"Nella provincia di Reggio Emilia, dal 2004 ad oggi, abbiamo assistito ad un crescente aumento della specie capriolo; così risulta dai dati dei censimenti svolti dai selecontrollori. Dai prelievi, ancora parziali di quest'anno, sembra invece riscontrarsi una calo consistente di questa popolazione". Questo dice Massimo Becchi presidente di Legambiente Reggio Emilia. "Infatti - prosegue - durante gli ultimi abbattimenti iniziati ad agosto i piani di prelievo non sono stati rispettati e il numero di capi abbattuti è stato inferiore a quello dei capi assegnati, che negli anni precedenti sfiorava punte anche superiori al 95%, mentre oggi si attesta su un 77%. E' infatti presente da anni una malattia che disidrata l’animale portandolo alla morte, malattia che ha iniziato a manifestarsi gradualmente nel 2004, raggiungendo l’apice nel 2008 e continua ancora oggi a mietere vittime, coadiuvata dagli inverni rigidi e nevosi e dalla presenza di altri animali competitori come il daino".
Becchi sostiene che "quest’anno sono stati censiti la metà di questi animali rispetto al 2008 e i dati delle assegnazioni e dei relativi abbattimenti dei maschi rivelano che stiamo assistendo ad una forte diminuzione nel numero di capi di questo ungulato. Questa affermazione viene avvalorata dalle voci degli stessi cacciatori di selezione e da gente comune che spesso ci riferiscono di vedere sempre meno animali di questa specie in montagna. La malattia, gli incidenti, le morti causate da cani randagi e il rigido scorso inverno hanno contribuito al drastico calo di individui".
Questo il motivo per cui Legambiente chiede all’ATC 4 e alla Provincia di Reggio Emilia sospendere la caccia di piccoli e femmine, il cui inizio è previsto per il primo gennaio. In questo modo si darebbe la possibilità alla specie di recuperare e riprendersi almeno un parte in primavera.
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