Proponiamo di seguito un'intervista con un'insegnante con la passione della ricerca storica locale, Cleonice Pignedoli, docente all'Istituto superiore "Cattaneo-Dall'Aglio" di Castelnovo ne' Monti.
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Da cosa nasce la passione per la ricerca storica?
Credo che sia stato il mio insegnante di storia alle Magistrali, prof. Piero Cagnoli, che ci riempiva di ciclostilati (lo chiamavamo Cic) e nello stesso tempo ci invitava a verificare ogni fatto, ogni fonte. Poi sicuramente l’interesse per la politica che si trasferiva in interesse per la storia e quindi il lavoro d’insegnante, la necessità di trovare metodi nuovi per insegnare una materia difficile e bistrattata.
25 aprile: una festa di tutte le generazioni. Di donne e uomini. Una festa viva. Cosa ne pensa?
Penso che sia la nostra vera festa nazionale, la data in cui le donne e gli uomini nel 1945 hanno iniziato a pensare ad un mondo senza guerra, a coltivare speranze di una società più libera e più giusta. Mia mamma mi ha detto che finalmente il 25 aprile lei, che aveva vent’anni, ha smesso di nascondersi dai tedeschi e di avere paura. E’ attuale perché i valori, che la Resistenza e l’antifascismo hanno portato nella Costituzione, sono attuali. Anche se a volte la delusione per una politica degradata, che “è solo far carriera” lo fa dimenticare.
La figura dell’onorevole Pasquale Marconi. Per i giovani.
Io credo che non lo conoscano molto. Non ne conoscono il contributo alla Lotta di Liberazione, poi al clima del secondo dopoguerra. In parte perché i giovani non conoscono la storia locale, in parte perché non è ancora stata studiata in modo adeguato. Una giovane storica, Teresa Muratore, se ne sta occupando e speriamo di leggere a breve i risultati della sua ricerca.
La famiglia Largader e la sua storia. Un argomento che appassiona. Cosa emerge dalle ricerche storiche finora fatte?
Non me ne sono mai interessata. Antonio Zambonelli che ha ricostruito la storia delle comunità ebraiche reggiane ritiene che fossero protestanti svizzeri. Nel database dello Yad Vashem , che riporta le vittime dell’Olocausto, non vengono menzionati. So che qualcuno ci sta lavorando. Prima di intitolare delle lapidi, aspettiamo i risultati.
Oltre che ricercatrice storica, lei è un’insegnante. Crede ancora nei valori che l’hanno portata a scegliere questa professione? La scuola pubblica è davvero, come qualcuno sostiene, ideologica?
Uno studio recente afferma che solo il 30% degli insegnanti appartiene a partiti di sinistra. A scuola vedo e conosco insegnanti preoccupati di fare bene il proprio lavoro, di dare agli studenti (spesso anche contro la loro volontà) gli strumenti per affrontare il futuro, al di là dell’appartenenza politica (che comunque è un diritto). Cerchiamo di fare del nostro meglio non considerando, che da tre anni il nostro stipendio è diminuito, non considerando il tempo che dedichiamo alla scuola, ai mezzi che ci mancano, alla società che non ci apprezza. Vi sono tantissimi colleghi precari, a continuo rischio di licenziamento, che lavorano con coscienza pensando prima di tutto alla formazione dei loro studenti. Ritengo che gli attacchi alla scuola pubblica siano solo un altro modo per demolire la Costituzione. A proposito di attualità del 25 aprile…
Ce ne fossero…
Io ho avuto la fortuna di avere la Pignedoli come insegnante che ho rispettato alle superiori e stimo ancora adesso per le sue qualità di professoressa. Lei prima e il mio professore all’università mi hanno appassionato alla storia, soprattutto la contemporanea: una materia fantastica che ti permette di ragionare a 360° e di capire meglio il presente. Chi sta al governo non sa quel che dice quando parla di scuola pubblica, non si rende conto di insultare un pilastro su cui si è formata la nostra società. Condivido l’analisi della prof.ssa sul 25 aprile, anche io penso che sia una festa nazionale condivisa da molti e non ci sto alla riabilitazione storica costruita da certi politici vicini all’attuale governo che paragonano i repubblichini ai partigiani perché è bene ricordare che i primi lottavano contro l’invasore e per la libertà, i secondi combattevano per un regime bollito a fianco dei tedeschi.
(Luca Malvolti)