L'iniziativa delle "Giornate della laicità", in programma a Reggio Emilia dal 15 al 17 aprile prossimi, ha innescato prima ancora di svolgersi un vivace confronto a distanza tra posizioni diverse. Le proponiamo di seguito.
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Nell’iniziativa "Il Cortile dei gentili", svoltasi a Parigi giovedì 24 e venerdì 25 marzo, il tema Religione, lume e ragione comune è stato affrontato a diversi livelli (socio-politico, speculativo e tematico), per concludere con una tavola rotonda, dove la pluralità delle voci e delle matrici culturali appariva evidente, come già nella formulazione del programma. L'idea di creare uno “spazio” di incontro tra credenti e non credenti è stata proposta da Benedetto XVI il 21 dicembre 2009, in occasione di un discorso pronunciato davanti alla Curia Romana. “Io penso, ha detto il Papa, che la Chiesa dovrebbe anche oggi aprire una sorta di Cortile dei gentili, dove gli uomini possano in una qualche maniera agganciarsi a Dio, senza conoscerlo e prima che abbiano trovato l’accesso al suo mistero, al cui servizio sta la vita interna della Chiesa”.
Molto lontane dallo spirito del Cortile dei Gentili si presentano le Giornate della laicità, programmate a Reggio Emilia dal 15 al 17 aprile prossimi. Basta scorrere certe tematiche di evidente asprezza polemica, e altre con chiaro sapore di ateismo militante e di anticristianesimo, come pure di aggressività nei confronti della Chiesa. Di un clima assolutamente non dialogante già ha dato prova in questi giorni Paolo Flores d’Arcais, il curatore e responsabile scientifico dell’evento, in un articolo dal titolo Gesù non era cristiano, comparso venerdì 25 marzo sul giornale “il Fatto Quotidiano”. Lo scritto stravolge completamente la figura di Gesù, colpendo il cuore della fede cristiana. Così infatti inizia: “Gesù non era cristiano. Era un ebreo osservante, che mai avrebbe immaginato di dar vita a una nuova religione e meno che mai di fondare una Chiesa. Non si è mai sognato di proclamarsi il Messia… Gesù era un profeta ebreo itinerante, esorcista e guaritore… Storicamente, una figura minore rispetto a Giovanni che battezzava sulle rive del Giordano, e ad altri predicatori apocalittici del suo tempo”.
Su quali fonti uno studioso onesto può fondare una così grave affermazione? Del tutto inconsistente è il richiamo a un volume dove si parla della umanità, ossia della ebraicità, di Gesù: è solo un aspetto, un tratto della figura di Gesù, che l’autore completa in altri numerosi suoi volumi. Sempre in quello scritto, Paolo Flores d’Arcais s’avventura poi con la massima disinvoltura nella questione del Gesù storico e il Gesù della fede cristiana, attaccando duramente l’ultimo volume di Benedetto XVI su Gesù, fino a bollare certe affermazioni del teologo Ratzinger come “vere e proprie falsità, talvolta incredibilmente smaccate”. Quanto alla risurrezione di Gesù, lo scrittore osserva semplicemente che qualcuno si convince di averlo visto in un viandante, un giardiniere o attraverso una apparizione di tipo mistico...
Ce n’è abbastanza per concludere che il dialogo è molto difficile, se non impossibile, con chi con tanta disinvoltura, per non dire supponenza, liquida il nucleo del cristianesimo, cioè la persona di Gesù, sfiorando problemi che richiedono ben altro rigore esegetico e storico.
Si aggiunga che nelle Giornate della laicità è previsto un incontro così formulato: Dialogo tra Gianni Vattimo e Paolo Flores D’Arcais: Un filosofo può credere in dio?
Sono questi gli interlocutori dialoganti con i cristiani?
Che manchi un vero spirito dialogante lo dimostra la dominante presenza di relatori noti per un ateismo e un anticristianesimo dogmatico e militante. E non parliamo della infelice formulazione dell’ultimo incontro: Senza il crocefisso l’Italia sarebbe migliore.
La Chiesa reggiana resta più che mai convinta della necessità di un dialogo, secondo lo stile ispirato al “Cortile dei Gentili”, come emerge anche dai Dialoghi in Cattedrale. Purtroppo le Giornate della laicità, appaiono intrise di laicismo antireligioso. È legittimo sperare che maturi una vera disponibilità ad un dialogo rispettoso.
(don Emilio Landini)
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UNA MALINTESA LAICITÀ
Nell’interpretazione delle “Giornate della laicità” - promosse a Reggio Emilia dalla rivista MicroMega con Arci e “Iniziativa laica”, colgo alcune anomalie. Ho visto i quotidiani “laici” dare visibilità ai soliti politici opinionisti, che non bramano altro. Ho sentito parlarne consiglieri assortiti e, per la Chiesa, solo dei preti. Bel paradosso. Ne esce, già cucinata, la contrapposizione tra laici e cattolici, che del resto è un piatto forte degli organizzatori, dal momento che ogni intervista o conferenza stampa sul tema va regolarmente a parare sull’oscurantismo delle gerarchie vaticane.
Ma poi cos’è, questa laicità? C’è un malinteso di fondo nel dibattito. Solo uno? Sì, ma enorme. La laicità è storicamente alla base dei rapporti tra Stato e Chiesa, tra Cesare e Dio. Di più (quale scandalo!): discende dal cristianesimo. Detto questo, non è certamente del laico cattolico tirarsi indietro dal confronto con la cultura contemporanea in nome delle cose di lassù. Si “confrontavano” con Cesare anche i credenti buttati nell’arena al Colosseo.
Fuor di metafora: sono laicamente opinabili anche le modalità di un evento, e nel caso di questo festival del relativismo tutto fa pensare che di attenzione ai valori cristiani ne verrà prestata assai poca. Anche se è alla seconda edizione, vecchia è l’ideologia che lo spinge. È questo che probabilmente ha dissuaso tante personalità della Chiesa gerarchica, protocollarmente invitate, dal partecipare.
Nelle lezioni, negli editoriali e nelle generose comparizioni in tivù di una larga fetta degli ospiti abbiamo già ascoltato prese di posizione offensive del sentimento religioso, provocazioni infondate fra storia e teologia, sentenze e slogan anticlericali. S’aggiunga la claque e il successo mediatico è garantito.
Va bene l’ingenuità del credente, allora, ma anche un po’ di sano pre-giudizio. Il Gesù che ci accusano di professare come bigotti in stato di minorità è anche quello che ha insegnato ad essere chiari come le colombe e avveduti come i serpenti.
Dunque è questo effetto laicista déjà vu che maldispone, almeno me personalmente.
La Chiesa del cardinale Ravasi, che ha coinvolto gli atei nel Cortile dei Gentili, o la Diocesi del vescovo Caprioli, che quest’anno riproporrà i Dialoghi in Cattedrale sulle grandi domande intorno al senso dell’uomo, non sono nemiche della laicità.
Nessuna cultura dell’aut aut salverà il mondo. E i fedeli laici sono sempre più responsabili, di questa Chiesa. Solo, crediamo nella laicità positiva (si veda alla voce Joseph Ratzinger, teologo e pontefice), che cerca il bene comune e valorizza la dimensione pubblica della fede.
Una laicità che colora la società, non la varechina tecno-scientista che sbianca etica e fede nell’illusione di renderle più splendenti.
(Edoardo Tincani, laico cristiano)
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Le “Giornate della laicità” rappresentano la prima iniziativa dedicata interamente ad un tema che forse in una paese effettivamente democratico (e quindi a fortiori laico) dovrebbe risultare talmente scontato da non costituire oggetto di nessun dibattito. In Italia, invece, troppo spesso è addirittura un tabù, al punto che è entrata nel linguaggio comune la distinzione tra “laico” e “laicista”, quest’ultimo in accezione negativa, per cui il laicista sarebbe portatore di una laicità esasperata, estremistica, intollerante rispetto alle visioni del mondo, mentre si tratta solo di una laicità coerente, che prende sul serio il dovere per ogni democrazia di “innalzare un muro di separazione” tra fede e politica, tra religione e Stato, come chiedeva uno dei padri della rivoluzione americana, Thomas Jefferson.
Il filo conduttore di questa prima esperienza sarà il tema del “relativismo”, perché nella crociata contro il relativismo, di cui si è fatto banditore il regnante Pontefice, si condensano tutti gli equivoci della cosiddetta “laicità positiva”, di stampo clericale, alle cui sirene fin troppi laici sembrano porgere orecchio. Il “relativismo” contro cui si scaglia l’anatema altro non è, infatti, che il principio da cui prende origine la modernità: in campo politico agire “etsi Deus non daretur”, poiché se non si esilia Dio dalla sfera pubblica ogni conflitto e contrasto potrà essere condotto in Suo nome e trasformare ogni controversia in potenziale ordalia, fino alla guerra di religione. In campo etico riconoscere il pluralismo delle morali, e dunque una sola morale minima vincolante per la civile convivenza: quella dei principi costituzionali che garantiscono i diritti inalienabili di ciascuno sulla propria vita e la propria libertà.
(Paolo Flores D'Arcais, dal sito "Iniziativa laica")
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Il presidente della Regione Emilia-Romagna piange ovunque per la mancanza di fondi, causata, secondo lui, dai tagli del governo, ma ha deciso di sprecare fondi finanziando, a Reggio Emilia, le "Giornate della laicità", dal 15 al 17 aprile. Giornate assurde che si concluderanno con il convegno “Senza il Crocefisso l’Italia sarebbe migliore”. Naturalmente, il pensiero dei “cattolici” Castagnetti, Pagani e Del Rio troverà abbastanza motivazioni per sostenere l’iniziativa, trovandosi a loro agio con gli eredi del Partito comunista, che, avendo visto tutti gli ideali di riferimento sconfitti dalla storia, sentono fortemente la necessità di eliminare anche gli ideali altrui. Purtroppo per loro, la tradizione cristiana è elemento fondante dell’Europa delle nazione ed è, al di là di quello che possano pensare alcuni burocrati di Bruxelles, uno dei tratti distintivi comuni della Comunità europea. È innegabile che al nostro futuro abbia contribuito molto più Giovanni Paolo II, i suoi predecessori e successori, di quanto abbia fatto l’ideologia comunista. Le "Giornate della laicità" sono un’iniziativa culturalmente irresponsabile, istituzionalmente immorale e civicamente ingiustificabile.
(Massimiliano Camurani, coordinatore provinciale Pdl Reggio Emilia e consigliere provinciale; Daniele Erbanni, responsabile provinciale enti locali Pdl e consigliere provinciale; Cristina Fantinati, responsabile provinciale organizzazione Pdl; Roberta Rigon, coordinatrice regionale Giovane Italia Emilia-Romagna; Luca Pattacini, presidente provinciale Giovane Italia Reggio Emilia; Massimiliano Coloretti, responsabile Pdl Montagna; Maura Catellani, consigliere comunale Pdl S. Martino in Rio)
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Il “festival della laicità” previsto nelle giornate dal 15 al 17 aprile vede una rassegna di saperi accomunati da un denominatore impossibile da condividere da chi con forza, fermezza e grande dignità si definisce “autentico CRISTIANO” (e non “cretino”, come sentenziato da qualche sempliciotto degno di compatimento). Dietro ideologie faziose, frasi che rilette appaiono tendenziose e “pilatesche”, mi risulta infatti difficile scorgere un dialogo veramente costruttivo ed un intelligente confronto, ma piuttosto un monologo, contro argomentazioni già ribadite da secoli! Non si può infatti definire “confronto” un momento che non si presenta da subito paritetico: sono esigue le presenze di uomini di fede. Ancora una volta, in modo limitato e senza apertura mentale, il crocifisso viene dileggiato e osteggiato, mentre si ha estremo rispetto per i simboli di altre religioni: questi sono il vero “multiculturalismo” e la vera “democrazia”! Qual è infatti la finalità delle tesi che verranno proposte? Convertire i veri credenti ad un altro credo e con una confutazione basata su quali fondamenti? Come sarà possibile disquisire in campo teologico su accettate verità millenarie senza un'equipollenza di saperi? Si rischia un utopistico intreccio di ideologie senza raggiungere un accordo fattivo: molti reggiani condividono il mio pensiero! Tra i relatori di grande spessore culturale, come l’astrofisica Margherita Hack, ciliegina sulla torta la presenza di Beppino Englaro, misteriosamente accostato a questi calibri, non si capisce bene a quale e con quale titolo... Se si è cristiani e si propugna fortemente il “valore vita” non si può essere in buona fede nel considerare il festival uno scambio interculturale! A quanti convegni “pilotati” si dovrà ancora assistere per autoconvincerci che “morire è bello e dolce” quando si è diversi? Non era inoltre Englaro a chiosare che dopo la dipartita della figlia (ricordiamo avvenuta non certo per morte naturale) si sarebbe ritirato in un silenzio che chiedeva venisse rispettato? I veri drammi, se si vuole accettazione e credibilità, vanno vissuti con grande pudore e non con millanteria! Puntuale con il cambio di stagione ed in netto anticipo sulle elezioni, eccolo invece ricomparire!
Poichè la Costituzione italiana sancisce all’art 21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, siamo sinceri e valutiamo che gli ideali di questo Festival affondano le loro radici nella provocazione, nell’imposizione ed in un’atea ambiguità. La “favoletta” propinata non è che “Dio non esiste perché non l’abbiamo mai visto”(anche l’australopitecus non si è reso attualmente visibile, ma sappiamo che discendiamo da lui), bensì la dichiarazione di essere disposti al dialogo, in un evento che si rivela a senso unico, auspicando di riscuotere consensi e fare proseliti! E’ lapalissiano che per i non credenti le certezze non vi siano e che brancolino “nel nulla”, mentre per noi cristiani la nostra stessa vita è una quotidiana meravigliosa certezza. Vorrei fare mie le parole di Blaise Pascal: “Coloro che contestano la fede apprendano almeno qual è la fede che rifiutano, prima di rifiutarla”.
(Cristina Bassoli, presidente provinciale Centro italiano femminile di Reggio Emilia)
Concordo…
Concordo perfettamente con le parole di Don Landini, Edoardo Tincani e di Cristina Bassoli. Il dialogo ed il confronto sono sempre l’arma migliore per capirsi e conoscersi, soprattutto se si hanno idee e convinzioni differenti. Questo “festival del laicismo” appare privo di una reale voglia di confrontarsi, come si evince dai titoli dei vari incontri. Mi pare che in nome della modernità e della libertà di pensiero (per altro sacrosanta e sancita dalla Costituzione) questa manifestazione rappresenti un triplo salto mortale indietro nella direzione del più radicale relativismo e vetero-anticlericalismo. Da laico cattolico lo considero uno sperpero di denaro pubblico a favore di una minoritaria autoreferenziale frangia radical-chic.
(Riccardo Bigoi)
Si può credere o non credere che Dio esiste però…
In un mondo lacerato da divisioni dove il male pare sempre pervalere è assurdo dare spazio a chi rifiuta il cristianesimo, il valore del crocefisso. Non si tratta di aprire nè guerre nè sfide… ma assieme vogliamo almeno dare forza ad un bisogno che tutti avvertiamo. Abbiamo necessità di legare la politica, l’evoluzione della società, la nostra vita a forti valori spirituali. Per chi crede è più facile, ma anche a chi non crede serve sempre ricercare spazi di una nuova e più convincente spiritualità, perchè non siamo fatti di solo carne ma, piaccia o no, anche di un’anima. A partire da questi valori che ci riguardano perchè viviamo, fino alla consapevolezza che la vita e la morte non sono solo destino. Ebbene, confrontiamoci pure con pari dignità e rispetto.
(Marino Friggeri)
Laicità
Premetto che non mi ritengo una persona molto istruita, ma le discussioni sulla laicità mi interessano. Ho cercato il programma de “Le giornate della laicità“ e ho letto le tematiche dei vari incontri.
Personalmente, e parlo da persona che non crede in Dio e tantomeno nella chiesa, non leggo nulla di polemico e aggressivo nei confronti della chiesa. Certo è che, se viste con l’occhio di una persona dotata di fede in Dio e nella chiesa, le tematiche trattate possono sembrare “intrise di laicismo antireligioso“, come si legge nel commento di Don Emilio Landini. Queste giornate le vedrei come un punto di partenza per cominciare a vedere la laicità come un campo in cui chi finora ha creduto in qualcosa al di fuori di se stesso può vedere un’alternativa che non sia dettata, ordinata da qualcuno. Diciamocelo francamente: al giorno d’oggi il “relativismo“, il ragionare e pensare in maniera diversa dalla massa può dare fastidio e a volte fare paura ma è quando si è uguali agli altri che si diventa nessuno. Per finire vorrei rispondere alla sig.ra Cristina Bassoli, proprio perché non ho certezze non mi sento affatto brancolare nel nulla, anzi mi sento libero di pensare come ritengo giusto senza condizionamenti esterni e questo stato mentale mi dà un’enorme ricchezza. Vorrei riportare una frase dall’elogio dell’incertezza di Socrate: il saggio è colui che sa di non sapere.
(Roberto Zappaterra)
Cristo, laico
Cristo non è venuto per escludere ma per includere tutti nella fratellanza; non per separare i buoni dai cattivi ma per unire tutti gli uomini nella medesima dignità; è venuto per portare la pace nell’incontro con ciascuno e di ciascuno con l’umanità intera. Per questo credo che il festival della laicità possa essere anche per noi cristiani stimolo all’autenticità della nostra fede, non dobbiamo avere paura!
“Oggi la Chiesa ha bisogno di coraggio. Lo notiamo anche nella predicazione. Nel momento in cui ci sono dei tabù, delle cose di cui non si può parlare, non si può essere convincenti sul resto. Quando non si accetta il paradosso evangelico della pace, come si possono predicare i paradossi della castità, del perdono, della generosità verso tutti, della vita vissuta come vocazione? Come si può fare una politica che abbia il bene comune come obiettivo, se la comunità si restringe alla mia nazione, al mio clan, a coloro che io decido essere miei amici? E l’Eucarestia cosa diventa? Nulla più di un rito tribale, di un incontro tra amici, dell’occasione di ascoltare qualche buona parola, che ci confermi nella tranquilla coscienza di essere dalla parte dei giusti, di coloro che hanno ragione. Ma l’Eucarestia dovrebbe essere lo scandalo maggiore, dovrebbe ferirci innanzitutto con la Parola. Parola del Signore, si dice. Ma è Parola per me” (da NODI, G. Dossetti jr, EDB).
Il titolo provocatorio dell’ultima serata ha solo fatto pubblicità all’evento, più cittadini potranno partecipare e riflettere. Nel vuoto di spirito e di pensiero in cui ci troviamo oggi in Italia non penso sia il festival della laicità ad impoverirci.
(Clara Domenichini)