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In vista della vendemmia 2011

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Dopo il rialzo delle quotazioni avvenuto sulla produzione 2010, anche per il 2011 i prezzi dei vini reggiani dovrebbero registrare un miglioramento dell’intonazione di mercato. Le previsioni, a pochi giorni dall’inizio della vendemmia (che per i bianchi avverrà tra il 18 e il 20 agosto, nei primi giorni di settembre per l’Ancellotta e attorno al 10 settembre per i lambruschi), vengono da Confcooperative, che per il raccolto stima una flessione produttiva tra il 5 e il 7,5%.

“La sostanziale assenza di giacenze e l’ulteriore calo produttivo dopo il 7,8% in meno registrato lo scorso anno – sottolinea il responsabile delle coop agricole e agroalimentari di Confcooperative, Alberto Lasagni – dovrebbero favorire un incremento delle quotazioni, che resteranno però ancora lontane da livelli soddisfacenti”.

“Il rialzo dello scorso anno (circa il 50% per il rossissimo e dal 10 al 15% per i lambruschi) – spiega Lasagni – si è infatti riscontrato sulla quotazione più bassa registrata negli ultimi 10 anni, con un 2009 che aveva visto i prezzi attestarsi addirittura di 10,48 euro/q.le (quasi il 30%) al di sotto della media”. La ripresa di mercato, dunque, dovrebbe proseguire, facilitata anche dal calo produttivo.

“Se non interverranno particolari fattori in queste settimane – osserva l’esponente di Confcooperative – la vendemmia sarà anticipata di una settimana, e la produzione di uve conferita alle cantine sociali (che da sole detengono oltre il 90% del mercato) sfiorerà 1.300.000 quintali contro 1.356.000 del 2010 e 1.470.000 quintali del 2009”.

“Rispetto alla media produttiva dell’ultimo decennio – prosegue Lasagni – avremo oltre 100.000 quintali in meno, con una flessione legata pressoché esclusivamente al calo dell’Ancellotta (previsto tra il 10 e il 15%), mentre appare stabile la produzione di uve da lambruschi”.

“La stabilità della produzione nazionale e, anche in questo caso, l’assenza di giacenze – conclude il responsabile delle coop agricole e agroalimentari di Confcooperative – dovrebbe concorrere ulteriormente ad un rialzo delle quotazioni, sulle quali è comunque indubbio che incideranno anche i processi di ristrutturazione del settore che, in dieci anni, hanno tra l’altro portato alla chiusura di dieci stabilimenti di trasformazione, 9 dei quali sono confluiti per fusione in altre realtà cooperative”.