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“L’imperterrito silenzio della Garofani sul canile”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Trascorsi diversi giorni dalle mie precedenti righe, continua l’imperterrito silenzio della Garofani sulla chiusura, nel 2008, del canile comprensoriale di Minozzo-Salatte e assolutamente nulla ci dicono in proposito le recenti dichiarazioni dei sindaci Marconi e Montemerli in risposta al premio “Pinocchietto d’oro” loro conferito dalle associazioni ambientaliste per la mancata realizzazione del canile della montagna (nonostante le promesse fatte a più voci e a più riprese).

Preso atto che anche la stessa Montemerli, all’epoca presidente della Comunità montana, non ha ritenuto di fornire notizia alcuna al riguardo, dobbiamo pensare che la chiusura del canile di Minozzo-Salatte sia materia imbarazzante per i governanti della nostra montagna, ma è di qui che occorre giocoforza partire per decifrarne i comportamenti su questa intricata vicenda, che sembra complicarsi sempre di più (non a caso, pure tra i lettori di Redacon che stanno seguendo l’argomento c’è chi si interroga, e si stupisce, per il cessato funzionamento della struttura di Minozzo-Salatte).

A questo punto mi permetto di esporre la nostra versione dei fatti, posto che, stante la persistente assenza di spiegazioni ufficiali, non può esserci impedito di formulare una qualche ipotesi in merito. A nostro avviso, dunque, la chiusura del canile comprensoriale di Minozzo-Salatte è avvenuta per scelta politica delle forze di sinistra (con loro alleati e affini).

Nel 2008, cioè, quel canile divenne inadeguato per mera decisione politica, senza che una relazione tecnica, da parte dei soggetti preposti, ne abbia allora certificato la non conformità. D’altronde non sarebbe stato semplice dichiarare non più a norma una struttura su cui solo pochi anni prima erano state eseguite opere di miglioria.

Se questa nostra ricostruzione dei fatti risultasse inesatta aspetto smentite, così almeno inizieremmo a comprendere come sono andate effettivamente le cose.

Ma anche volendo tralasciare questa nostra tesi, se mettiamo insieme gli scritti apparsi in questi ultimi giorni su questo giornale e sulle pagine dei quotidiani, si ricava l’idea di una enorme confusione. Da un lato, per bocca di tre associazioni, vi sarebbero stati atti deliberativi e impegni ben precisi assunti dalla Comunità montana per realizzare il nuovo canile a Croce di Castelnovo ne' Monti entro il maggio 2010, dall’altro ci sono invece le parole del sindaco Marconi a dirci che le verifiche tecniche su quell’area diedero risultanze fortemente negative.

Sono affermazioni che si smentiscono a vicenda e che non hanno bisogno di commenti, a dimostrare l’incoerenza, e appunto la confusione, che avvolge questa vicenda. Verrebbe da dire che si è agito con un’alta dose di pressappochismo e dilettantismo, ma vogliamo credere che non sia così perché ne risentirebbe troppo la credibilità e l’affidabilità delle istituzioni locali.

Nel suo dire il sindaco Marconi aggiunge poi che, rispetto al problema canile, i comuni montani devono affrontare altre emergenze e priorità, sul fronte sociale ed economico. Il dott. Marconi sembra in buona sostanza accorgersi ora del costo del nuovo canile - stimato intorno al milione di euro - che sottrarrebbe risorse ad altri interventi in campo socio-economico; una scoperta decisamente tardiva e poco credibile visto che da tempo era noto questo ordine di spese. Ma ci dica allora, il dott. Marconi, perché mai nel 2008 non si è dissociato dalla chiusura di Minozzo-Salatte, conoscendo l’onere cui sarebbero andati incontro i nostri comuni per la costruzione del nuovo canile (indipendentemente dal luogo che verrà individuato in merito).

O forse ha ragione chi sospetta che quelle del nuovo canile siano soltanto vuote promesse, non essendovi alcuna volontà di realizzarlo. Qui non posso né voglio esprimermi - anche se viene alla mente il macello comunale di Castelnovo ne' Monti, smantellato e mai rimpiazzato nonostante le ripetute assicurazioni - ma voglio comunque ribadire la mia grande sfiducia verso amministratori ondivaghi e contraddittori, che destinano le risorse senza una logica e una strategia chiara e riconoscibile, con conseguente inevitabile spreco di denaro pubblico, salvo poi incolpare a man bassa il governo in carica; una ulteriore prova del loro modo di operare ci arriva dai tre posti messi a concorso in Comunità montana quando l’ente sta per essere soppresso (anche in questo caso il perdurante silenzio della presidente Garofani non mi pare essere l’esempio ideale offerto da un pubblico amministratore).

(Giovanni Ferrari, coordinatore comunale Pdl, già capogruppo consiliare)

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- Canile comprensoriale / "Da Marconi mi aspettavo ben altra risposta..." (22 dicembre 2010)

3 COMMENTS

  1. Il silenzio della montagna
    Preg.mo Sig. Ferrari, probabilmente la presidentessa della Comunità montana ha poco da dire. Sarà impegnata alla soluzione dei problemi del Comune di Vetto… Purtroppo il silenzio dei nostri amministratori sulla capacità di indicare reali soluzioni per nostro Appennino è assordante. Infastidisce!
    Auguri di Buone Feste e miglior 2011.
    Cordialmente.

    (C.V.)


  2. Non voglio polemizzare con l’amico Gianni Ferrari. Trovo le sue affermazioni strumentali e, mi permetta, superficiali. Conosco molto bene tutte le problematiche del canile comprensoriale e continuo a lavorare insieme al presidente della Comunità montana e agli altri sindaci per risolvere il problema. Come Comune di Castelnovo ne’ Monti abbiamo proposto soluzioni altenative a Croce e altri comuni hanno a loro volta presentato soluzioni possibili, sulle quali sono in corso le ultime verifiche tecniche. Non replico poi volutamente alle altre accuse rivolte agli amministratori se non con il consenso che continuiamo a ricevere e con… un buon Natale.

    (Gian Luca Marconi, sindaco di Castelnovo ne’ Monti)