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I calciatori non pagano le tasse. Ma a Cerreto Alpi hanno spento le luci

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Chissà mai se, un giorno, si giungerà al decalogo della buona festa in Appennino. Una festa che sia socialmente utile per il territorio (in fatto di valorizzazione, di incentivo al vivere ‘in’ ‘e’ l’Appennino, del creare un calendario lungo un anno intero), ecosostenibile (in fatto di rifiuti o disagi per chi vi abita) e culturalmente mirata.

Sul fronte feste per i giovani, a dire del vero, si ha l’impressione che le numerose iniziative inneggianti alla birra – che ormai possiamo considerare una bevanda italiana, ma non ancora un prodotto tipico locale – ancora debbano cogliere appieno i tre punti citati. Non parliamo dei capoluoghi con le popolose notti bianche e rosa, ma sul fronte degli appuntamenti tradizionali di paese in genere, invece, ci piace rilevare come le numerose feste del gnocco degli anni Settanta e Ottanta siano cresciute e, oggi, sono evolute in un ampio paniere d’offerta che al meglio esprime quanto è nel nostro Dna: in fatto di luoghi (come le feste che si svolgono proprio dentro il borgo, come Cereggio, Gottano, Bergogno, Querciola,…), prodotti (savurett, casagai, pecorino, tortelli, formadio, salame, pizza…), accoglienza (come le feste a sostegno del volontariato), tradizioni (trebbiatura, transumanza, delle aie…).
Prima di esaminarne una, rileviamo gli unici due punti tutt’ora dolenti in maniera ubiquitaria. Il primo è il vezzo della concentrazione delle feste nei mesi estivi e il secondo è la generazione di rifiuti.

In merito alla concentrazione delle tantissime feste in due mesi estivi, appare evidente che risulta difficile cogliere tutto in contemporanea e, di fatto, un po’ si perde nella possibilità di scoprire il territorio: o si va di qui o si va di là. E dove, oggettivamente, ancora oggi fatichiamo a coordinarci nel (ormai ex) comprensorio della Comunità Montana. Ci provò Darvoce a creare un calendario ‘interattivo’ alla portata di tutti, ma non ci si è riusciti. Anche se, diciamocelo, la concentrazione nei mesi estivi offre l’opportunità di “arricchire” a fin di bene le associazioni e le pro loco, proprio grazie al periodo di massimo afflusso turistico, e che, così, anche nel resto della stagione sarà possibile programmare altre attività.
In fatto di rifiuti, la Provincia di Reggio Emilia ha provato a certificare le feste ‘sostenibili’, ma a quanto ci è dato a vedere piatti di plastica usa e getta e miriade di sacchi neri della spazzatura pieni nel dopo festa la fanno da padroni. Si può fare di più.

Esaminiamo, ora, un esempio quasi da decalogo, di buona festa d’Appennino: il caso della Notte oscura di Cerreto Alpi che, avendoci incuriosito, abbiamo voluto visitare di persona, venerdì 19 agosto 2011. Qui, come avevamo preannunciato, per una notte intera si è spenta l’illuminazione pubblica del paese e, parimenti, tutte le luci di cortile dei privati (vabbè ne sono rimaste solo tre accese). Si poteva cenare lungo le vie e le aie del paese. Si poteva ammirare uno spettacolo d’altri tempi e, soprattutto, si poteva cogliere quello che a quarant’enni e cinquant’enni di oggi non è mai capitato: vedere come doveva apparire la notte in un borgo d’Appennino prima dell’avvento dell’illuminazione pubblica. Una sensazione e un effetto di mistero che a Cerretto è valsa un record di presenze, oltre a qualche problemino nell’organizzazione dei parcheggi. Un successo, comunque, tanto grosso che, alla fine, c’era la fila per dare le monetine all’uomo dei fuochi, salito quassù dall’Etna per incantare con uno spettacolo da restare a bocca aperta; un successo certificato da chi ha deciso di attardarsi sino a notte fonda a tavola a parlare con amici, nonostante l’aria pungente che iniziava a salire da valle.
Questa combinazione di fattori riteniamo che vada proprio nella direzione di avere realizzato una festa socialmente utile per il territorio (centinaia di persone hanno ammirato Cerreto Alpi, magari qualcuno se ne sarà innamorato, ma ha unito un paese), quasi ecosostenibile (luci spente, cielo ben visibile e il disagio per gli abitanti del posto, tutti coinvolti, ridotto a una sola notte ad accesso off limits al paese, proprio come un tempo senza auto) e culturalmente mirata (il gusto di ammirare il cielo, la visita in chiesa a luce di candela, la scoperta degli angoli più caratterisitici, uno spettacolo insolito…).

Custodito dalla Notte oscura, diciamocelo, c’è chi ne ha approfittato per un bacio furtivo. Ma a tutti era chiaro che Facebook, la crisi della borsa e i problemi dei calciatori che non vogliono pagare le tasse non abitano qui. E per il nostro Appennino la festa vale una notte. Al buio.

(Gabriele Arlotti)

7 COMMENTS

  1. Una grande suggestione
    Ho partecipato anch’io alla NOTTESCURA di Cerreto Alpi, invitato dalle belle cose che si dicevano delle passate edizioni. E lo spettacolo ha superato ogni aspettativa.
    Ho scoperto un paese bellissimo, una perla che ancora mi mancava del nostro splendido e, purtroppo, ancora poco valorizzato Appennino. E ho scoperto come si può fare “festa” in modo diverso, senza il baccano delle notte bianche, delle sagre/mercati, delle feste della birra, tortellate, polentate e che dir si voglia. E senza la necessità di scomodare troppo Matilde, rievocazioni in costume e antichi mestieri. Soffermandosi semplicemente ad ammirare quello che di bello ci offre la quotidianità, la natura, la gente e la “storia” impressa nelle pietre, nei vicoli e nelle aie di Cerreto Alpi.

    (Paolo Belli)


  2. Grazie del bel resoconto di Gabriele sulla “Notte oscura” di Cerreto Alpi, che da ottimo giornalista ha reso possibile anche a chi, come me, non ha potuto essere presente, di percepirne il bel messaggio.
    Credo peraltro interessante riflettere su una sottile distinzione lessicale di Gabriele, che tale non è, circa il fatto se queste feste paesane o meno siano di incentivo a vivere “IN” Appennino o “L”‘Appennino. Sicuramente uno dei due obiettivi è centrato e cioè che l’Appennino in questi due mesi è ampiamente vissuto; l’altro obiettivo, cioè vivere IN Appennino, particolarmente l’alto Appennino, mi pare proprio di no. Evidentemente non sono le feste, non è il folklore, non sono le mostre, che ovviamente sono tutte apprezzabili, a portare la gente a stabilirsi o a rimanere in Appennino.

    (Claudio Bucci)

  3. Complimenti!
    Alla Corte Erante di Nasseta!! Giovanni Lindo poetico, Marcello e i “butteri” addestratori incredibili. Bellissimo il paese inluminato dalla candele… che altro dire, ci si rivede il prossimo anno!

    (Alessandro)

    P.S. – I piccoli problemi (soste, ect) sono un dettaglio, considerando che vi erano 100 volte il numero abituale di persone e auto nel paese.

  4. Grazie a tutti!!!!
    Grazie a tutti volontari, circa una settantina, che hanno permesso lo svolgimento della manifestazione… Non elenco i nomi per non scordarne!!
    Un grazie speciale a Giovanni Lindo Ferretti e Marcello Ugoletti per la loro esibizione della “corte transumante di Nasseta”. Hanno offerto un bellissimo spettacolo, dedicato a Massimo Comparoni, amico da poco scomparso, che da lassù avrà sicuramente gioito con noi, vedendo i cavalli nella sua “sgiura”!!
    Grazie alla Chiara per lo spettacolo del drago bianco o uomo dei fuochi…
    Grazie all’Ale, architetto creatore delle belle locandine… e tuttofare, truccabimbi… ecc.
    Grazie a tutte le donne del paese che hanno fritto ininterrottamente per 8 ore…
    Grazie agli uomini che si sono prodigati in mille cose… dai tavoli alla spazzatura, dalle fiaccole alla polenta o dalla griglia al bar…
    Grazie ai ragazzi e alle ragazze… improvvisati camerieri…
    Grazie al cielo che era magicamente stellato e unico…
    Grazie a Cerreto Alpi che anch’esso è unico!!!!

    (Enrico Ferretti Chicco)

  5. Altro grazie!!
    Dimenticavo.. forse il più importante GRAZIE!!! A tutti coloro che hanno partecipato, davvero tanti… Forse troppi, ma non direi!!!! Incominciando dalle piccole dimenticanze o errori… dai suggerimenti, Caterina… sarà motivo di crescita e per il prossimo anno cercheremo di far ancor meglio…
    GRAZIE!!!!!…

    (Enrico Ferretti)