Dopo mesi dal fatto, un bracconiere si è visto appioppare il foglio di via obbligatorio per tre anni dal territorio del comune di Villa Collemandina, che rientra nel Parco nazionale dell'Appennino tosco-emiliano.
La vicenda ha preso le mosse nell'ottobre scorso. Il Comando stazione della Forestale di Corfino, in quel di Lucca, aveva individuato il soggetto in località Rifugio Cella, nel comune di Villa Collemandina, sempre nel lucchese, non lontano dal confine regionale Toscana/Emilia-Romagna, nel pieno del Parco nazionale, sequestrandogli 10 uccelli, di cui 5 già morti (3 tordele, 1 merlo ed 1 cesena), un richiamo elettromagnetico e le reti usate quale mezzo di caccia. "Un fatto gravissimo", dice il Cta che ha diramato una nota in proposito, "tanto che all’esito delle indagini la Procura della Repubblica di Lucca ha contestato al bracconiere, sig. A.R., già privo del porto d’armi, il delitto di furto venatorio aggravato per destrezza".
Il Corpo Forestale dello Stato - CTA (Coordinamento territoriale per l'ambiente) di Cervarezza, competente per il territorio dell’area protetta, ha ritenuto che un caso del genere andasse posto all’attenzione anche della Questura interessata, "in considerazione che l’ambiente va oggi considerato quale bene immateriale unitario, la cui protezione è assimilata a quella propria dei diritti fondamentali e inviolabili della persona umana e si configura quindi come diritto all’ambiente salubre, come già ribadito da tante sentenze di condanna per simili ed altri reati".
Nel caso specifico, le considerazioni espresse dal Corpo Forestale dello Stato, unite ad altri fatti che da tempo avevano portato la Questura di Lucca a ritirare il porto d’armi al bracconiere, hanno fatto risolvere la Divisione Anticrimine competente ad adottare un grave provvedimento di "rimpatrio con F.V.O. dal Comune di Villa Collemandina", a carico del citato bracconiere: ora, in quel territorio comunale che in parte è parco nazionale, l'indagato non potrà più entrare per i prossimi tre anni.
Il Coordinatore Territoriale dichiara: ”Questo episodio conferma che il bracconaggio nel parco nazionale, esercitato a danno dell’ambiente ed anche di specie particolarmente protette, necessita di una dura repressione da parte del Corpo Forestale dello Stato, il quale può richiedere ed ottenere anche in questo campo, in determinate circostanze, l’applicazione di misure di prevenzione che le Autorità competenti adottano in genere solo a carico di persone indagate per delitti molto gravi.”.