Un montanaro intervistato dalle televisioni nazionali e dall'Osservatore romano. Un montanaro orgoglioso che non si schioda dalla sua Cerreto Alpi e che ha fatto discutere per essere passato da idolo punk a cattolico praticante. Ha ripreso la sua attività di cantante con un tour partendo da Bologna. Sull'ultimo numero de "La Libertà" un articolo, che proponiamo di seguito, analizza la ripartenza musicale di GLF accompagnato dai musicisti Bonicelli e Rossi noti per avere dato, in passato, vita al celebre gruppo degli Üstmamò.
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"A cuor contento" è il titolo del nuovo tour di Giovanni Lindo Ferretti, che ha esordito la sera di sabato 12 febbraio all’Estragon Club di Bologna, accompagnato da Ezio Bonicelli al violino e Luca Rossi al basso e tastiera, ex degli Üstmamò.
Il concerto ha abbracciato i trent’anni di carriera musicale di Ferretti, passando da brani come "Depressione Caspica", "Tabula Rasa Elettrificata", "Radio Kabul", al
recente lavoro - mai presentato in pubblico - "Ultime Notizie di Cronaca", un concentrato di poesie in musica.
Pezzi storici, quelli proposti a Bologna, che raccontano il percorso di un gruppo - dai CCCP Fedeli alla linea ai CSI (Consorzio Suonatori Indipendenti), poi PGR (Per Grazia Ricevuta) - che ha lasciato un segno nella musica alternativa. A Bologna la rossa, la città di quella "Emilia Paranoica" che ha assorbito i CCCP con la loro idea di punk che da principio "non è una questione politico-ideologica,
nè religiosa".
Qualche nota polemica si è sparsa tra i fan durante l’attesa, una polemica legata dal principio di coerenza "Ferretti non sta più con noi...". L'unica cosa probabilmente condivisibile all’unanimità va al di là della matrice ideologica di Ferretti, al di là del percorso spirituale, quasi circolare, che dopo un allontanamento sperimentale torna all'origine. In un certo senso il termine giusto non è 'coerenza' per chi mira ad una contestazione della sua dichiarata posizione odierna; non può esserlo, se di un ritorno si tratta e se quell'origine non ha mai smesso di palesarsi anche nelle sue canzoni.
Nel caso di Ferretti, sono i suoi stessi collaboratori a dire che in fondo lui è sempre stato così, con chiaro riferimento alle radici, alle tradizioni, alla famiglia, alla fede. La maturità non è altro che un allineamento di princìpi che
deriva anche da una turbolenza e, dopo tanto sbandare, il ritorno a casa ha coinciso - come appare chiaro dall'espressione stessa - con una scelta tra tante.
Si può essere critici ad oltranza, ma certo non si può non riconoscere a Ferretti di essere stato tanto volontariamente provocatorio da giovane punk - quando indossava
le divise dell’Armata rossa, e cantava "Spara Jurij" -, quanto involontariamente lo sia oggi da artista maturo, che racconta del suo ritorno alla fede a "L’Osservatore Romano".
Contestatore e provocatore fin che si vuole, ma sempre voce autorevole di un musicista che ha portato la provincia emiliana nello scenario italiano ed europeo.
E il cerchio si chiude, l’esperienza artistica rimane invariata, la qualità musicale non subisce l'influenza delle 'variazioni spirituali'. La verità è che chi legge, al posto dei versi delle canzoni dei CCCP, un manifesto di una posizione politica, non ha colto invece le parole che si legano solo attraverso pensieri profondamente umani, proprio grazie ai quali le poesie dei testi sopravvivono chiaramente.
Chi conosce Ferretti solo per gli slogan di "fedeltà alla linea" ha tralasciato la critica che vi sta dietro, la presa in esame più ampia di princìpi che non si trovano in un manifesto. L'ideologia si evolve e le posizioni cambiano, ma
è l'elemento sensibile che garantisce la sopravvivenza dei pensieri.
Ecco perché si continuano ad ascoltare ancora oggi, e perché restano testi validi, al di là di un percorso di vita. Perché le idee possono cambiare, ma gran parte di ciò che è scritto da Ferretti è così profondo da toccare i suoi princìpi più inviolabili. Ed ecco anche perché i testi di CCCP, CSI e PGR possono trovare spazio sullo stesso palco. Ne è la prova la frase di Ferretti alla fine del concerto - "Qualcosa non ha funzionato, qualcosa ha funzionato, ma la cosa che ha funzionato meglio siete stati voi" - ed il tutto esaurito al suo live, nonostante per molti
non sia più un emblema.
Ferretti riesce ancora a catturare l’attenzione del pubblico perché in modo originale ha sempre preso le distanze dalla banalità dilagante del nostro tempo. È un uomo che ha superato momenti di buio ed ha trovato consolazione negli squarci di luce del suo amato Appennino. Un uomo che a cuor contento auspica "giorni di sole per illuminare il buio del presente".
Tutto esaurito ma…
Ho avuto il piacere (mica tanto…) di essere a Bologna all’Estragon e anch’io ho notato con stupore che il locale era tutto esaurito. E’ vero che sono stati percorsi 30 anni di carriera, ma chi si aspettava un bel concerto nostalgico secondo me è rimasto deluso. E a sentire le urla dei fan che gridavano “CCCP!” erano in tanti a volerlo. A sentire gli arrangiamenti in chiave elettronica di canzoni storiche, su tutte “Unità di produzione”, e le litanie di quelle dell’ultimo album a me veniva voglia di uscire dal locale…
(Commento firmato)
Cito dall’articolo: “Si può essere critici a oltranza, ma certo non si può riconoscere a Ferretti di essere stato tanto volontariamente provocatorio da giovane (…) quanto involontariamente lo sia oggi da artista maturo”. Involontariamente?
Ehm… ma non è cambiato poi così tanto!
(Annalisa)
Ero all’Estragon: veramente impressionante il numero di persone, di ogni età. Queste due cose mi hanno molto colpito e fatto piacere. La prima metà del concerto l’ho trovata pesante e molto lenta. Il resto mi è piaciuto. Era il primo concerto, tensione molto alta a detta anche dello stesso GLF.
Diventando vecchio però ammetto che Ferretti mi piace di più quando scrive che quando canta, anche se scrive e dice cose che non sempre condivido, ma le dice e scrive benissimo!!!! Genio? Non so, ma sicuramente geniale.
(Roberto Tedeschi)