. Dall’altra l’emotività dovrebbe anche essere intelligente e nessuno pensa ai disasrti, alle catastrofi, alla regressione radicale e brutale per le masse che il modello capitalista consumista e tumorale comporta planetariamente.
    La morte e il sangue vengono usati e sfruttati, il parassitismo del modello si ciba di tutto.
    Solo l’eros e l’amore rimangono più tabù della morte.
    Eppure sangue è morte ma è anche vita.
    Le emozioni esistono ed è bene osservarle.
    Anche quelle generate dalle immagini cruente della fine di Gheddafi da parte di quelli (quasi certamente peggiori) che ne hanno preso il posto.
    Forse è solo la continuazione della lotta e della selezione della vita.
    Homo Stupidus Stupidus non riesce ad avere visioni di livello più ampio, comprensivo, di unità ed ecologia, ancora.

    (Commento firmato)