Proponiamo una poesia di Angiolina Casoni. Eccola di seguito.
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Aspettavamo una settimana
la mattina della Befana;
la sera prima, in orario,
pregavamo il rosario.
Andate a letto – diceva mamma –
se volete che venga la Befana!
Tutta notte battagliavamo,
e a bassa voce ridevamo;
e quasi mai ci si addormentava
fino a quando il gallo cantava…
Poi saltavamo giù dal letto
velocemente ma con rispetto
per guardar dentro i calzetti:
qualche noce, gli scacchetti,
caramelle e mandarini,
un po’ d’aglio e torroncini.
Nell’insieme cose buone,
anche se c’era un po’ di carbone…
Per noi tutti la Befana
era buona come una mamma.
Un grosso sacco e un bel nasone,
un manto nero come il carbone,
con una scopa vecchia assai
che a piedi non la lasciava mai,
sempre puntuale lei arrivava,
pur se pioveva o nevicava.
Anche se vecchia ci piaceva
per la poesia che racchiudeva.
Oggi i ragazzi diversamente
la sua immagine hanno in mente;
la fisionomia è cambiata:
come una strega è diventata.
I nuovi fumetti e la loro cultura
hanno alimentato la paura,
che per poter dormire conduce
a tenere accesa la luce.
La moderna filosofia
ha seppellito la poesia.