Home Cronaca Soppressione dei piccoli comuni? Cittaslow dice di no

Soppressione dei piccoli comuni? Cittaslow dice di no

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Le settanta Cittaslow italiane – ultima certificata Grumés, Trento, 441 abitanti, 12 frazioni, 40,9 ab. per kmq – esprimono preoccupazione per la paventata soppressione indifferenziata di tutti i comuni sotto i mille abitanti. “Non siamo certo contrari a riforme che possano snellire la macchina pubblica e migliorare l'efficienza ed economia complessiva dell'azione di governo locale – afferma il presidente di Cittaslow International, Gian Luca Marconi, sindaco di Castelnovo ne’ Monti – ma non possiamo sottacere gli esiti nefasti che una tale misura se applicata in modo indifferenziato potrebbe avere sulle microeconomie locali e sulla tenuta demografica, sociale ed economica dei territori più distali. Essere slow significa, in Italia come in altri 24 paesi del mondo, mettere al centro la ‘comunità’ locale, la propria identità, un modello di sviluppo il più possibile autocentrato, la sostenibilità sociale ed ambientale, la responsabilità sociale condivisa e, dove necessario, l'inclusione sociale di nuovi cittadini. Solo così potremo aspirare ad un futuro di qualità anche per le nuove generazioni”.

I piccoli comuni, specialmente quelli in aree periferiche, montane o collinari, sono un presidio di comunità, e come tali ineriscono senza dubbio la cultura slow. "Certo, in presenza di tagli necessari al sistema amministrativo e politico, qualcosa dobbiamo fare e proporre per ridurre sprechi e disfunzioni - ribadisce Tommaso Sgueglia, coordinatore di Cittaslow Italia e vicesindaco di Caiazzo (CE) - per noi Cittaslow-Rete internazionale delle città del buon vivere, tutte sotto i 50mila abitanti, la linea da perseguire è quella già ora portata avanti dalle unioni di comuni, dai servizi consortili di area vasta, dalla condivisione di funzionari, amministrativi, dirigenti e servizi. Già oggi gli amministratori dei comuni piccoli e piccolissimi svolgono il loro compito in qualità di volontari o quasi, consentendo però alle piccole comunità sparse di sopravvivere e in alcuni casi di prosperare".

Il concetto è ulteriormente espresso dalle considerazioni di Giuseppe Roma, membro del Comitato scientifico di Cittaslow e direttore del Censis: "Penso che i piccoli comuni siano un presidio del territorio e non vadano aboliti. Sarà possibile comunque evitare le disfunzioni di carattere economico che derivano dalla loro piccola dimensione che non consente una gestione ottimale dei servizi. La nostra proposta di Cittaslow nei comuni con meno di 1000 abitanti è che gli amministratori prestino la loro opera gratuitamente, vi siano libere aggregazioni per la gestione dei servizi principali come ad esempio la raccolta e smaltimento rifiuti, la manutenzione delle strade comunali, gli asili nido, le scuole per l'infanzia, i trasporti, gli acquedotti: tutti questi servizi possono essere gestiti da un unico o più consorzi intercomunali, emanazione dei comuni accoppiati cui vengono conferite le necessarie dotazioni finanziarie. Gli uffici tecnici comunali e le ragionerie vengono accorpati e un unico segretario comunale opera in tutti i comuni (è quanto già accade ora con tecnici e segretari "a scavalco"). Ai piccoli comuni restano le competenze su ambiente, urbanistica,agricoltura e prodotti tipici,assistenza sociale, e la comunità vive".

Per Cittaslow non vi è dubbio: una comunità vivente, anche piccola - pensiamo solo alle piccole isole o ai paesini di montagna - è un baluardo contro le nuove povertà, il dissesto idrogeologico, la desertificazione sociale e sostanziale. "Il valore 'locale' del territorio - conclude il direttore di Cittaslow, Pier Giorgio Oliveti - è la forza dell'Italia nemmeno tanto nascosta che ha marcato nei decenni la differenza in positivo con altri paesi, Francia e Germania in testa. Partire da lì per colpire gli sprechi, sembrerebbe un controsenso e un esercizio masochistico anche in termini socio-economici. Cittaslow è una delle espressioni dell'eccellenza anche amministrativa e gestionale del 'made in Italy', basata sul buon governo locale senza provincialismi. Il nostro è un modello copiato in tutto il mondo, dove il piccolo comune è al centro del sistema: 33 milioni di italiani(60%) vivono in cittadine o paesi al di sotto dei 50 mila abitanti. Ridurre il ruolo dei piccoli comuni è come tagliare il ramo su cui siamo seduti".