Inizia la GMG, quella vera.
Con l’arrivo del nostro pulmino, miracolosamente riportato in vita, i reggiani a Madrid sono al completo.
Si aggiungeranno soltanto alcuni che vengono per il weekend.
E subito dopo il nostro arrivo ha inizio la GMG, arrivata ai giorni decisivi, con la solenne celebrazione di apertura alla Plaza de Cibeles, presieduta dal cardinale di Madrid e concelebrata da centinaia di vescovi e migliaia di sacerdoti.
Noi siamo un po’ in ritardo, tanto per cambiare, con il vantaggio che la metro è abbastanza libera.
Quando spuntiamo in superficie a qualche centinaio di metri dalla Plaza, ci attende uno spettacolo incredibile: una immensa muraglia umana ci preclude ogni visuale, tanto che ci mettiamo un po’ a renderci conto in quale direzione sia il palco con l’altare.
Per fortuna ci sono i maxi schermi con i quali è possibile seguire un po’ la celebrazione.
Attorno è tutto pieno di gente pigiata come delle sardine.
Accanto abbiamo dei canadesi, subito dopo dei tedeschi, che si riconoscono da un pittoresco cappellino di paglia con la loro bandiera, dall’altra parte mi pare un immenso gruppo di sudamericani, con i tratti andini, che parlano spagnolo.
Gruppi e drappelli tricolore ovunque, in mezzo ad un incredibile e ammassato intreccio di diversità.
Eccoci, questa è la GMG.
Non si riesce a muoversi in mezzo a tanta folla e ci fermiamo appena troviamo uno spazietto che ci permetta di starci.
La celebrazione scorre nella sua solennità, ma anche nella sua forza, il cardinale predica in spagnolo, ma con un incedere così semplice e ricco da farsi comprendere bene.
È dedicata al neo beato Giovanni Paolo II, patrono delle Giornate Mondiali della Gioventù, nel lontano 1985.
Di lui, il cardinale ricorda soprattutto la grande, immediata, vivace relazione con i giovani; la capacità di entrare in empatia con i loro sogni e le loro storie, le vittorie e le sconfitte.
Il Beato Giovanni Paolo ha saputo interpretare il linguaggio dei giovani e i loro segni ed entrare in sintonia con loro.
La GMG è proprio il segno tangibile di questa relazione, un evento che parla il linguaggio dei giovani, e ha la forza di dire a loro qualcosa di Dio.
Benedetto XVI ha proseguito l’impegno del suo predecessore nella lotta al relativismo, che divora i sogni e gli ideali dei giovani e li rinchiude in un bieco conformismo dove la vita perde la sua vivacità e creatività.
Egli verrà a Madrid perché vuole stabilire un dialogo con i giovani.
“Rispondete di sì alla chiamata di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI; rispondete di sì alla chiamata di Cristo!”.
Finita la liturgia, inizia l’apocalisse della ricerca della cena e del ritorno agli alloggi.
Stazioni della metro e del treno affollate e chiuse per sicurezza, treni che scoppiano di giovani festanti, piccoli cori e cortei in tutta la città in ogni lingua e sotto ogni bandiera.
Riesco a recapitare agli alloggi gli ultimi dispersi soltanto dopo l’1,30.
17 agosto
Stamattina iniziano i tre giorni di preparazione che sono scanditi da tre catechesi fatte dai vescovi in lingua.
Ci hanno affidato un enorme padiglione in un quartiere fieristico all’interno del parco di Casa de Campo, oltre a noi ci sono parecchi mantovani, romani, sardi, bresciani e altri di diverse regioni italiane.
Il primo vescovo a tenere la catechesi è il “nostro” don Luciano Monari, vescovo di Brescia.
Non lesina le parole non risparmia le energie, don Luciano, inizia con la traccia , ma poi si abbandona in un vivace discorso a braccio.
Insiste sul fatto che la vita è un dono e se uno vede il dono che c’è dentro, allora vede l’esistenza nella sua ricchezza.
“Bisogna vedere con occhi nuovi, come gli innamorati, che vedono nella realtà molto di più di quello che appare. Quando Madre Teresa vedeva la gloria di Dio nei volti dei moribondi sui marciapiedi di Calcutta era folle? Si è sbagliata? O era l’unica che riusciva a vedere una verità più profonda dell’apparenza?”
“La fede non è credere che Dio esiste, ma è a risposta dell’uomo all’amore originario di Dio.”
“Dio ha fatto alla storia molte dichiarazioni d’amore, ad esempio, la creazione, il mistero della vita e la presenza di Gesù, l’uomo nuovo che non conosce il male”.
La catechesi è lunga, profonda, anche faticosa, ma si vede nei volti dei ragazzi la lotta contro le tante ore di sonno perse, e la sensazione che hanno davanti un testimone autentico del Vangelo.
Dopo la celebrazione, tutti dispersi alla ricerca delle mille proposte che vengono offerte in questi giorni in città: arte, cultura, musica, spiritualità…
Quattro giovani diciottenni vengono scelti per rappresentare Reggio alla celebrazione del 150 dell’unità d’Italia a San Juan de la Cruz, insieme ad altri mille giovani in rappresentanza di tutti gli italiani.
Stasera potrebbe esserci una festa degli italiani, ma non è molto chiaro dove: sapremo domani.
Intanto si diffondono voci di uno sciopero della metro per venerdì e anche di una chiusura improvvisa e totale della stazione di Atocha (la staz. Centrale del trasporto urbano) a causa del rischio di un attacco terroristico.
Ma sono voci da verificare.
Normalmente le stazioni vengono chiuse per eccesso di folla, costringendo i pellegrini ad andare alle stazioni vicine.
Vedremo.
Essere pellegrini vuol dire accogliere serenamente anche queste precarietà.