Hanno visto tutte una grande partecipazione le iniziative pubbliche svoltesi ieri, 25 maggio, ed oggi con la partecipazione di Giovanni Impastato, arrivato a Castelnovo per l’intitolazione a suo fratello Peppino Impastato, ucciso dalla mafia a Cinisi nel 1978, avvenuta questa mattina.
Il tratto viario dedicato a Peppino è quello che da via Matilde di Canossa porta al plesso scolastico Cattaneo - Dall’Aglio: la cerimonia di intitolazione ufficiale è avvenuta alla presenza del Sindaco Gianluca Marconi, che ha ricordato l’alto valore della figura di Impastato per la sua lotta alla mafia, ma anche all’abusivismo edilizio, alle morti sul lavoro, per l’ecologia e contro il consumo del territorio nella Sicilia degli anni ’60, con in più il coraggio di farlo provenendo da una famiglia in cui il padre faceva parte del clan mafioso di Cinisi.
Presenti, per l’intitolazione, ma anche a seguire per l’inaugurazione della mostra dedicata a Peppino Impastato a Palazzo Ducale (per visite ed informazioni, tel. 0522-610204), anche l’Assessore alla cultura ed ai giovani Francesca Correggi, l’Assessore alla scuola Mirca Gabrini, altri componenti della Giunta, il Parroco Don Evangelista Margini che ha impartito la benedizione, ma soprattutto tanti studenti del Cattaneo e tanti cittadini. Cittadini che già avevano partecipato con grande affluenza all’incontro pubblico avvenuto martedì sera nella sala concerti del Centro Culturale Polivalente, in cui Giovanni Impastato è stato incalzato dalle domande di alcuni ragazzi del Centro Giovani “Il Formicaio” (Simone Zobbi, Sara Fabbiani, Rossella Veronesi, Maria Leuratti e Sebastiano Beretti), ma anche del pubblico presente, alle quali hanno fatto da contrappunto alcune sequenze del film sulla vita di suo fratello, “I Cento Passi”, di Marco Tullio Giordana. Sono state parole ferme, anche dure per certi versi quelle di Giovanni, molto disponibile ed anzi lieto di avere di fronte tanti giovani, nella veste di intervistatori ma anche in platea.
Impastato ha parlato della sua storia personale, della sua infanzia felice con il fratello Peppino, in una famiglia mafiosa ma senza rendersene conto, fino all’omicidio dello zio Cesare Manzella, importante boss locale, con un’autobomba, “un giorno che ha cambiato la nostra vita: da allora Peppino ha deciso di lottare contro la mafia, e lo ha fatto fino alla fine, anche a costo di creare fortissime tensioni in famiglia dato che mio padre faceva parte del sistema mafioso. Solo quando ha capito che il clan di Badalamenti avrebbe ucciso Peppino ha scelto di uscire da quel sistema, di cercare di salvare suo figlio, e per questo è stato ucciso anche lui”.
Ma c’è stata anche tanta attualità nei suoi interventi, a volte anche critici verso “un clima politico che mette sempre sotto processo i magistrati che fanno il loro lavoro, che non li mette nelle condizioni di operare al meglio. L’ho visto anche nel corso delle indagini sulla morte di Peppino: chi all’inizio tentò di depistarle, parlando di un suicidio o di un incidente durante la preparazione di un attentato, ha fatto carriera ed oggi occupa posti di primo piano. Chi ha condotto le indagini nella giusta direzione, grandi magistrati che ho avuto l’onore di conoscere come il Procuratore Costa, e poi Rocco Chinnici, Antonino Caponnetto, Giovanni Falcone, sono stati tutti obiettivi e vittime della mafia per il loro lavoro”.
Ed in conclusione ha detto: “Io sono fermamente convinto che la legalità non sia semplicemente il rispetto delle regole: ci sono state grandissime battaglie civili, anche quelle di Peppino, ma anche quelle contro la segregazione dei neri negli Stati Uniti per fare un esempio internazionale, che sono partite da gesti di disobbedienza pacifica, con i protagonisti che sono stati arrestati. La base della legalità secondo me è il rispetto per la dignità della persona. Se il tema della legalità diventerà centrale per tutti, la mafia nonostante i suoi interessi enormi, che oggi sono molto diversi rispetto al passato e si muovono in stretta relazione con la globalizzazione, potrà essere sconfitta. Dopo tutto è fatta di uomini, che non sono invincibili, anche se a volte ce li fanno apparire come tali”.