Riceviamo e pubblichiamo.
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Palaghiaccio - La Suprema Corte di Cassazione con la pronuncia del 24/02/2011 cassa la sentenza della Corte d’Appello di Bologna del 16/02/2010.
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Il Comune di Collagna rende noto che la prima dezione della Suprema Corte di Cassazione è stata interessata dalla decisione, in ordine ad una divergenza insorta tra il Comune ed una proprietà privata, per il corrispettivo dovuto a titolo di indennizzo, per l’acquisizione a fini d’interesse generale, di un’area, destinata negli strumenti urbanistici dello stesso Comune ad infrastrutture d’interesse generale.
La proprietà privata, non avendo ritenuto soddisfacente la determinazione dell’indennizzo, così come fissato dalla Commissione Provinciale Espropri, aveva ricorso in Corte d’Appello, reclamando un maggior corrispettivo ritenuto spettante. La questione ha coinvolto problemi valutativi, inerenti ad area, sì infrastrutturabile dal punto di vista pubblicistico ma non recante alla proprietà interessata plusvalenze giuridicamente apprezzabili, non trattandosi di area adibita alla realizzazione di interventi privati a qualsiasi titolo, quali edilizia residenziale, direzionale, alberghiera od a carattere produttivo.
La Corte d’Appello, pronunciandosi in materia, aveva, in accoglimento degli esiti istruttori disposti, ritenuto l’area comunque trasformabile e dunque assoggettabile ad un maggior corrispettivo indennitario, per contro contrastato dal Comune di Collagna in quanto reputato non corrispondente, né alle valutazioni Ici (peraltro accettate dalla proprietà) né al sistema ordinamentale di quantificazione degli indennizzi di competenza della proprietà privata.
L’impugnazione davanti alla Suprema Corte di Cassazione, con l’assistenza del Prof Avv. Giovanni Bertolani, ha visto il pieno accoglimento delle rimostranze comunali, nella Camera di Consiglio del febbraio scorso, non certo rivolte al tentativo di riduzione del dovuto quanto al rigoroso esborso del danaro pubblico, nel duplice rispetto alle contribuzioni della cittadinanza ed all’attuale grado di acuta crisi della finanza pubblica.
La Suprema Corte ha stabilito in proposito un criterio innovativo, volto a ritenere neutro, ai fini indennitari, la trasformabilità o meno del bene per usi comunque d’interesse pubblico ed ha invece integralmente accolto la tesi comunale dell’incrementabilità dell’indennità limitatamente alla sola ipotesi in cui l’acquisizione coattiva del bene inibisca la realizzazione di precostituiti diritti edificatori d’interesse privatistico.
In conseguenza dei principi di diritto sanciti dal supremo giudice ordinario, gli atti sono stati restituiti alla Corte d’Appello, a diversa sezione, per un allineamento della pronuncia di merito da adottare, in modo da conformarla ai criteri ermeneutici validati dal giudice a quo.
L’autorevolezza delle conclusioni rassegnate consentirà a tutti i comuni, e non solo di quello di Collagna, di tenere conto delle conclusioni, cui è pervenuta la Suprema Corte, comportante la certo gradita implicazione di un uso più puntuale, ed alla fine parsimonioso delle risorse pubbliche.
(Ugo Caccialupi, sindaco di Collagna)
So che non si dovrebbe interloquire da un media nei riguardi di un altro media, ma devo dire che stamattina mi ha fatto un po’ sorridere nell’articolo dell’@CInformazione#C una battuta di Marino Rivoli (che so essere lettore di @CRedacon#C e solo per questo mi permetto di citarlo), che affermava: “Ora spetterà alla corte d’appello, la quale avrebbe disposto delle perizie, decidere su questa diatriba”. In realtà in Italia i procedimenti giudiziari prevedono tre gradi di giudizio: primo grado, appello e Corte di Cassazione. Questa è una sentenza della Corte di Cassazione (quella della Corte d’Appello ci fu nello scorso febbraio) e perciò inappellabile. La questione quindi può essere considerata con questo passaggio definitivamente chiusa. Tant’è che sono proprio le sentenze della Cassazione che in Italia valgono come norme anche per il futuro se si verificano casi simili.
(Commento firmato)
La procedura penale (non) è un’opinione…
Caro commento firmato, immagino che lei avesse ottime motivazioni per intervenire nel merito di questa vicenda, ma mi creda avrebbe dovuto almeno informarsi prima di scrivere tali eresie… Le garantisco infatti che nel nostro sistema giudiziario le sentenze della Corte di Cassazione per quanto autorevoli siano non costituiscono affatto fonti del diritto. Vi sono poi ipotesi in cui la Suprema Corte nel cassare in tutto in parte una sentenza può prevedere il rinvio degli atti alla Corte di appello, che è tenuta a pronunciarsi nel ripetto dei principi espressi dalla Cassazione. Non conosco la vicenda de quo e non so dirle se è questo il caso, ma mi creda è un’ipotesi molto frequente.
Cordialmente.
(Azzeccagarbugli)
Per commento firmato
Caro commento firmato, non c’è nulla da sorridere per quello che ha detto il Sig. Rivoli sull’@CInformazione#C, ma da sorridere a quello che dice il sindaco, in quanto la causa del Palaghiaccio non è ancora finita; infatti dalla Corte di Cassazione è stata rinviata alla Corte di appello di Bologna che deve, richiedendo un’ennesima perizia, ristabilire l’indennizzo di esproprio e se una delle parti non è soddisfatta tornare in Cassazione. Quindi come vede è tutto da definire… E comunque intanto si continuano a spendere soldi pubblici.
Saluti.
(Commento firmato)