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E’ morto il professor Sandro Chesi

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Alle 13,30 di oggi è deceduto alla rianimazione del Santa Maria Nuova di Reggio Emilia il professor Sandro Chesi. Era stato colpito da emorragia cerebrale sabato scorso nella sua casa di via Gabbi. Il professor Chesi aveva 85 anni, aveva insegnato lettere per molti anni alle magistrali di Reggio, poi aveva retto la presidenza delle Magistrali a Castelnovo ne' Monti per alcuni anni e infine era passato alla presidenza del Liceo Classico Ariosto dove era rimasto fino al 1986 quando era andato in pensione. Uomo di una rettitudine esemplare, si era impegnato in politica nella Dd di cui fu segretario provinciale per alcuni anni. Per molti anni è stato consigliere comunale della Dd a Reggio, presidente della FISM, la federazione delle scuole cattoliche e, anni prima, dell'Istituto psichiatrico S. Lazzaro.

Impegnato nelle realtà ecclesiali, ha scritto molti saggi sulla storia moderna e contemporanea del territorio con attenzione particolare al mondo cattolico. Da ricordare il bel saggio su don Mario Prandi e le Case di Carità. L'on. Pier Luigi Castagnetti scrive, tra l'altro: "Possiamo ben dire che ci ha lasciato uno dei più esemplari cristiani impegnati nella vita pubblica della nostra città".

I funerali avranno luogo venerdì 17 dicembre, alle 14, nella Chiesa di San Pietro a Reggio Emilia.

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La figura e l'opera dell'amico Sandro è stata giustamente rievocata nel momento in cui piangiamo la sua "dipartita" verso la Casa del Padre,sentendoci particolarmente vicini alla sua famiglia che ha amato più di ogni altra cosa. Con lui viene a mancare un'altro punto di riferimento per chi ha lavorato nella Scuola, per chi ha militato nella D.C, per la Chiesa locale e non solo, a cui ha donato con tanta generosità la sua spiritualità, il suo rigore, la sua intelligenza. Dell'uomo di cultura e del politico, vorrei solo ricordare due accadimenti, in cui ho direttamente toccato con mano lo "spessore" dell'uomo e del cristiano. Il primo è stata un conferenza di alto livello , tenuta dal Sandro Chesi a Rivalta il 10 aprile 1961, nel salone della Cooperativa,per celebrare il 1° Centenario dell'Unità d'Italia, a cui parteciparono le autorità scolastiche locali e tutti i partiti politici. Una iniziativa , ardita per questi tempi, proposta da noi giovani cattolici del Circolo di cultura " Galileo Galilei " ed accolta da tutte le componenti politiche locali, perchè la competenza e l'equilibrio del prof. Chesi, anche se noto anti-comunista, era fuori discussione. Infatti fu ua serata memorabile,per la partecipazione ampia dei rivaltesi e per la soddisfazione che si leggeva sul volto di molti dei presenti, specie fra il "popolo di sinistra ", proprio in quei locali (la "casa del popolo " ) dove in tempi non troppo lontani erano volate parole aspre e spesso violente contro la Chiesa, il mondo cattolico, la DC. Fu la prima manifestazione "unitaria " del dopoguerra, che servì poi ad avviare un dialogo più stretto fra tutte le componenti ideologiche della zona, che portò alcuni anni dopo,alla celebrazione, anche con i "segni religiosi " della Liberazione del 25 aprile. Un secondo evento , a cui partecipai, questa volta come canditato ( poi eletto in consiglio regionale per la DC ) furono le elezioni amministrative del 1990, che Sandro diresse come Segretario Provinciale della DC, eletto da non molto. Fu un momento molto accesso dentro il partito, la competizione all'ultimo voto era evidente a tutti, entrambi i candidati provenienti dalle file dell'Azione Cattolica...potete ben immaginare ! Ebbene il segretario Chesi, nonostante timori e dicerie, a cui personalmente non ho mai dato credito, si revelò una dirigente fermo, equanime, sagace, capace di superare- per il ruolo che ricopriva - la logica delle correnti, perchè il confronto politico interno fosse aperto ma rispettoso, positivo anche se duro, comunque costruttivo per l'immagine complessiva del partito e per dare agli elettori la consapevolezza che si lavorava per un obiettivo di bene comune. Con Sandro, e credo anche per molti altri come me, ci lascia, dopo Paride Bondavalli, Ermanno Dossetti, Camillo Rossi, un vero "grande" amico, un maestro che ci convinceva prima con l'esempio poi....con le parole.

(Luigi Bottazzi)

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Questa mattina (16 dicembre, ndr) il Vescovo Mons. Caprioli ha ricordato il compianto Sandro Chesi. Lo ha fatto al termine dell'omilia nella Messa, celebrata alle ore sette nella cripta della cattedrale, nel secondo giorno della Novena di Natale. Queste le sue parole: "Una figura che ha rappresentato per la sua famiglia, la nostra comunità ecclesiale, l’ambiente della professione e della nostra Città questo ruolo di precursore di Cristo e del suo Vangelo è stato il prof. Sandro Chesi, che ieri ha compiuto i giorni della sua feconda esistenza terrena. Ascoltandolo qualche mese fa, in occasione del centenario della nascita di Don Mario Prandi, quale suo attento biografo, il prof. Chesi ha saputo, come Giovanni Battista, prefigurare di questo parroco di Fontanaluccia il testimone della presenza di Gesù nella Eucaristia e nell’accoglienza del povero: il povero come carne di Cristo da accogliere nelle Case della Carità, veri luoghi di evangelizzazione della stessa comunità parrocchiale".

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Con la scomparsa del professor Sandro Chesi, la città di Reggio Emilia ha perso una figura importante di docente, di politico, di storico. Vogliamo ricordare, in particolare, la sua recente collaborazione con la rivista di Istoreco, “RS-Ricerche storiche”, in cui ha pubblicato una rassegna approfondita sull’opera di Sandro Spreafico, dedicata alla Chiesa reggiana nel ’900.

"Nell'ultimo periodo – ricorda Mirco Carrattieri, presidente di Istoreco – ho avuto diverse occasioni di parlare con il prof. Sandro Chesi: prima per l'intervista che ha concesso a me e Alberto Ferraboschi per la rivista fiorentina 'Religioni e società'; poi per il suo volume su don Prandi, in cui ha pubblicato tra l'altro importanti lettere di Ermanno Gorrieri; quindi per la ricerca su Marazzi; e ultimamente in occasione della bella giornata di presentazione dell'ultimo volume dell'opera di Sandro Spreafico sulla Resistenza cattolica, che Chesi ha anche recensito per la rivista "RS". Devo dire che in tutte queste circostanze ho avuto modo di apprezzare non solo la sua preparazione culturale, assolutamente inarrivabile per studiosi della mia generazione, ma anche la grande serietà e onestà intellettuale, che ha fatto sì che, nonostante punti di vista e talvolta anche giudizi diversi, la conversazione fosse sempre serena e stimolante. Abbiamo tutti bisogno di fare tesoro di questo stile di condurre la discussione pubblica, politica e culturale, senza esasperazioni polemiche e senza forzosi unanimismi. Anche per questo credo che la città debba molto a Sandro Chesi; sono certo che Istoreco, nell'ambito del lavoro intrapreso per ricostruire la storia della Dc reggiana, saprà ricordarne adeguatamente la figura e il ruolo".

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Il consigliere regionale Fabio Filippi ha appreso della scomparsa del Professore Chesi ieri (il 16, ndr), in tarda serata, a Roma. Ha voluto immediatamente inviare un telegramma di condoglianze alla famiglia. “Conoscevo da anni – ha dichiarato Filippi – il Preside Chesi, persona estremamente affabile. Un uomo serio, stimabile, di sani principi morali. In questo momento di grande dolore sono vicino ai famigliari del Professore, ai cinque figli. Chesi era un esperto e fine politico che sapeva muoversi bene, militante storico della Dd reggiana, era affascinate sentirlo parlare delle tante esperienze vissute. Estremamente interessanti le sue ricerche storiche, Sandro era sempre al lavoro, amava profondamente la scuola. Ci lascia un persona che ha dato tanto alla nostra città".

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Il professor Sandro Chesi, figura di grande cultura, rigore morale ed intellettuale, è stato protagonista dell’importante fase di avvio di un confronto non scontato e di un dialogo fecondo tra i sistemi formativi dell’infanzia nella nostra città. Pur partendo da posizioni diverse, grazie anche al suo contributo, si è riusciti a conseguire un reciproco riconoscimento ed a realizzare un sistema educativo plurimo, che ha consentito di valorizzare le diverse identità.

(Iuna Sassi, assessore all’educazione, Comune di Reggio Emilia)

8 COMMENTS

  1. Per me scompare un punto di riferimento
    Era stato mio insegnante di italiano e storia alle magistrali di Reggio, ma soprattutto è stato per me un punto di riferimento ed un esempio di vita unico.
    Confido che da Lassù continuerà ad assistermi.

    (Pietro Ferrari)

  2. Cultura, signorilità e garbo
    Lo ricordo, con gratitudine, come professore e preside all’Istituto magistrale “Matilde di Canossa” di Reggio Emilia. Indimenticabile quella sua lettura e lezione sui Promessi Sposi. Una delle “pietre vive” per la Cultura reggiana e per quella della “nostra montagna”. Grazie!

    (Ubaldo Montruccoli)

  3. Una gentile e cara persona…
    Abbiamo appreso da @CRedacon#C la triste notizia della scomparsa del prof. Sandro Chesi e ci uniamo al dolore di tutti i familiari. Un grosso abbraccio a tutti da Donatella, Giuseppe, Zita, Clementina Chesi e famiglie.

  4. Sentite condoglianze
    Scompare uno dei personaggi che hanno fatto Reggio e la sua storia anche, ma non solo, nel mondo della scuola. Sentite condoglianze alla famiglia.

    (Roberto Rocchi, Comandante distaccamento Polizia stradale di Reggio Emilia)


  5. E’ davvero scomparsa una grande persona che ho sempre ammirato e stimato ed a cui sono e sarò peraltro eternamente grato per tutto quanto mi ha “insegnato”; e non intendo in senso scolastico in quanto ho terminato gli studi al “Liceo ginnasio L. Ariosto” esattamente l’anno prima che lui ne divenisse preside. Molto amico e legato a mio padre Renzo con il quale ha condiviso fin da ragazzo una comune militanza nella FUCI prima e nella Democrazia cristiana poi, me lo ricordo fin dagli anni della fanciullezza quando uno dei miei compagni di giochi era suo figlio Giuseppe, da tutti chiamato Puccio. Una figura, quella di Sandro Chesi, dalla trasparenza cristallina, di una rettitudine morale senza uguali, ma mai imposta, di una cultura davvero vasta e smisurata ma mai ostentata, di una Fede saldissima ed incrollabile ma mai esibita, di principi morali granitici ma mai vantati, di un forte impegno nel sociale ma mai messo in mostra. Una persona che sapeva ascoltare, comprendere. sempre pronta a tendere la mano, ma fermissima e dura nel non ammettere infingimenti, falsità o, peggio, menzogne. Una figura davvero a tutto tondo che con la sua disarmante semplicità ma incrollabile Fede e saldezza di principi sapeva dialogare con tutti. Di Lui, tra i tantissimi, ne serbo uno particolarmente indelebile. Era l’autunno del 1993 e la crisi delle “Omi Reggiane”, quella che una decina di mesi dopo, per la precisione nell’aprile 94, portò alla vendita dell’azienda a Fantuzzi, era all’apice. Il clima era teso, tra noi dipendenti – allora ero impiegato alle “Reggiane” – serpeggiava preoccupazione per un futuro quanto mai incerto; rabbia per l’annunciata, ingloriosa fine di un’impresa storica, indignazione per un insopportabile clima clientelare che permeava la vita dell’azienda ad ogni livello complici peraltro anche assai discutibili atteggiamenti dell’allora amministratore delegato Filippo Saraceno, vera e propria incarnazione della figura di “boiardo di Stato”, insensibile a tutto eccetto che alle logiche partitiche e di potere. Per non parlare poi di relazioni sindacali che, al di là di roboanti proclami di lotta e fermezza, facevano trasparire nei rapporti con i vertici aziendali e romani -le “Reggiane” facevano parte del gruppo EFIM – non poche zona d’ombra. Ebbene, ebbi modo di testimoniare personalmente al prof. Chesi questa situazione; Lui, come sempre, mi ascoltò con estrema attenzione e mi congedò promettendomi un’attenta verifica. Non ne seppi nulla per più di un mese, quando, una mattina, affacciandomi casualmente alla finestra del mio ufficio, esterefatto lo vidi entrare in bicicletta dal cancello di via Agosti. Dopo pochi giorni mi telefonò per invitarmi nella sua abitazione in via Gabbi dove mi disse che, non senza fatica, aveva chiesto ed ottenuto un incontro con il dott. Saraceno. Non mi dettagliò i particolari, ma mi disse, con la Sua consueta calma e pacatezza, che il colloquio era stato duro, aspro, a tratti burrascoso. Conoscendo molto bene il professore, immagino la sua fermezza nel trovarsi dinnanzi a siffatto personaggio. Mi congedò dicendomi, con estrema lealtà e franchezza, che, stante la drammatica situazione dell’azienda, poco purtroppo c’era da fare sul fronte occupazionale, ma che tanto si poteva e soprattutto doveva fare per ripristinare, almeno, ambiti di correttezza e di “pulizia” nelle relazioni tra azienda e personale. Mi disse, il professore Chesi, che su questo punto era stato inflessibile ed alla fine aveva condotto a ben più miti consigli quel mai amato dalle maestranze amministratore delegato. Cosa si dissero i due in quel grande e storico ufficio in via Agosti nessuno con precisione lo seppe mai. Sta tuttavia di fatto che da quel giorno effettivamente il dott. Saraceno mutò radicalmente registro, anzi quasi era palese la sua ricerca di un profilo decisamente basso rispetto all’arroganza e supponenza con le quali soleva trattare le persone. Nel ’94 venni poi licenziato dalle “Reggiane” ed intrapresi una nuova avventura professionale che mi proiettò nel mondo del giornalismo; da allora ho incontrato decine di volte il professore, abbiamo avuto modo di scambiarci, come sempre, approfonditi pensieri e dettagliati ragionamenti su tantissime vicende, situazioni, accadimenti vari. La sua vicinanza nei giorni della scomparsa del suo carissimo amico Renzo, cioè mio padre, fu, nell’inconfondibile “stile” del professore, persino commovente. Per me potere confrontarmi con Lui ha sempre rappresentato una splendida ed inesauribile fonte, davvero, di saggezza e di Fede. Ma di quell’episodio delle “Reggiane” non me ne fece mai più parola, né io, nonostante la cronaca politica e sindacale di questi 15 anni ne avrebbe potuto offrire pretesto, mi permisi mai di rammentarlo. Nel mio cuore c’è sempre stato e sempre ci sarà un posto per l’amatissimo professore. Per me è sempre stata e sempre sarà gioia immensa ricordare quanto bene mi volesse e che, a Suo modo, non mancava mai di manifestarmi.

    (Paolo – anzi Pierpaolo come, davvero tra i pochissimi, mi chiamava sempre – Comastri)

  6. Scomparso un “GRANDE UOMO”
    Mi unisco a quanti piangono la scomparsa di un “GRANDE UOMO”, esemplare prima di tutto con l’esempio. Il suo impegno è stato poliedrico: andava dal suo impegno in Azione cattolica e nel partito della Democrazia cristiana di cui divenne segretario Provinciale; ma il suo impegno principale e la sua vera vocazione è stata quella di formatore delle giovani menti. Del Prof. Sandro Chesi occorre ricordare che è stato uno studioso della storia locale in modo ampio e diffuso, non rinchiudendosi solo nell’ambito cattolico; infatti i suoi scritti vanno da “Liberali, socialisti cattolici e la crisi del 1898”, scritto nel 1971, passando per infine “Dicevano: «è fuori di sé…». Don Mario Prandi e le case di carità” e finendo con uno scritto fatto a quattro mani con sua figlia Maria su “Medioevo canossiano e la grande Matilde”. Il professor Sandro Chesi lascia un vuoto incolmabile e credo che noi tutti dobbiamo molto a lui, il sottoscritto si sente molto vicino ai figli tutti partecipando al loro dolore ed al vuoto che avranno.

    (Giovan Battista Felici)

  7. Messaggio di cordoglio del presidente del Parco nazionale
    Vorrei esprimere il mio cordoglio per la scomparsa del Professor Sandro Chesi. Ho potuto conoscerlo da vicino come segretario del PCI-PDS quando lui è stato segretario della Democrazia cristiana di Reggio Emilia. Lo ricordo vivamente come un uomo di principi e di valore, di grande dignità culturale e politica. Ai figli e alla famiglia le mie più sentite condoglianze.

    (Fausto Giovanelli)


  8. Voglio anch’io ricordare il caro prof. Sandro Chesi, grande uomo, grande cattolico impegnato in politica e nel sociale, grande insegnante, punto di riferimento per tante generazioni di studenti, di cattolici impegnati in politica e nella vita della chiesa reggiana. Ai famigliari la mia preghiera e la mia solidarietà.

    (Gian Luca Marconi, sindaco di Castelnovo ne’ Monti)