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Al ministro dell’ambiente 500 firme contro il presidente del Parco. La risposta del Parco: “Pura propaganda!”

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Riceviamo dall'ufficio stampa del consigliere regionale Fabio Filippi e pubblichiamo la seguente nota.

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Inefficiente la gestione del Parco nazionale, raccolte 500 firme
Nei prossimi giorni Filippi consegnerà le firme al ministero dell’ambiente

“No ad una gestione inefficiente del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. Un No avallato da oltre 500 firme, montanari che si sono recati spontaneamente negli uffici dei promotori dell’iniziativa, il perito agrario Giandomenico Borghi e l’ecoselettore, relativamente l’attività venatoria, Umberto Gianferrari e l’impresario Luciano Aldini, per manifestare il proprio dissenso nei confronti della dirigenza del Parco.” Ad affermarlo è Fabio Filippi, Consigliere regionale del Popolo della Libertà.
“Sono già trascorsi dieci anni – aggiunge Filippi – dall’inaugurazione del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. I risultati sono deludenti. Scelte politiche mal digerite dai montanari, nessuna crescita, solo vincoli e nuovi balzelli burocratici. Le promesse della Sinistra, non sono state mantenute: l’impegno delle istituzioni è stato scarso; lo sviluppo economico, collegato al turismo, non c’è stato; il sistema agricolo è stato penalizzato da nuove restrizioni. La qualità della vita dei montanari è peggiorata.
Il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano è oggi una macchina in panne.
Le risorse disponibili servono, a mala pena, per coprire le retribuzioni della dirigenza e del personale.
Per non parlare della polemica, che da mesi tiene banco in Appennino, sul doppio incarico e sul triplo stipendio del Presidente del Parco, l’ex senatore Pd Fausto Giovanelli.
Oltre a dirigere l’ente, Giovanelli, da alcuni mesi ha pure ripreso anche l’attività di insegnante, nel polo scolastico di Castelnovo ne' Monti.
Due mansioni pubbliche e due salari.
A nulla sono valse le proteste dei cittadini, il Presidente non vuole rinunciare a nessuno dei due impegni.
La gestione di un istituto importante come il Parco nazionale non può essere part-time. A rimetterci sono i cittadini. L’attuale dirigenza non è più in grado di dare sufficienti garanzie.
Occorrono iniziative serie per rilanciare lo sviluppo del nostro territorio, incentivare il turismo, promuovere gli sport invernali e le iniziative culturali dell’Appennino, favorire la nascita di attività commerciali ed artigianali, programmare campagne informative e promozionali efficaci. C’è ancora molto da fare, riorganizzare una struttura ingessata, incapace di produrre progetti seri.”
Borghi, accompagnato da Gianferrari e Aldini, ha consegnato le 520 firme raccolte al Consigliere Filippi, il quale ha già conferito con il Capo di Gabinetto, Michele Corradino, del Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, è già stato fissato un incontro a Roma per la consegna delle firme e per affrontare un problema che non può più essere prorogato.

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E di seguito la risposta che riceviamo dall'ufficio stampa del Parco nazionale.

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Come le vacche di Mussolini… le 500 firme sono sempre le solite, annunciate quattro volte.

Pura propaganda, costruita a freddo e senza alcun riferimento ai dati reali.
E’ questa l’operazione che, per basse ragioni di bottega, è stata innescata contro il Parco.
C’è da chiedersi se sia accettabile che, per coltivare un piccolo orticello elettorale (le cinquecento firme stentatamente raccolte sono poche in assoluto, ma possono garantire la sopravvivenza politica di qualcuno) si sparga fango su una istituzione giovane e che sta facendo miracoli per affermare il proprio ruolo.
Chi accusa lo fa senza accorgersi di usare le stesse stantie argomentazioni antiparco di sempre, mentre la realtà è nel frattempo cambiata; oppure lo fa sapendo di mentire e tentando così di coprire una situazione che è l’esatto opposto di ciò che si vorrebbe rappresentare.

Quali vincoli?
E’ possibile sfidare i propagandisti e chiunque altro a fornire un solo caso di impresa agricola che abbia trovato nel Parco un ostacolo.
Altro che ‘nuove restrizioni’: con il Parco è entrato in campo un nuovo sostenitore della nostra agricoltura e sono invece molti i casi specifici in cui gli operatori agricoli hanno trovato appoggio nelle loro scelte. Ma in generale tutti, dagli allevatori alle latterie, dai mielicoltori agli agriturismi, sanno oggi di poter contare sul Parco per la crescita in qualità, per la promozione e diffusione dei prodotti, per l’integrazione nei circuiti informativi e turistici.
Un sostegno che riguarda in realtà tutte le attività economiche tipiche della montagna, principalmente quelle del turismo di natura.
Anche in questo caso contano i fatti: i propagandisti potrebbero, per esempio, partecipare il prossimo 14 febbraio alla presentazione del progetto Eco-cluster per la qualità ambientale del distretto di Cerreto Laghi, che il Parco sviluppa in partenariato con gli operatori locali.

Quale immobilismo?
Solo quattro anni (e non dieci) sono passati da quando il Parco ha una amministrazione e un presidente (e meno di un anno da quando ha un Consiglio funzionante). E in questo breve periodo sono state istituite le sedi in montagna (prima si trovavano a Reggio Emilia e Lucca) sono stati adottati gli strumenti di Piano, sviluppati programmi di ogni tipo e in ogni campo, dalla comunicazione alla promozione turistica, dall’educazione ambientale alla gestione naturalistica.
A dimostrarlo sono le cifre: quattro centri visita aperti in collaborazione con i privati; venti punti informativi presso esercizi privati, le ‘Porte del Parco’ in fase di realizzazione, cantieri aperti (o già conclusi) per complessivi 4,5 milioni di euro, con interventi a Cecciola, Civago, Sologno, Busana, Ligonchio, Cerreto Alpi, per rimanere al solo quadrante reggiano. Progetti di alta qualità a valenza nazionale come l’Atelier delle Acque e delle Energie e Parchi di Mare e d’Appennino, o internazionale, come Parco nel Mondo.

Quale carrozzone?
Contrariamente a quel che sostengono i propagandisti, il bilancio del Parco copre ancora tranquillamente le spese di dirigenza e personale, che richiedono in effetti solo un terzo delle risorse disponibili. Una situazione da record positivo, tra gli enti pubblici, salvaguardata nonostante i tagli senza precedenti operati dal governo.
Un governo con cui i propagandisti sono solidali, come si vede, anche nell’attacco ai parchi.
E ancor più positivo è il fatto che in questi quattro anni il Parco sia riuscito, costruendo partenariati e progetti e accedendo a bandi europei, nazionali e regionali, a moltiplicare le risorse di bilancio per due o anche tre volte rispetto ai trasferimenti ordinari dello Stato. Risorse che sono state assicurate a questo territorio e alle sue attività proprio grazie all’esistenza e al lavoro del Parco.

Non si può sapere se davvero al Ministero dell’Ambiente avranno tempo per incontrare i tre promotori: l’ecoselettore, l’impresario e il consigliere regionale del Pdl. Può essere che, per cortesia, qualcuno riceva la bustina con le cinquecento firme. Ma chissà che la gita a Roma non possa essere per loro l’occasione utile per imparare dal Ministero qualcosa della situazione del nostro Parco. I nostri bilanci, le nostre attività, la comparazione tra la nostra produttività e quella degli altri parchi nazionali, sono infatti tutte cose ben note agli uffici del Ministero, evidentemente ben più che ai propagandisti di Castelnovo. Così come al Ministero sanno bene che non c’è un solo presidente di parco nazionale ‘a tempo pieno’, ma che tutti - professori universitari, docenti di scuola media superiore, giornalisti, avvocati, dirigenti d’azienda – hanno necessariamente altre attività. Ciò che forse ancora non sanno nemmeno al Ministero dell’Ambiente è che, con il bilancio 2011, il presidente Giovanelli ha devoluto la propria indennità all’Atelier delle Acque e delle Energie di Ligonchio.