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Malati di mente: quale identità?

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Aquitania. Cadillac sur Garonne. Un paese di poco più di duemila anime ospita dagli inizi del Novecento un cimitero in cui riposano quattromila “alienati”, malati di mente, quasi tutti senza identità. La storia del cimitero si intreccia con quelle dell’adiacente ospedale psichiatrico e del castello-prigione e con il triste destino della giovane Marguerite B. e di Osvaldo, fuggito con la famiglia dall’Italia che diventava fascista. Poi, durante la seconda guerra mondiale, quasi 45.000 internati morirono in tutta la Francia sotto il governo filo-nazista di Vichy…

Per la prima volta un libro racconta i misteri del “cimitero dei pazzi”, diventato oggi monumento nazionale francese, attraverso le cui croci è possibile ricostruire la storia dell’Europa e dei movimenti delle popolazioni del XX secolo. A scriverlo Francesco Zarzana, giornalista, scrittore, autore teatrale, fondatore e curatore della rassegna teatrale “T… come Teatro” e ideatore di “Buk – Festival della piccola e media editoria di Modena”. Martedì 5 luglio nell’arena all’aperto della Casa Cantoniera di Casina alle ore 21 (in caso di pioggia al vicino Centro Culturale di via Marconi) insieme all’autore, la modenese Rossella Diaz darà voce alla vera storia della giovane Marguerite B., reclusa nel castello-prigione di Cadillac, in Aquitania, per aver commesso un gesto non penalmente perseguibile ma imprigionata perché gli arcaici strumenti educativi degli anni ’50 ne avrebbero dovuto permettere la sua ‘rieducazione’ e il suo reinserimento nella società. E invece la tragedia ha travolto la giovane vita della ragazza che si è suicidata nell’angusta cella a pochi giorni dalla sua uscita.

“L’intreccio di questa dolorosa storia realmente accaduta – afferma Zarzana - recupera in modo esemplare dati e fatti e li consegna alla memoria sociale. La ricostruzione dei momenti di vita quotidiana delle persone chiuse nell’istituzione totale di Cadillac, espropriate del proprio corpo e individualità, ha dato dignità a persone dimenticate".

“Il cimitero dei pazzi di Francesco Zarzana, con l’intreccio di dolorose storie personali ed eventi storici realmente accaduti nei luoghi dell’antico asilo di Cadillac sur Garonne, recupera in modo esemplare dati e fatti e li consegna alla memoria sociale. La ricostruzione dei momenti di vita quoti-diana delle persone chiuse nell’istituzione totale di Cadillac, espropriate del proprio corpo e individualità, ha dato dignità a persone dimenticate.(…)

I sepolti nel cimitero di Cadillac – mai reclamati perché mai esistiti – non sono altro che scorie di un modello sociale da interrare per sempre. Una grande ‘fossa comune’, sebbene ordinata, con quattromila persone abbandonate, inesistenti come inesistenti sono state le loro vite, non meritevoli neanche di una sepoltura in un luogo pubblico con la pietà dovuta a persone che nulla hanno ricevuto dalla società” scrive Angelo Lallo il ricercatore storico che ha curato la postfazione.