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Hanno lavorato in silenzio per il bene di tutti. E le montagne più belle si svelano senza segreti

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PARCO NAZIONALE DELL'APPENNINO (2 giugno 2010) - Occorre avere un pizzico di coraggio. Scoprire che, scarponcini indosso e cappellino in testa, due, tre, quattro ore di camminata sono alla portata di molti. E così ci si può imbattere in una montagna che è assai diversa da quella che – diciamocelo – molti di noi vivono solo attraverso il finestrino dell’auto. Tempi di percorrenza più lunghi, ma distanze più brevi rispetto all’auto, cammini dell’epoca dei duchi, castagneti secolari, borghi sconosciuti, panorami mozzafiato. Provare per credere: c’è un Appennino del quale ancora troppo poco si parla ma che, vivaddio, ha per alleato alcune persone silenziose. Il loro compito è di segnalare i sentieri, con scritte bianche e rosse, targhe e pulizie dei cammini, affinché nessuno abbia a perdersi. Senza grande clamore, sono al lavoro per la condivisione del bene comune, attraverso la manutenzione dei sentieri per l’escursionismo. I sentieri, per altro, sono una delle principali forme di fruizione delle montagne italiane (l’Alto Adige, ancora una volta, insegna) e, quindi, motore di un turismo che spazia dalla primavera all’autunno.

Proprio in questi giorni è in corso la manutenzione straordinaria dei sentieri, sempre più fruibili, sempre più numerosi. Un bellissimo esempio lo si è avuto domenica 29 maggio, nell'ambito della "Giornata nazionale dei sentieri " indetta dal gruppo di lavoro Sentieri e Cartografia del Cai nazionale. Notevole il “successo” di partecipazione e, immeritatamente, poco risalto sui media. Per altro questa giornata che è coincisa con l'uscita pratica del corso per addetti alla manutenzione sentieri. Vi hanno partecipato oltre trenta iscritti al corso, guidati dagli esperti della Commissione sentieri Daniele Canossini, Elio Pelli, Marcello Iotti, Mario Soncini, Francesco Capocchi.

Si è deciso di dividere in due i corsisti: uno ha lavorato in alta val d’Enza, tra Cecciola, Miscoso e Lagastrello, mentre l'altro in val d’Asta ai piedi del Cusna. Nelle relazioni sull’attività svolta, per coloro che hanno operato in alta Val d’Enza si legge: “si sono formati tre gruppi: i primi due guidati rispettivamente da Marcello Iotti e Francesco Capocchi hanno ripulito dalla vegetazione e ripassato i segnavia del tratto più alto del Sentiero dei Ducati da Miscoso alla diga del Lagastrello, ciascuno partendo da un’estremità fino alla congiunzione con il sentiero 657 A ai piedi del Monte Fugacciaro. Il terzo gruppo con Daniele Canossini ha ripulito e ripassato il sentiero 657 dal castagneto di Cecciola all’incrocio con il Sentiero dei Ducati per Succiso e quest’ultimo fino a Miscoso: qui c’è stato un grande lavoro di disostruzione di 2 km di sentiero da decine di alberi e grandi rami caduti durante la gelata del 5 gennaio 2011, e inoltre si è compilata la scheda per la progettazione delle paline verticali ai bivi. Al termine dei lavori i tre gruppi hanno terminato con una merenda sostanziosa di prodotti locali allestita per noi dal Centro di Turismo Rurale di Cecciola”.

In alta Val d’Asta, invece, un gruppo di 5 corsisti con Elio Pelli , ha defrascato, pulito e risegnato il tratto del sentiero 619 dalla Peschiera Zamboni al Bivacco del Rio Grande e al ritorno anche il tratto di sentiero 609, dall'incrocio con il 619 a Monteorsaro; sono stati tolti grossi rami caduti e chiuse false tracce nel bosco. L'altro gruppo di 10 corsisti con Soncini, ha lavorato nella parte alta del sentiero 619, dal Rio Grande al Cusna. Sono stati posati 10 picchetti in legno 120x50x50 nei tratti aperti, rendendo più visibile il sentiero in caso di piccole nevicate e poca visibilità. Sono stati posati anche due pali 200x80 con la nuova segnaletica verticale a norme Cai, all'incrocio con i sentieri 617-619-607/A in località le Borre e alla sella del Cusna, sotto le roccette, tra il sentiero 607 e il 607/A. Si è lavorato e camminato per circa 8 ore e tutto si è svolto senza incidenti, e i partecipanti al corso, pur stanchi, hanno manifestato entusiasmo e l'intenzione di aggregarsi e continuare questo impegno, adottando nuovi sentieri o partecipando a gruppi di lavoro esistenti”.

E Redacon esprime, a nome della nostra piccola comunità di lettori, un semplice grazie a coloro i quali, gratuitamente, ci consentono di fruire “di casa nostra”.

(Gabriele Arlotti)