Home Cronaca Mercede Pelliciari di Bussina: una persona ci lascia, una casa si chiude

Mercede Pelliciari di Bussina: una persona ci lascia, una casa si chiude

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Con il marito Aldo Caroli, morto sei anni fa, abitava a Rio Bussina, oggi via Monte Portola, dagli anni sessanta, quando l’abbandono della mezzadria li aveva fatti scendere dal vicino fondo di Bussina nella casa costruita durante la guerra a margine della statale. Lascia le figlie Franca e Carla, i generi Duilio Ghizzoni e Mario Sassi, i nipoti Massimo Sassi e Simona Ghizzoni, il fratello Benedetto, le sorelle Lidia e Vittoria, cognati e cognate e numerosi nipoti e pronipoti. I funerali si svolgeranno domenica 27 febbraio con partenza dalla casa dell’estinta, in auto, per la chiesa di Pantano, dove alle 11 sarà celebrata la S. Messa, quindi la salma sarà accompagnata al cimitero di Casina dove verrà tumulata accanto al marito.

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  1. Dove sei, Zia Mercede, zia delle favole e dei presepi, della parola che scopre mondi e consola…
    Mi piace ricordarti nella cucina di Bussina, nella nostra famiglia allargata, mentre con tua cognata Eda, mia mamma, giovani spose entrambe, fate la polenta: una versa la farina e l’altra mescola, ma quella che versa la farina intanto legge da quei libroni dalle pagine grossolane storie tragiche e appassionanti: “Il fiacre numero 13”, “Amore dolore espiazione…”. E quando gli uomini fanno la loro quotidiana scappata al bar, voi accompagnate il lavoro, il cucire come lo spazzare, allo stesso modo.
    Nei pomeriggi di neve si metteva mano alla vera biblioteca di famiglia: la cartella di Franca e Carla. Allora dal libro di lettura facevano capolino i classici e li imparavamo tutti, piccoli e grandi: “Viveva con sua madre in Cornovaglia, un dì trasecolò nella boscaglia, nella boscaglia un dì tra cerro e cerro vide passare un uomo tutto ferro…”. Risuona ancora evocativa la tua voce. Poi arrivava il cambio da mio papà: “Dopo dieci anni, dieci tutti interi, Breus, il cavalier dei cavalieri sostò pensoso innanzi quel castello. Era fradicio e rotto il ponticello”. Brèus – con l’unico accento che conoscevamo – il cavalier dei cavalieri, è rimasto nel tempo quasi il nostro saluto, il nostro lasciapassare, la cifra di riconoscimento della famiglia come era cominciata…
    Mi piace ricordarti nel tuo unico momento di vera libertà, quando, servito in tavola il pasto a tutti, a settembre prendevi un pezzo di pane e andavi a mangiartelo in santa pace con l’uva bianca, dolce, staccata direttamente dai tralci, seduta accanto al filare un poco scostato ma non troppo lontano da casa. Lo sguardo correva in alto, lontano: a cosa pensavi, cosa ricordavi, cosa sognavi?
    Com’eri disperata invece quando nella tua casa sulla strada i ladri ti portarono via i piccoli risparmi del tuo lavoro a Casina tenuti da parte per fare bello il matrimonio della Carla! E proprio a pochi mesi dalla data, quando avresti dovuto cominciare a spenderli! Che dolore, credo di non averti più visto piangere così! Non volevi avesse problemi la Carla il giorno del suo matrimonio, la volevi felice felice. Chissà per cosa li avranno usati i ladri quei soldi! Sai, di solito si trova normale l’acquisto di una casa in centro “per quando si è vecchi”, per non essere da soli lontano da tutti. Lo zio non ha neanche preso in considerazione la cosa, non solo perché a esser vecchio proprio non ci ha mai pensato, ma soprattutto perché sapeva che non sareste rimasti soli, che le figlie sarebbero tornate ad accudire la vostra vecchiaia. E così è stato: dopo gli 80, alla lettera dopo gli 85, non avete trascorso un giorno da soli! Onorati nella vostra casa. Ecco, zia, se dovessi fare un titolo per te, farei proprio questo: Onorata nella sua casa. Come tu sempre hai onorato la vita. E ascoltato lo zio Aldo, anche quando non c’era più. Che tu sia nel più alto dei cieli.

    (Giovanna)