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Un nome inquietante: Mortaletto

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Da quando la nuova strada evita la valletta che dà il nome alla località di Pradelago (C’è chi scrive:Pra’ del lago e anche Pra di lago) di questa conca non se ne parla quasi mai. Chi sente quel nome pensa subito alla casa dei Campani, accovacciata sul costolone da dove si gode la vista di Santo Stefano, di Castelnovo e del vasto panorama appenninico.

La Chiesa di Santo Stefano (foto G. Arlotti), dove è ospitata la statua di San Generoso: ha a che fare col nome di Mortaletto

Ma il nome la dice chiara sull’origine del sito, e anche la configurazione lascia capire che in quella valletta ci doveva essere un lago fino a non molti secoli addietro. I geologi ci dicono che una frana, un terremoto, comunque un cataclisma, avrebbe eliminato la sponda sul lato Nord, causando il prosciugamento del lago. Sull’altro lato, verso Sud-Ovest, due o tre abitazioni chiamate Mortaletto mantengono un segno di vita e di presenza umana.

Mi chiederete che scopo abbia una presentazione del genere, trattandosi di un nucleo sparuto e di un comune campo lavorato. La scorsa estate ho cercato di indagare l’origine del nome Mortaletto, sembrandomi strano che il luogo fosse legato semplicemente a qualche decesso, lascia pure che si trattasse di persona importante o l’episodio potesse avere qualcosa di anormale. Ho chiesto a che ha abitato sul posto almeno per un poco di tempo. Ne è scaturita una storia strana, se non contraddittoria, con tre distinte versioni.

La prima, tramandata oralmente dagli abitanti del piccolo nucleo, parla di esercitazioni militari anteriori o contemporanee alla grande guerra del ‘15/18. Su un fianco di Montepiano era stata predisposta una postazione per studiare le traiettorie e gli effetti di particolari granate lanciate con un obice e orientate proprio lì dove oggi sorgono quelle case, che all’epoca non esistevano. Quell’obice era un mortaio, e neppure dei più grossi. Per cui fu denominato mortaretto, diminutivo di mortaio.

Poco dopo, parlando con un amico, gli ho riferito quella versione, ma l’amico mi ha corretto spiegando che lungo il bordo del lago, di quel lago che ora sopravvive solo nella toponomastica, nei secoli lontani (ma nessuno sa precisare quando) ci fu una cruenta battaglia in cui i cadaveri formarono uno strato compatto, come un letto. A conferma dell’accaduto l’amico mi assicurava che in tempi recenti, mentre i contadini aravano il terreno un poco più in profondità del solito, persone che anche noi abbiamo conosciuto hanno rinvenuto punte di frecce e lance. Buio pesto per me, e curiosità ancora più acuta.

Più fantasiosa è la terza versione. Sappiamo che Rosano e Santo Stefano sono parrocchie a volte unificate e a volte divise, a partire dalla seconda metà del 1400. S. Stefano decise di dotarsi della statua di San Generoso. Ma quando giunse la statua commissionata dalla parrocchia di S. Stefano pare che gli abitanti di Rosano la volessero dirottare verso la propria chiesa. La tensione fu tale da arrivare allo scontro armato. Un tempo, prima che fosse costruita quella attuale, la vecchia strada dal Mortaletto saliva sul cucuzzolo per poi discendere verso Rosano lungo quello che veniva chiamato l’ingiarâ dal diâvle  [selciato del diavolo]. Si trattava di una falda di arenaria inclinata, tale da occupare tutta la corsia della mulattiera e capace di simulare una pavimentazione. Non essendo possibile all’uomo un’opera simile a chi la si poteva attribuire se non al demonio? Quella stratificazione ora non è più visibile essendo stata spezzata dal nuovo tracciato. Ma torniamo ai fatti. Per la cronaca quelli di Rosano ebbero la peggio e la statua di San Generoso fu collocata definitivamente a Santo Stefano. Ho molte perplessità.  Quella statua è giunta a Santo Stefano solo nella prima metà del 1800, in un periodo in cui, credo, non si litigava più per i santi. C’era già stata di mezzo la rivoluzione francese e tutte le idee che questa aveva diffuso fra la gente.

Ma non finisce qui. Un altro amico, ignaro delle prime due versioni, mi ha parlato invece di una battaglia sanguinosa tra spagnoli e francesi che si sarebbe svolta ai Campitelli (ai Candê). Non si sa chi ha vinto quella volta, però si dice che i morti furono tanti.

Fra tanta incertezza una buona notizia: nell’ottocento Rocco Nobili ha individuato un insediamento a Pradelago. Rocco segnalò la cosa al Chierici che venne sul posto e fece degli scavi rintracciando alcuni reperti. Ora quei reperti fanno parte della raccolta Chierici, ma non è possibile individuarli perché non sono stati catalogati. Le descrizione fatte all’epoca permettono di datare  l’insediamento all’età  del rame (5.400/4.300 anni fa) [Cfr.: AA.VV. La valle del Tassobbio – proloco Cortogno, appena stampato, a pag. 52]. Ma questa notizia non sembra avere agganci con le tre battaglie di cui abbiamo parlato sopra. Confesso che mi trovo alquanto frastornato. A me piacciono i punti fermi, le certezze storiche. C’è, tra i lettori, chi può illuminarmi e citare date sicure, fatti concreti? Gliene sarei grato.

(Savino Rabotti)

 

2 COMMENTS

  1. Caro Savino
    Cerco di aiutarti con quelli che sono ricordi di antica memoria e che mi sono riaffiorati proprio leggendo il tuo articolo. Per parlare del Mortaletto e per eliminare la prima delle tre teorie da te esposte debbo partire dal cimitero di S. Stefano dove giaciono le spoglie di mia nonna Beretti O..Ti chiederai come possa centrare mia nonna con la località Mortaletto di S. Stefano, ecco: mia nonna era nata al Mortaletto nell’anno 1884, si è sposata con mio nonno Ferrarotti Enrico figlio di Ferrarotti Domenico di origine piemontese (si dice Biella o provincia). Pare chee mio bisnonno Ferrarotti Domenico fosse un militare dell’esercito piemontese impegnato, oltre che in altre gloriose battaglie risorgimentali, nella battaglia di Curtatone e Montanara. E’ stato dopo o durante quel sanguinosissimo scontro con gli Austriaci ( migliaia di morti in pochissimi giorni) che deve aver abbandonato l’idea di proseguire con la pericolosa attività militare per riparare al più ameno e tranquillo Appennino Reggiano. Non possono esserci stati spari di aggiustamento tiro, da Montepiano verso il Mortaletto per il semplice motivo che nel 1915/1918 le case c’erano già diversamente da quanto sostenuto nella prima delle tre ipotesi. Può essere che le stesse fossero momentaneamente disabitate, ma non si è mai parlato di bombardamento amico sul Mortaletto o, meglio non si è mai parlato di distruzioni di case anche se la mira dei nostri artiglieri fosse stata appunto da migliorare. Molto probabilmente il fatto non è mai avvenuto realmente e non si è mai svuto modo di recuperare bossoli, schegge e non si possono apprezzare buche da scoppio di bomba. Per la cronaca la mia cara nonna è deceduta nel 1965 e tumulata nel cimitero di S. Stefano vicino al luogo (il Mortaletto di S. Stefano) in cui era nata 81 anni prima ben 31 anni prima dello scoppio della prima guerra mondiale.
    Sono a tua disposizione con un caro saluto.

    (Valerio )

  2. Grazie, Valerio. Questo è ciò che ci interessa: raccogliere tutte le informazioni possibili per raggiungere, o almeno avvicinarci, alla verità. Come detto sopra queste informazioni io le ho ricevute da persone del luogo. In particolare la storia dell’obice che spara verso il Mortaletto me l’ha raccontata una persona che è vissuta un po’ di tempo al Mortaletto e lì ha ancora degli “interessi”. Non essendo nata sul posto le notizie gliele ha raccontate il suocero, che invece era originario proprio di lì (e, penso, cugino di tua nonna). In genere però in queste storie vi è una base di verità poi una discreta dose di fantasia distribuita sul racconto nei vari passaggi da persona a persona. Io cerco quella briciola di verità. Il resto, semmai, interesserà la letteratura.
    Ti ringrazio comunque dell’intervento, sempre gradito, e se hai qualcosa da raccontare o da suggerire Redacon è un buon pulpito e i lettori, oltre che competenti, sembrano molto interessati alle storie locali.

    (Savino)