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Ti mangerei

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Esiste una forma di relazione in cui uno dei due è fagocitante. Uno cerca di inghiottire metaforicamente l’altro, impedendogli di essere se stesso, chiedendogli a dismisura. Spesso colui che inghiottisce è anaffettivo e narcisista. E’ totalmente incentrato su se stesso, i propri bisogni. Incapace di darsi, il fagocitante ha dentro di sé un baratro, una povertà affettiva che restituisce al partner.

La persona può apparire alessitimica (insensibile alle proprie e altrui emozioni), è avida di attenzioni, di affetto e si ciba energeticamente dell’altro fino a sfinirlo. A sua volta il fagocitante è stato probabilmente non visto dall’ambiente in cui è cresciuto, nessuno ne ha ascoltato, accolto o soddisfatto i bisogni.

Spesso la modalità può essere scambiata per amore, ma a una successiva analisi si può chiaramente dedurre che l’altro viene utilizzato per riempire un vuoto affettivo atavico e incolmabile. Chi si relaziona a una persona bulimica di affetto si sente svuotato, prosciugato e inadeguato. Spesso si trova invischiato in tale modalità e si sente confuso, sbagliato, in colpa per non riuscire a soddisfare la fame dell’altro di presenza, e la sua pretenziosa richiesta di essere saziato di attenzioni.

Al bulimico affettivo non basta mai. E’ incapace di dare e ricevere, sa solo pretendere, o elemosinare. Tante sono le strategie attuate per avere l’altro tutto per sé: vittimismo, manipolazione, mostrarsi infinitamente bisognosi e dipendenti, colpevolizzazione, elemosinare aiuto e affetto se solo l’altro rivendica il diritto di esistere e di avere una vita autonoma. Il fagocitante non tollera il no, il rifiuto, l’abbandono. Egli non è in grado di reggere la frustrazione dell’assenza e si aggrappa all’altro, a costo di inghiottirlo, trasformandosi in un cannibale affamato di affetto, un vero vampiro energetico.