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Ancora sul canile comprensoriale / Giovanni Ferrari: “Da Marconi mi aspettavo ben altra risposta…”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Nel commentare le mie riflessione sul canile comprensoriale della montagna il sindaco Marconi se la cava con le classiche frasi di circostanza:
• non voglio polemizzare con l’amico Gianni Ferrari;
• le sue affermazioni sono strumentali e superficiali.

Essendo egli un politico di lungo corso sa perfettamente che è stato solo chiamato in causa nel suo ruolo di pubblico amministratore e sa altrettanto bene che si ricorre al lessico da lui utilizzato quando si vogliono eludere ed aggirare le domande poste. Il dott. Marconi, infatti, pur dichiarandosi a perfetta conoscenza delle problematiche riguardanti il canile comprensoriale nulla ci dice sulla chiusura di quello ubicato a Minozzo-Salatte e nessuna parola proferisce sul come faranno i comuni montani a reperire le risorse per la costruzione del nuovo canile, visto che rispetto al costo stimato di un milione di euro (quello effettivo lo sapremo solo a fine lavori, sperando di non trovarci con amare sorprese) il contributo regionale non copre neanche la quinta parte; e visto altresì che incombono ed urgono altre priorità sul fronte socio-economico (lo ha di recente ricordato lui stesso alle associazioni ambientaliste - vedasi le pagine di Redacon del 9 c.m.).

Priorità che, in quanto tali, non possono non avere la precedenza nella destinazione delle risorse economiche disponibili (che sono in costante calo causa un insieme di fattori, ma per le forze di sinistra la responsabilità ricade comunque e sempre sull’attuale governo).

Il dott. Marconi non fornisce poi spiegazione alcuna circa quello che sembra essere un paradosso burocratico-amministrativo, vale a dire il fatto che sulla localizzazione del canile in località Croce di Castelnovo ne' Monti fossero stati assunti impegni ben precisi, accompagnati da atti deliberativi - come sostengono tre associazioni ambientaliste - quando invece mancavano i presupposti tecnici più elementari (lo ricaviamo sempre dalle parole affidate da Marconi a Redacon il 9 c.m.).

Lo scenario è obiettivamente piuttosto confuso oltre che contraddittorio (anche il sindaco Marconi faticherebbe a negarlo, a meno di non far torto a se stesso) ed è indicativo di un modo di operare che rende più che legittimi sentimenti di delusione e di sfiducia; sentimenti che non sono una “accusa” visto che questo termine non rientra ancora nel nostro vocabolario politico.

Ma al di là della terminologia, se le conclusioni di Marconi volessero teorizzare che il consenso popolare, cioè il trovarsi ad essere maggioranza, porta ad aver sempre ragione - al punto da rendere superflua e in veritiera ogni critica - viene immediatamente da fare il confronto con gli oppositori del presidente del Consiglio in carica che si arrogano la potestà di qualsivoglia tipo di accusa, fino a contestargli il diritto a governare nonostante i voti ricevuti. E’ la tipica doppia morale dei comunisti, e loro eredi, che credevo non appartenesse a Gian Luca Marconi (ma forse mi sono sbagliato).

Se non altro, comunque, il sindaco Marconi, a differenza della presidente Garofani, ha ritenuto di far sentire la sua voce, ancorché in maniera generica ed evasiva. Glielo riconosco mentre contraccambio gli auguri di un buon Natale (lo estendo ache a tutti i lettori di Redacon).

(Giovanni Ferrari)

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