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“Quelle letture non erano per bambini” La replica: “E infatti c’era il brulè”

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La biblioteca di Castelnovo

Un piccolo caso attorno ai Bibliodays. Accade a Castelnovo Monti dove lo scorso mercoledì sera è stato proposto “Un sorriso tra le righe”, un cosiddetto “digestivo a base di castagne e vin brulè… per alleggerire il peso della cultura”. Una serata in cui, coordinati da Pina Irace, dell’associazione “Le invenzioni inutili”, alcuni frequentatori della biblioteca “hanno proposto letture spiritose, umoristiche, ironiche, comiche”.

Ma a qualcuno non deve essere parso così. Ci scrive Mauro, un genitore: “‘Digestivo a base di castagne e vin brulè… per alleggerire il peso della cultura’ mi sembrava un buon pretesto per uscire di casa insieme ai miei figli, passare un oretta tra i libri cercando ‘un sorriso tra le righe’”

Purtroppo “L’ora è passata ascoltando parolacce e volgarità, non capendo cosa abbia a che fare tutto ciò con la cultura col risultato di non avere digerito nè castagne nè brulè (almeno loro ottimi)”.

Quindi una domanda: “Lecito dare spazio anche a scritti non adatti ai ragazzi e non apprezzati da certi padri, quantomeno opportuno segnalarlo sulle locandine”.

Pronta la replica di Pina Irace dell’associazione che ha organizzato la serata. “Sono veramente dispiaciuta che lei si sia sentito offeso dalle nostre letture, che peraltro ho scelto io, e ritengo quindi doveroso risponderle”.

Alla domanda “cosa abbia a che fare tutto ciò con la cultura” Pina risponde: “se intendiamo col termine cultura la condivisione delle nostre conoscenze, mi sembra che la lettura condivisa di testi di Autori ben rientra in questo concetto; quanto alle parolacce, non è cosa rara ritrovare qualche termine più forte in testi ironici e dissacranti e io ritengo che non fossero così terribili ma rispetto e comprendo la sensibilità di ognuno di noi”.

“Per non lasciare comunque spazio a interpretazioni – prosegue la Irace - a chi non era presente alla serata, preferisco dare la bibliografia selezionata dove è possibile ritrovare le ‘parolacce e volgarità’. “Ballate” e “Le Beatrici” di Stefano Benni, giornalista, scrittore e poeta italiano; “Esercizi di stile” di Raymond Queneau, scrittore, poeta, matematico e drammaturgo francese. “Delitti esemplari” di Max Aub, scrittore spagnolo; “Fai sta c…zo di nanna” di Adam Mansbach, scrittore americano, ironico “children’s book per adulti” tant’è vero che nella prefazione ho letto: ‘questo è un libro della buonanotte per genitori che vivono nel mondo quello vero, quello dove qualche gattino che fa le fusa e delle rime zuccherose non sempre bastano perché i nostri ‘adorabili’ cuccioli partano beati e a vele spiegate verso la Terra dei Sogni. Probabilmente è meglio non leggere questo libro ai vostri bambini’. Quindi “V.” di Thomas Ruggles Pynchon Jr., scrittore statunitense; “Tragedie in due battute” di Achille Campanile, scrittore, drammaturgo, sceneggiatore e giornalista italiano; “Storie di Cronopios e di Famas” di Julio Florencio Cortázar, scrittore argentino”.

“Questi erano i testi – spiega l’Irace - ma i gusti letterari restano comunque personali ed è plausibile che possano non essere stati graditi da alcuni degli astanti”.

Singolare una condivisione della Irace con il genitore Mauro: “Ritengo anch’io che potessero non essere adatti ai bambini per i quali, nel bellissimo programma della Biblioteca, sono ben evidenziati i laboratori e le letture con l’indicazione precisa del target di età. Sulla locandina l’evento in questione era segnalato come un ‘digestivo a base di castagne e vin brulé’, indicazione che ritengo esaustiva nell’economia di spazio di una locandina dove era comunque indicato un numero di telefono per eventuali informazioni. Ho anche io due bambini in età scolastica e alle 21 ho preferito che fossero a letto invece che digerire con il vin brulé”.

Ma temiamo che sulla serata, allietata per a parte conviviale, il Gruppo alpini e il Centro sociale “Insieme” di Castelnovo ne’ Monti, non sia ancora calato il sipario.

(GA)

15 COMMENTS

  1. Mauro si è trovato nella serata sbagliata. Non per lui! Ma non può assolutamente dire che è stata una serata di parolacce e volgarità. Sono stati letti testi bellissimi, spiritosi e ironici, inevitabile qualche parola forte. A lui sono rimaste impresse solo una decina di parole, ma io credo che sostanzialmente non gli sia piaciuto il libro “Fai sta c… di nanna” di Adam Mansbach che ironizza sui bambini che non vogliono mai dormire. C’è molta differenza tra ciò che fa capire con il suo intervento e quella che è stata la serata.

    (Dilva Attolini)

  2. Dare risalto all’ironia che sta nelle cose di tutti giorni. Questo lo spirito della serata che si poteva facilmente cogliere nei testi sezionati, tutti di autori ben conosciuti ed apprezzati: Max Aub, Stefano Benni, Achille Campanile e altri. Autori impegnati a trasmettere concetti assolutamente seri, seppur nello loro comicità ed irriverenza.
    Il programma è stato frutto di una scelta forse diversa rispetto ad altre iniziative a cui siamo abituati, ma sono convinta dell’importanza dell’ironia, alla quale nel mondo di oggi diamo ormai poco spazio ed anche poca dignità.
    Un aspetto molto bello credo sia stato quello della convivialità: leggere a turno a voce alta, mettere a disposizione degli altri i brani che ci piacciono, intendere la cultura come un mezzo per stare insieme e condividere idee e sentimenti. Questo un altro obiettivo, che credo sia stato raggiunto, complici le castagne arrosto ed il vin brulè. Un bicchiere a testa, senza esagerare.
    E concludo, a proposito di condivisione, che sarebbe stato interessante potersi confrontare, dal momento che la situazione lo permetteva e dal momento che era presente anche un’altra famiglia con bambini. Mi dispiace, caro Mauro, che se ne sia andato via senza dire nulla.

    (Francesca Correggi, assessore alla cultura del Comune di Castelnovo Monti)

  3. Sono Francesca Davoli, una lettrice che ha partecipato alla serata di mercoledì, serata rivolta chiaramente agli adulti.
    A tutto quello che ha scritto Pina, aggiungo solo che, mercoledì sera all’ingresso del signor Mauro coi suoi bambini, mi trovavo casualmente vicino alla porta d’ingresso della biblioteca (quella anti- panico per capirci).
    Visti i bambini mi sono sentita in dovere di avvertire il signor Mauro che, durante la serata, avremmo letto e recitato testi NON ADATTI AI BAMBINI.
    Credo di avere utilizzato parole CHIARE e NON FRAINTENDIBILI.
    Saluti

    (Francesca Davoli)

  4. Fulminant però se uno scrive “letture per adulti” è chiaro che si pensa a De Sade o al Kamasutra….credo sia più corretto, come è stato fatto, sottolineare ed evidenziare quando le iniziative sono “per bambini”, in mancanza di tale dicitura uno sa che i contenuti possono essere non adatti a loro…
    (Commento firmato)

    • Vuol dire che da domani i bambini non potranno più entrare al forno, a scuola, in gelateria, perchè manca la scritta “per bambini” e quindi in queste strutture ci potrebbero essere contenuti non adatti a loro? Suvvia…

      (Fulminant La Penna)

  5. Essendo una delle lettrici della serata, mi sento in dovere di dire la mia. Prima di tutto, leggendo il titolo di Redacon, spinta dalla curiosità, ho subito letto l’articolo, non pensando nemmeno che si potesse trattare della serata organizzata da Pina. E invece sì! Sto guardando qui davanti a me la locandina della serata, francamente signor Mauro, io non leggo da nessuna parte “serata per bambini”. Ovvio, non leggo nemmeno “serata per adulti a cui piace dire parolacce e fare allusioni”, e sa perchè? Perchè era una serata per tutti. E se io dovessi portare un bambino a una serata per tutti, in cui scappa qualche parolaccia, cercherei di sdrammatizzare e di spiegargli, come penso facciano tutti i genitori, che si, i “grandi” dicono a volte le parolacce,e che “però sbagliano, tu non dirle mai, capito?”, cercando di non creare troppo rumore per nulla, come direbbe qualcuno di Stratford Upon Avon che purtroppo l’altra sera non c’era ( a proposito, esistono un sacco di saggi sull’uso delle parolacce in Shakespeare, ne consiglio la lettura). Per quanto riguarda la volgarità, io sono più spaventata da altre cose. Non mi inquieto se ad una serata di letture qualcuno legge quella parola con la c che prima o poi scappa a tutti. Io mi inquieto se accendo la televisione alle sette di sera e mi devo subire le curve “mozzafiato” della valletta di turno di fianco all’uomo anziano o quasi che la tratta da scema, mi inquieto se le mie figlie dovessero essere colpite dai modelli femminili che la tv ci propina, mi inquieto, se penso che al giorno d’oggi nel nostro Paese sia normale che ogni evento culturale sia destinato a diventare sempre più sporadico perchè è normale così, a cosa serve leggere quando vendendo il tuo corpo puoi avere ciò che vuoi? Noi dobbiamo difendere i bambini e noi stessi da questa volgarità, da questo marcio che ci è sottilmente venduto come acqua di rose.

    (Francesca Carbognani)

  6. “Per non lasciare comunque spazio a interpretazioni” vi riporto “l’ironia che sta nelle cose di tutti giorni” nei passaggi del brano di apertura dalle Beatrici di Stefano Benni: sono Beatrice che tutto predice…in quanto agli anni che vivete voi adesso… state lontane a codesto puttaniere…ma non parliamo di politica…. L’Alighieri fa il poeta ma s’incazza e mette tutti all’inferno …. Sti poeti se ne scelgono una da angelicare e poi vanno a troie… sai che versi…. come i politici vostri : evviva la famiglia, i valori cristiani e poi tutti a trombare in giro… devo camminare a occhi bassi: mi son guardata tutte le merde di cane da casa mia a Santa Maria Novella… e lui mi dirà che cazzo vuol dire feeling… Il brano lo trovate tranquillamante su you tube. A voi il giudizio. Ribadisco: la locandina parlava di sorrisi tra le righe … per alleggerire il peso della cultura. Assessore me ne sono andato senza dire nulla perchè pensavo di avere letto male la locandina, purtroppo io sbaglio spesso… e poi ero venuto ad ascoltare e non era, e non è mia intenzione insegnare ad altri cosa devono leggere. Colgo l’occasione: organizzi una serata con castagne e vin brulè per parlare di cultura e opportunità a Castelnovo e sarò ben lieto insieme, mi auguro, a molti altri di avere un cordiale confronto.

    (Mauro)

  7. Io dico no alla parolaccia in biblioteca. Se non ricordo male, qualche anno fa l’assessore Paolo Ruffini si scusò con eleganza (avrebbe potuto, certo, anche non farlo!) per le parolacce profuse gratuitamente in piazza da un artista di strada il primo maggio, che non venne mai più richiamato. Questo pur in mancanza di cartelli che indicassero, lungo le vie, “spettacolo per bambini o meno” .
    Ora le parolacce sono salite di livello per alleggerire la cultura? Ma davvero è così difficile farlo senza essere volgari? Questo, sia chiaro, non vale solo per gli autori indicati dalla Correggi, ma anche da ben più noti artisti, come la Letizzetto o altri. La condivisione, le vallette scosciate e il resto sono altri temi di cui si può liberamente discutere ma che esulano dalla notizia di oggi.
    Credo che quanto letto sopra – estratto del libro – sia sufficiente per poter, legittimamente, esprimere il proprio (civile) dissenso. Grazie a Mauro che, pubblicamente, ha espresso la sua opinione di genitore.

    (Commento firmato)

  8. Ebbene sì…
    Sono una lettrice volontaria della Biblioteca di Castelnovo nè Monti e ORGOGLIOSA di esserlo. Non condivido il termine volgarità inserito in un contesto REALMENTE culturale come quello dell’altra sera. Non penso che le mie figlie, presenti alla serata, possano essere rimaste turbate da quanto letto e da quanto commentato. E non credo neanche che vivano in una famiglia volgare e maleducata. E’ stato sufficiente spiegare loro (prima o dopo) quale poteva essere la chiave di lettura di quella serata…diversa forse, ma fatta di grandi autori (non mi si tocchi Queneau!!!), di metrica, di assonanze, di “esercizi di stile”, di rivisitazione di testi già conosciuti (vedi il Rap di Cappuccetto Rosso). E perchè no? Contestualizzare la parolaccia a QUEL MOMENTO e ribadire loro che un linguaggio corretto, nella vita di tutti i giorni, a scuola, con gli amici, al campo giochi DEVE farne a meno. L’odore dei libri, la magia delle pagine che si rincorrono, il sorridere per una frase un pò forte, a mio avviso non potrà MAI essere volgare…quella la trovo piuttosto nella superficialità del non sapere, del non conoscere. Un grazie ancora a Pina per la sua preparazione, a Chiara, a Stefania, a Francesca, a tutti quelli che mi sto dimenticando…Ragazze/i contate sempre sulla mia presenza!!!!

    (Eva Mandreoli)

  9. A noi castelnovesi piace fare polemiche per tutto. Anche in questo caso. Io spero che a chi si dà il tempo di organizzare eventi grandi e piccoli non passi mai la voglia di farlo, anche di fronte a queste polemiche da due soldi. Lo spero, perchè oltre che con la volgarità (vera o presunta), i nostri figli dovranno confrontarsi anche con un paese sempre più morto che non offre nemmeno un piccolo evento in biblioteca per paura di causare chissà quale polverone. Beh, poco male.. alla sera certi flgli leggeranno le poesie scabrose di Stefano Benni (leggendole tutte per intero, non solo i passi con le parolacce come fanno alcuni), altri guarderanno i Teletubbies. L’importantè è scegliere in libertà.

    (Francesca Carbognani)

  10. Avea del cul fatto trombetta (Paradiso, XXI). Mi piace iniziare questo commento con Dante. Vi prego di non far leggere ai bambini questo post perché sto per citare alcune delle parole scritte dal Sommo. Anzi vi invito anche a bruciare il libro della Divina Commedia che avete in casa (certo che lo avete, ve lo hanno dato a scuola) perché lì c’è scritto “put..BEEP” (Purgatorio, XXXII) e anche “mer..BEEP” (Purgatorio, XXVIII). Nell’Inferno (ma dove altro poteva stare) c’è anche “fi..BEEP” (Inferno, XXV).
    C’è una bella differenza tra l’arte e la volgarità, tra la burla e l’ineleganza e spero che i bambini possano impararla. Così da poter distinguere (Cavalcanti docet, giusto per rimanere in toscana) che la volgarità si esprime soprattutto nei comportamenti, e che è più grave un modello sociale tardo-cripto-bigotto basato sulle “pop..BEEP” (Purgatorio, XXIII) e sul “putt…BEEP..ggiar coi regi” (Inferno, XIX) che far ascoltare ai bambini le parole di Stefano Benni (caro/a sig./sig.ra “commento firmato”, non ci si può esulare dalla situazione generale: qual è infatti il metro di valutazione se non quello sociale?). Spero invece che qualche insegnante illuminato possa portare Queneau in aula, anche rivisto con la chiave moderna: in questo modo i genitori potranno parlarne con i loro figli e, insieme, riderci sopra e imparare. Ma, nel paese del partito del gnocco (se comprate una vocale tutto torna), funziona così.

    (Enzo)

  11. I ragazzi delle superiori non possono leggere Dante e Boccaccio nella versione completa, ma sentono il Premier parla del “partito della gnoc…” (forse “gnoc… non è una parolaccia, ma a quei ragazzi è chiarissimo a cosa alluda il Signore in questione). Gli stessi ragazzi e bambini che possono liberamente vedere in televisione certi programmi? I tg, i programmi del pomeriggio, striscia la notizia (solo per citarne alcuni) dove la volgarità è lecita e accettata facilmente, davanti agli occhi di tutti. Dove non c’è ironia dissacrante, non c’è cultura né condivisione, non c’è contestualizzarione né educazione. Mah.

    La serata è stata divertente, piacevole, illuminante, interessante. Propongo a tutti, la prossima volta, di partecipare.

    (Francesca Davoli)

  12. Era proprio qui che vi volevo apologisti della cosiddetta cultura di sinistra. Quindi se la parolaccia è detta dal premier (che io scrivo con la minuscola) o da “Striscia la notizia” è esecrabile e se è detta in biblioteca è cultura? Un po’ di serietà… Siamo alle solite: la destra e la tv dicono le parolacce e (giustamente) sono biasimate. La sinistra porta le parolacce in biblioteca ed è cultura! Non aggiungo altro.

    (Commento firmato)