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Conferenza regionale sulle scuole di montagna

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Si terrà a Reggio Emilia la conferenza regionale sulle scuole di montagna, prevista il 3 maggio al Centro Malaguzzi. Lo ha annunciato ieri sera l’assessore regionale alla scuola Patrizio Bianchi, in un incontro al Teatro Bismantova di Castelnovo ne' Monti sul futuro delle scuole di montagna, organizzato dalla Provincia di Reggio Emilia in collaborazione con il Ccqs, il Centro di qualificazione scolastica del distretto castelnovese. Hanno partecipato molti dirigenti scolastici, amministratori locali e genitori.

“Per noi le scuole sono luoghi determinanti per la coesione sociale della montagna – ha detto l'assessore provinciale all’Istruzione Ilenia Malavasi – Il nostro obiettivo è contribuire attivamente alla riflessione in corso a livello regionale”.
L'assessore regionale Bianchi ha illustrato il piano che vuole aumentare le capacità di autonomia e fare rete tra le varie scuole della regione e dei territori montani. “Qui sull’Appennino reggiano inizia il cammino verso questa importante conferenza – ha detto l'assessore Bianchi – Le scuole di montagna sono occasione per ripensare il modo con cui si insegna, c’è bisogno di uno sforzo per lavorare insieme e di innovazione pedagogica. Vorrei che alla conferenza venissero portate le pratiche positive realizzate nelle scuole, in modo che ci possiamo mettere nelle condizioni di costruire una scuola grande come l’Emilia-Romagna”.

L'assessore Bianchi cita il modello del Ccqs, che ha permesso di integrare programmi e intelligenze tra istituti diversi dell'Appennino reggiano, facendo partire relazioni e progetti su psicologia, teatro, formazione per i docenti ed integrazione degli studenti stranieri. Cita, inoltre, come la provincia di Reggio Emilia sia più avanti rispetto ad altre nel campo della ricerca sull’uso dei nuovi media come strumento pedagogico.

Il riferimento è a Lepida Scuola, progetto nato e promosso a Reggio Emilia anche dalla Provincia, che prevede, attraverso il web, la costruzione di una comunità allargata per condividere idee e pratiche per la didattica e l’apprendimento nel mondo della scuola, rivolto ad insegnanti e studenti, e che in questi anni ha esteso il suo raggio d'azione a 55 istituti dell’Emilia-Romagna. “Lepida Scuola permette di usare le nuove tecnologie senza sostituire la presenza fisica – ha detto l’assessore Bianchi – Il computer è uno strumento per rendere la nostra comunità educativa più aperta e per facilitare l’interazione tra esperienze e territori”.

Visto che Lepida Scuola dovrà costruire punti di riferimento territoriale, Luciano Rondanini, dell’Ufficio scolastico provinciale, ha lanciato la proposta di candidare la montagna reggiana ad avere il primo centro territoriale di educazione tecnologica a livello provinciale.

La Regione Emilia-Romagna ha avviato un’analisi con questionari per conoscere a fondo le scuole. Dalla montagna reggiana, è emerso “il ruolo strategico che ha mantenere il presidio educativo per i 13 comuni della comunità montana” come ha precisato l’assessore provinciale Malavasi: “Vogliamo garantire e potenziare le scuole di montagna con innovazioni didattiche, il miglioramento dell’offerta e vogliamo discutere di modelli flessibili e più funzionali. L’utilizzo dei nuovi media permette di colmare il divario digitale, creare nuovi modi di apprendimento ed è un’opportunità anche per la formazione dei docenti”.

Sono indicazioni che risultano da una lettura dei dati. Tutte le scuole hanno almeno una connessione, mentre 2 ne hanno più di una, utilizzate a fini sia didattici sia amministrativi. In montagna ci sono 11 nidi con 195, nelle 21 scuole per l’infanzia sono 1066: “Il sistema integrato tra scuole pubbliche e paritarie ha potuto dare risposte a più dell’89% dei bambini a livello provinciale”. La montagna conta 27 plessi di scuola primaria con 1723 alunni, di cui 221 in classi a tempo pieno. Le pluriclassi sono 28, “il numero più alto della regione”, ha precisato l’assessore Malavasi. Nelle scuole medie vanno 1043 studenti, mentre in quelle superiori, concentrate a Castelnovo ne' Monti, sono 1353. La presenza di alunni disabili è del 3,6% sul totale, più alta della media provinciale; quella degli studenti di origine straniera è del 14,7%.

L’assessore alla scuola del Comune di Castelnovo ne' Monti Mirca Gabrini ha illustrato le spese che i comuni montani spendono per le scuole: “Sono in tutto 40 milioni circa, che rappresentano un impegno ingente. Sono spese dovute per i servizi di accesso; a causa dei tagli, possiamo dare pochi soldi per la qualificazione e l’innovazione della didattica”. “Il Ccqs, attivo da 10 anni, è strumento indispensabile per la sua funzione educativa e formativa, dimostra che il contesto montano è ricco, sebbene vasto e difficile – ha aggiunto Gabrini – Per questo serve un’attenzione particolare alle nostre scuole da parte della Regione”.

Umberto Zobbi, dirigente scolastico dell’istituto comprensivo di Villa Minozzo, ha detto che la scuola di montagna “non è ripiegata su se stessa, ma continua a progettare” nonostante i problemi. “Sulla razionalizzazione abbiamo dato un contributo importante: sedici anni fa, degli 11 istituti comprensivi in Italia, 5 erano nella montagna di Reggio Emilia – ha detto Zobbi – È stato investito su questo modello di scuola, poi mutuato a livello provinciale e in ogni regione italiana”.

Per questo, i dirigenti scolastici montani hanno fatto presente che, viste le difficoltà territoriali e i tagli di organico, non è possibile pensare ad altri accorpamenti e che sarà impegnativo gestire ulteriori tagli. “Un esempio è dato dall’aumento del rapporto tra numero di alunni ed insegnanti: sono 20.55 nella scuola primaria, 22.8 nella scuola media medie, numeri superiori alla media italiana ed europea. Questa frammentazione porta gli insegnanti a passare poche ore alla settimana con gli alunni, il che ostacola a formare una comunità educante e ad avere un riferimento educativo costante – ha detto Zobbi – Inoltre, se ci sarà l’obbligo ministeriale di aumentare il numero di alunni per classe, dobbiamo sapere che nelle scuole di montagna non ci sono aule sufficientemente capienti: ciò comporta altri costi per interventi di allargamento. La riduzione di personale e di risorse porta a una riduzione dell’offerta formativa”. I dirigenti scolastici hanno proposto, quindi, di avere un’assegnazione stabile di organico, per dare ai docenti il tempo di creare relazione, di garantire 30 ore settimanali nella scuola primaria, oltre che a trovare soluzioni per evitare, in montagna, di tagliare indirizzi nelle scuole superiori, a causa del numero di iscrizioni più basso rispetto al minimo previsto per la loro attivazione, “come costituire classi articolate a indirizzi plurimi, con le materie comuni da frequentare insieme e, invece, quelle specialistiche separate” ha concluso Zobbi.

C’è stato spazio per i genitori: “Siamo preoccupati per il futuro della scuola in montagna – ha detto Davide Prati, presidente del Consiglio d’istituto di Baiso-Viano – Crediamo che sia un’opportunità di relazione per i nostri ragazzi e di socializzazione per le famiglie, che si incontrano grazie alla scuola, creando un tessuto sociale: l’uso di nuove tecnologie è importante per innovare, ma non dobbiamo dimenticare che anche noi genitori siamo chiamati a fare la nostra parte”.