Venerdì pomeriggio, qualche minuto prima dell’orario concordato, raggiungiamo la stazione di Reggio - dove abbiamo l’appuntamento con Francesco Petretti, che viaggia in treno - e lo troviamo, incredibilmente in anticipo, ad attenderci di fronte all’ingresso principale, incantato a contemplare il fiume di biciclette che gli sfreccia davanti. “Ma che città meravigliosa, tutti in bici!!”. Ci accoglie così il naturalista Petretti, cortese e simpatico, estasiato dalla “Città del Tricolore” che per un romano “doc” che vive e lavora nel cuore della capitale evidentemente colpisce per la sua dimensione umana e rilassata. In macchina ci tempesta di domande, tanto da indurre la sottoscritta, che aveva l’intenzione di intervistarlo, a pensare di essere lei l’intervistata, insieme all’assessore all’ambiente Ettore Giovannini e al comandante della Polizia municipale di Casina Corrado Bernardi, alla guida dell’auto. Le aree protette, il Parco nazionale, l’economia, l’artigianato, il Parmigiano Reggiano, gli insediamenti urbani, la flora e la fauna... Tutto lo interessa. Il paesaggio collinare lo affascina. Le nostre risposte lo incuriosiscono e ci promette di tornare in primavera per una escursione fino alla vetta del Cusna e, perché no, con la troupe cinematografica per uno speciale dedicato al territorio.
A Casina, la sala civica del Centro culturale lo attende strapiena. Adulti e ragazzini della scuola media “Giorgio Gregori”, accompagnati dai genitori e dall’insegnante di scienze Sergio Guidetti, seguono attentamente il professore che con il piglio ammaliante del narratore di fiabe ci fa vedere l’evoluzione della vita sulla terra come la pellicola di un film che prende pian piano forma sotto i nostri occhi incantati. “Un film che dura da 4 miliardi di anni”, racconta il naturalista, “e che ha rischiato di interrompersi per cinque volte, cinque storiche estinzioni che hanno cancellato per sempre dalla terra alcune specie, e ne hanno fatto sopravvivere altre”.
Il racconto avanza e letteralmente si “sfoglia” attraverso le illustrazioni a pennarello di animali e ambienti che rafforzano e completano la narrazione di un tema di per sé assai delicato e complesso qual è quello della biodiversità come risorsa fondamentale per garantire la vita sulla terra. “Oggi la biodiversità è fortemente minacciata”, spiega Petretti, “dal 1800 ai giorni nostri stiamo purtroppo vivendo la sesta estinzione. Moltissime specie di piante e di animali sono già scomparse e ben presto migliaia di altre forme di vita saranno definitivamente cancellate dal pianeta”. “Oggi non possiamo prevedere con precisione le conseguenze di queste perdite”, continua, “ma è certo che arriverà il momento in cui di questa catena verrà a mancare l’anello fondamentale che segnerà il punto di non ritorno, come ad un aereo che pian pianino perde i suoi pezzi e ad un certo punto, inevitabilmente, crolla”.
Ma c’è spazio anche per un po’ di ottimismo nella relazione del professore, quando parla dell’Italia: “Non esiste altra nazione europea che possa vantare un pari numero di ambienti naturali e di specie animali e vegetali, che includono organismi tropicali e relitti delle epoche glaciali, e questo grazie alla complessa storia geologica e climatica della penisola. Sopravvivono specie endemiche uniche in tutto il mondo”, sottolinea Petretti, e cita la “salamandrina dagli occhiali” presente anche nel nostro Appennino.
E per finire, dopo alcune domande del pubblico che non ha mai mostrato cedimenti d’attenzione, il viaggio nella vita sulla terra termina con una piccola “fiaba”, metafora dell’importanza della collaborazione reciproca per la reciproca sopravvivenza. E’ la storia (vera!) del piccolo uccellino “spazzolino” che ripulisce la bocca del coccodrillo dai resti del cibo rimasti impigliati tra i suoi denti ed a cui il rettile, riconoscente, consente di nidificargli accanto e di godere in tal modo della sua protezione. La morale è chiara. La lezione pure. E tutti si contendono i disegni, con tanto di dedica, di questo piccolo (ma solo di statura!!) uomo che ha reso grande una serata di marzo a Casina.
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Chi è Francesco Petretti
Francesco Petretti, biologo, insegna gestione delle risorse animali all’Università di Camerino e comunicazione della scienza all’Università del Molise. E’ membro del Comitato scientifico del WWF e ha diretto i programmi per la biodiversità della stessa associazione. Collabora con il periodico Io Donna (Corsera) ed è direttore scientifico della rivista Oasis. Ama disegnare gli animali e raccontare la loro vita, anche attraverso favole e storie che animano i suoi interventi televisivi. Ha realizzato documentari naturalistici che sono stati trasmessi dalle maggiori reti televisive italiane nei programmi PAN Storie Naturali (RAI3), il Mondo di Quark (RAI1), Geo&Geo (RAI3) e che sono stati premiati a festival nazionali ed internazionali (Festival Wildscreen BBC di Bristol nel 1985 “The life of the Snake Eagle” e Festival del film della montagna di Trento). E’ autore e conduttore di programmi radiofonici e televisivi di scienza ed ecologia come “L’anello di re Salomone” per Radio 2 RAI, “La pagina della Scienza” per Radio 3 RAI, “Spazio verde” (Stream TV). Dal 1997 è esperto naturalista del programma GEO&GEO per RAI 3 ed è consulente scientifico di vari programmi televisivi (Quark, Passaggio a Nord Ovest, Explora).È autore di testi universitari e divulgativi a carattere scientifico e naturalistico, editi da Mondadori, Rizzoli, Edagricole, Il Sole24 Ore.
Ah, che serata!!!
(sg)
Petretti ci aiuta a capire il valore inestimabile del lavoro dei parchi
Francesco Petretti è un grande comunicatore di cose di natura. Mai sopra le righe, comunque sempre in possesso del dato e della chiave giusta per spiegare, emozionare, convincere. Quando dice che l’Italia è il paese europeo con la maggior ricchezza di ambienti naturali e di specie animali e vegetali non lo dice per una sorta di orgoglio nazionalista, ma per richiamare alla responsabilità che noi italiani abbiamo riguardo alla salvaguardia di un patrimonio che, evidentemente, non è solo nostro.
Francesco Petretti ha anche appena concluso (purtroppo) una esperienza alla guida di un Ente – Romanatura – che gestisce quattordici tra riserve e parchi naturali della capitale. Ha messo cioè la sua esperienza e le sue conoscenze al servizio di attività concrete di salvaguardia: quelle attività che proprio soggetti specializzati come i parchi sono deputati a svolgere e che nessun altro può svolgere meglio di loro. Quando Petretti richiama alla responsabilità nazionale nei confronti della biodiversità lo fa dunque con piena cognizione delle enormi potenzialità che i parchi hanno in proposito, dei notevoli successi che hanno già al loro attivo in questi anni di lavoro, ma anche dei gravi problemi che stanno attraversando per carenza di adeguate politiche di indirizzo e coordinamento a livello nazionale e per il persistente disinteresse sulla loro sorte economica e organizzativa.
Mentre scrivo questo commento i tecnici del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, con l’apporto di colleghi di altri parchi, stanno svolgendo un importantissimo lavoro di censimento e monitoraggio della popolazione di lupi. Stanno raccogliendo informazioni essenziali per la gestione della biodiversità della montagna (e magari potranno dare qualche dato interessante già nel prossimo incontro di “Con Demetra”, previsto a Casina il 18 marzo). Se moltiplichiamo la mole di questo lavoro, e l’insieme dei suoi risultati, per i cento e passa parchi italiani, per le molte specie “a rischio” – tanto animali che vegetali – possiamo avere un’idea del contributo che ne viene alla conoscenza e alla gestione. E avremo comunque esaminato solo una parte del prodotto che i parchi ci consegnano: bisognerebbe aggiungere ciò che fanno per la promozione delle attività economiche compatibili, per la tutela di produzioni agroalimentari di pregio e anch’esse a rischio, per l’educazione all’ambiente, eccetera, eccetera… Il tutto con un investimento risibile: tutti i parchi nazionali insieme, ad esempio, costano all’anno ad ogni italiano meno del costo di un caffè consumato al bar.
Francesco Petretti ha bene spiegato quale valore inestimabile abbiano le conoscenze e, soprattutto, gli interventi per la difesa della biodiversità. Servono a mantenere l’equilibrio complessivo, ad evitare che il sistema naturale perda i pezzi e, alla fine, “come un aereo senza le ali”, crolli. Rimanere in volo, vale la spesa di un caffè?
(Luigi Bertone, già direttore della Federazione italiana dei parchi)
Guardiamoci intorno
C’è purtroppo una scarsa conoscenza e consapevolezza dell’ingente capitale di natura e cultura di cui dispone il nostro paese e anche il nostro Appennino. Questo potrà essere la leva di nuovo lavoro, nuova qualità della vita e nuova competitività economica se sapremo investire tempo, passione e risorse in questo campo, anche qui vicino a casa. Per l’Appennino, col Parco nazionale, il patrimonio matildico, il nostro Parmigiano Reggiano (per citare tre eccellenze) e non solo con essi. Serve più conoscenza e più impresa e soprattutto più collaborazione. I beni pubblici, come le risorse di biodiversità e paesaggio, non sono affatto dei costi, ma il capitale fisso su cui costruire nuovi Made in Italy e, qui da noi, nuovi Made in Appennino.
È di questi giorni la notizia che anche la Germania, dopo la Francia e la Spagna, ci sta superando nel turismo. Eppure l’Italia ha un patrimonio immenso, diffuso e sconosciuto su cui far leva, oltre le note e notissime città d’arte. Dobbiamo crederci. Investire nella tutela, far crescere i valori di una ruralità moderna e colta può ricollocare l’Appennino come luogo di nuovi lavori e prodotti materiali e immateriali, sottraendolo al ruolo di periferia o al massimo zona residenziale di altri centri e altri circuiti. Non mancano terra, ambiente, paesaggio, storia e neppure risorse umane. Ma forse siamo un po’ distratti o troppo attratti da modelli consumistici e materiali alquanto effimeri, impersonali e incapaci di interpretare le ricchissime identità, naturali e culturali, del paesaggio e del territorio italiano… C’è una ricchezza della natura, vorrei dire della geografia, anche vicino a noi, che aspetta di essere messa in valore. E… grazie agli organizzatori!
(Fausto Giovanelli, Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano)
La serata è stata interessantissima e Petretti è bravo, molto chiaro e simpatico.
(Manu64)
Salviamo gli habitat, prima di tutto!!
A supporto degli autorevoli contributi di Bertone e Giovanelli ed a completamento di quanto riportato di sopra nell’articolo, cito ancora Petretti – nel bell’incontro a Casina – allorché afferma che “se non sappiamo con certezza quali sono gli animali e i vegetali la cui scomparsa metterà definitivamente in forse la vita sulla terra, non possiamo stilare una classifica ‘d’importanza’ tra le specie viventi. Se da un lato, quindi, è doveroso portare avanti azioni dirette di salvaguardia, dall’altro è anche assolutamente prioritario investire risorse nella conservazione di habitat naturali nel loro insieme”. E ciò ancora una volta evidenzia l’importanza della presenza sul territorio di aree protette e di enti, come il nostro Parco nazionale, che, quotidianamente, lavorano per il conseguimento concreto di questo obiettivo.
(Lucia Manicardi)