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Vincere. Ma il muro del duce fa ancora discutere

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Un muro del duce che fa ancora discutere. Siamo a Cerredolo di Toano dove l’apparente restauro di un fabbricato con un motto inneggiante al fascismo è motivo di dibattito nel social network più famoso al mondo. La scritta “Vincere”, immortalata su un edificio toanese di littoria memoria, ed è postata da qualche mese su un profilo Facebook e, inevitabilmente, ha scatenato gli animi di diversi lettori.

Correva il ventennio fascista quando Achille Starace, segretario del Pnf, si prodigò per la fascistizzazione delle masse, attivandosi affinché molti dei motti inventati da Mussolini venissero riportati sugli edifici dello Stato. Ora, a distanza anche di settant’anni, questi slogan ogni tanto riappaiono, ingombranti come il loro passato: che fare di questa archeologia industriale che ricorda frasi funeste del tipo “Dux mea lux", "Taci che il nemico ti ascolta", "Molti nemici molto onore…”? Qualche anno fa, a Carpineti, si provvide celermente a nascondere un muro del duce, non senza qualche polemica. Anche perché, lamentarono alcuni, negli anni Cinquanta comparvero foto inneggianti a case del popolo, socialdemocrazia, falce e martello.

Torniamo su Facebook: la scritta riemersa e in questione ha fatto dissertare il popolo della rete. C’è Gian che apre le danze con “Ritorni piazza Venezia”, cui replica Martina: “Tato, quel tipo è morto, basta”. Non è d’accordo Ricchi: “cosa? tipo? nn è una persona qualuncue!! (sic)...si tratta dello zio benito!” “Che dire! – si interroga Davide - lo zio benny è lo zio benny! però anche lui ha fatto delle cose giuste e delle cose sbagliate...”, se non che una ragazza dichiara solenne: “Io ne citerei un altra k lo rappresenta al meglio ovvero: chi nn è pronto a morire per la sua fede nn è nemmeno degno di profesarla!”. Figuriamoci se poi ci fossero state almeno due "S" nella professione di fede. E via di questo passo finché un utente scrive il suo disappunto per essere inconsapevolmente stato taggato (cioè aver visto il proprio nome segnalato vicino a questa foto): “Cari ragazzi e ragazze – scrive Lorena - scusate se mi intrometto nelle vostre discussioni, lungi da me il voler farvi delle prediche o dissentire dalle vostre idee, è solo che siccome siamo in democrazia, e non grazie al vostro caro zio benito ma grazie a persone che sono morte, per mano di sicari mandati sempre dallo zio, e sono morte per consentire a me e a voi di pensarla come vogliamo vi pregherei cortesemente la prossima volta di non mettere il mio nome, quando pubblicate qualcosa inerente il duce o il fascismo, perché proprio non sopporto di vederlo pubblicato sulla mia bacheca, grazie!”.

Replica Giada, l’autrice del tag: “Guardi se nn sopporta vederlo pubblicato sulla sua bacheca chiuda gli occhi! Poi nn mi sembra ke la foto raffiguri Benito Mussolini! Non tutti fortunatamente la pensiamo come lei, questo paese come ha bn detto e fondato sulla democrazia che include anche la libertà di pensiero!”. Lorena non ci sta e pone il dito sulla piaga e sul dilagare della "condivisione" ai tempi del web: “Senti nanein (…) sulla mia bacheca non puoi più pubblicare nulla”.

Altri commenti paiono chiacchiere da bar, altri da apologia del fascismo. E alla domanda del "camerata" Leonardo su dove è stata scattata la foto, risponde Manuel: “Cerredolo city”. Si apprende, pure, che la scritta è su ambo i lati del fabbricato. A Cerredolo confermano che pare sia stata appena riverniciata. Interviene Francesco che ha le idee chiare anche se non trabocca di pacifismo: “L'unico fascista buono è il fascista morto!”. Tra case littorie, zii e democrazia questa è la storia (e pure l’italiano) ai tempi di Facebook.

(Gabriele Arlotti)

 

2 COMMENTS


  1. Salve a tutti, volevo solo specificare quanto segue: alcuni anni fa, 2003/2004, il consorzio agrario provinciale-sede Cerredolo, è stato ristrutturato. La scritta “vincere” risale al periodo fascista, quando l’edificio era sede dell’ammasso delle granaglie. Sempre sulla facciata (dalla foto non si vede bene) ci sono anche i segni (colpi di pallottole) di una battaglia che, durante il periodo della resistenza, 1943-1945, si tenne proprio nei pressi dell’edificio, tra truppe nazi-fasciste e formazioni partigiane. Nel 2004 fu il Comune di Toano a chiedere, alla proprietà dell’edificio, di non cancellare nè la scritta nè le tracce del combattimento: ci sembrava cosa giusta mantenere le tracce tangibili di un passato che, nel bene e nel male, fa parte della nostra storia (mi viene in mente la scritta “arbeit macht frei” all’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz). Ognuno poi è libero di pensarla come vuole. Io personalmente sono convinto che l’unica alternativa alle dittature (destra o sinistra, poco importa) sia la democrazia (qualcuno, non ricordo chi, diceva che anche la democrazia non è perfetta ma è comunque il sistema di governo migliore sperimentato sino ad oggi).
    Grazie e saluti.

    (Michele Lombardi, sindaco di Toano)