Riceviamo e pubblichiamo.
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Il bilite, parola complicatissima e sconosciuta che significa nell'uso comune semplicemente pannello pubblicitario, disegnato, realizzato e sponsorizzato come marcatore territoriale, dubito che possa rappresentare, come affermato dal presidente Giovanelli, la nuova identità e l'orgoglio della nostra montagna. E', a mio avviso naturalmente, un banale oggetto moderno, pensato e progettato da chi, vivendo in pianura, immagina e sogna un futuro post-industriale dove le forme rivedute e corrette insegnano alle persone il respiro della natura, il soffio vitale dei luoghi.
E' auspicabile il fatto che il Parco debba segnare l'area di influenza territoriale e che questo sia previsto dal piano di marketing, ma la scelta del progetto è da criticare come previsto anche dal presidente. Questa “PORTA DELL'IKEA” proiettata a pochi metri dal fortino della Sparavalle, vera sentinella culturale di quella parte della montagna, non potrà mai esserne considerata la riedizione a mo' di nuovo segno di identità nè di valore dei paesaggi.
Non credo rappresenti l'espressione culturale del nostro territorio bensì un mero esercizio architettonico che pretende di svolgere una funzione astratta e presente solo nelle elucubrazioni mentali degli addetti ai lavori che si incensano per quanto sono stati bravi. Non mi piace e temo che nel tempo rimarrà solo un pannello di legno a doghe che sembrerà il residuo di un qualche intervento mal riuscito.
Per quanto riguarda la staccionata citata da Leoncelli, è sufficiente visitare il sito della Bbstudio per verificare che, indipendentemente da eventuali esigenze di sicurezza, il progetto NON prevede alcuna staccionata che possa in qualche modo “disturbare, in chiave di paesaggio e di turismo ambientale, il MOMENTO in cui il territorio si riconverte a nuove valenze e funzioni come è quella appunto del Parco nazionale...”. ...valutate voi.
Per dirla con le parole semplici del presidente e cioè che se il PANNELLO/IKEA della Sparavalle aspira ad avere la funzione di un mazzo di fiori all'ingresso di una casa preferirei trovarci della nostrana ortica.
(Federico Tamburini)
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Porta del Parco: discussione utile, aiuta a definire la concezione di sé di una comunità
L’inaugurazione della Porta del Parco a Sparavalle è divenuta occasione per un’ampia e bella discussione che sta riguardando l’intervento in sé, la sua funzione, la collocazione che esso ha nelle strategie del Parco e del territorio. Una discussione che il Parco ha ricercato e sollecitato (aprendola anche direttamente sulla sua pagina facebook) e che intende costantemente animare, ritenendola di grande utilità per il percorso di costruzione dell’identità propria e dell’identificazione da parte di residenti e visitatori. Tutti i grandi parchi hanno porte d’ingresso. Spesso sono veri e propri luoghi di accesso, passaggi obbligati che segnano un “dentro” e un “fuori”. Altri parchi possono contare su confini naturali così chiaramente visibili da non richiedere segnalazioni particolari. La conformazione del nostro parco e la sinuosità dei suoi confini, oltre che la sua fortuna di essere l’insieme di tante e diverse eccellenze naturali/paesaggistiche/culturali, storicamente così lontane tra loro, richiedono una soluzione diversa e originale. E’ nata l’idea – passata al vaglio di un concorso pubblico – di un segno che, pur essendo unificante – cioè riconoscibile ovunque come “logo” del parco – potesse svolgere una funzione di servizio, adattandosi alle diverse localizzazioni senza essere invadente, senza cioè richiamare l’attenzione su di sé ma valorizzando i luoghi in cui è collocato, invitando il visitatore a guardarli, a conoscerli, a viverli. E’ così per la Porta delle Due Valli, dove la funzione di servizio è talmente evidente da non dover essere nemmeno sottolineata. La valorizzazione del panorama si combina con la valorizzazione della stessa statale 63, che non è solo curve, pendenze e buche, canale di scorrimento per veicoli, ma torna così ad essere fattore di conoscenza ed elemento vivo del territorio. Una valorizzazione attuata attraverso una piattaforma e un cannocchiale e il bilite, su quella piazzola altrimenti banale, non è lì per far guardare sè stesso, è lì solo per indicare la bellezza del paesaggio e per ricordare che quello scenario “è” il Parco, che quelle montagne e quelle valli sono un patrimonio di tutti, degne di una attenzione e una salvaguardia particolari.
Sarà così per altri biliti, come quello della Porta del Mediterraneo al Cerreto, la cui finzione sarà anche quella di indicare l’unione, finalmente avvenuta attraverso il Parco, tra Toscana ed Emilia – tra Appennino e mare – in un luogo che è sempre stato invece solo di “collegamento”. Sarà così alla Porta dei Gessi (il cantiere è aperto, una sistemazione della strada e una segnalazione della parte a pista ciclabile sono cosa già fatta) che, accompagnandosi alla realizzazione di un Centro visita, avrà la funzione di sottolineare la concentrazione in quell’area di una delle rarità geologiche internazionali e di un ambiente di grande fascino come quello delle Fonti di Poiano e contribuirà a dare identità ad un tratto di valle che da tempo ne sta cercando una propria.
In altre località la funzione delle Porte sarà quella di evidenziare particolari connotazioni ambientali e altri tipi di eccellenze, per offrirle ad una fruizione in chiave anche turistica. Il Parmigiano Reggiano – la cui produzione è una delle basi dell’economia locale e della nostra notorietà nel mondo – e l’agricoltura – un’agricoltura che ha modellato il territorio e costituito la base materiale della vita in queste valli – sarà il tema segnalato dalla Porta di Gazzolo. L’acqua e l’energia – dal nostro Parco sgorgano le sorgenti di una enorme quantità di fiumi e torrenti, con la nostra acqua si alimentano gli acquedotti delle città e si produce energia da sempre – sarà il tema della Porta di Ligonchio che, quando sarà aperta, concluderà un percorso che ha già fatto della centrale Enel, grazie all’Atelier, un centro di qualità dell’edicazione alla scienza.
Ogni volta, insomma, il bilite dirigerà l’attenzione sul territorio, segnalerà valenze e opportunità anche economiche, sarà elemento di conoscenza e approfondimento. Svolgerà tante funzioni in una e saprà dire: tutto questo è “il Parco”. In tutto le Porte previste saranno quattordici. Le cinque della provincia di Reggio sono elementi di un progetto che complessivamente costerà 590.000 euro (iva, progettazione e spese tecniche comprese). Un progetto finanziato per metà dall’Unione europea, attraverso Regione e Provincia, con l’Asse 4 del Fondo sviluppo regionale e per metà dal Parco con risorse proprie. Un progetto (per rispondere a chi sollecita sostegno all’economia montana) al quale lavorano ditte locali e che rappresenta un investimento destinato, per gli aspetti prima descritti, ad avere ricadute sulla capacità di richiamo e di accoglienza dell’intero territorio montano.
C’è stato chi ha chiesto se non fosse più utile destinare quelle risorse ad opere di manutenzione di strutture esistenti che di manutenzione hanno tanto bisogno. Ma, al di là della considerazione che nessun programma europeo o nazionale finanzia opere di manutenzione, c’è da ricordare che la manutenzione non è tra i compiti del Parco. Tra i compiti principali del Parco stanno invece gli investimenti per lo sviluppo economico e sociale delle comunità residenti. Altri hanno voluto esprimere valutazioni sul “bilite”, sul suo disegno e sul suo valore come elemento architettonico. Constatato che difficilmente potrà apprezzare l’idea di “Porta del Parco” chi non apprezza nemmeno l’idea di Parco e premesso che è sempre opinabile ogni segno (logo, marchio, insegna) che intende esprimere concetti complessi, soprattutto se collegati a territori complessi, anche sul “bilite” la discussione è aperta e, se si vorranno tenere a mente le finalità plurime dell’opera, di cui abbiamo parlato sopra, sarà certamente utile.
(Ufficio stampa del Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano)
Nel comunicato dell’ufficio stampa del Parco si afferma che la “manutenzione” del territorio non è tra i compiti del Parco. O questa affermazione non è esatta oppure gli enti promotori del Parco, Ministero dell’ambiente, Regioni Toscana ed Emilia e gli enti locali facenti parte del crinale appenninico delle province di Massa, Lucca, Parma e Reggio Emilia undici anni orsono hanno mentito alle popolazioni locali. Sta infatti scritto, tra l’altro, nel documento da loro sottoscritto e inviato a tutte le famiglie del territorio interessato al Parco (ottobre 1999):
“…..3. DIFESA DEL SUOLO
Riavviare forme di manutenzione costante del territorio… con l’utilizzo di tutte le risorse disponibili nel campo della difesa del suolo, del governo idraulico, della forestazione, anche per attivare agricoltori, imprese forestali, ecc.
4. QUALIFICAZIONE DEL PAESAGGIO
Recuperare e mantenere l’agibilità della viabilità interpoderale, dei sentieri, delle mulattiere quali elementi di fruizione ed utilizzo del castagneto da frutto, del bosco, dei corsi d’acqua, del recupero dei prati pascolo che di importante valorizzazione di elementi di storia locale…”.
Personalmente ho sempre ritenuto e ritengo che realizzare prioritariamente e prima di ogni altra spesa questi due obiettivi significherebbe creare lavoro, impiegare manodopera privata produttiva e fare del nostro territorio realmente un Parco e la sua permanente manutenzione sarebbe la nostra “fabbrica” più importante.
(Claudio Bucci)
Domanda
Visto che solo in questo articolo si citano alcuni numeri, ho capito male o le porte del reggiano fanno parte di un progetto da 590000 euro? Ma la parte che comprende appunto le cinque porte cosa costa? Dai capitolati dovrebbe essere chiaro. Possiamo saperlo? O dobbiamo passare per i canali ufficiali? Non importa chi ha finanziato il progetto, sono sempre e comunque soldi pubblici.
(Fabio Leoncelli)
Il Parco che non c’è….
Il Signor Claudio Bucci parla usando le mie stesse parole e credo le parole di tutti i montanari… Un Parco che non si occupa in primis della manutenzione, della tutela e salvaguardia del proprio territorio è un altro ente pubblico che non serve a nulla.
Invito il Sig. Giovanelli a recarsi in altri parchi presenti sul territorio nazionale e si accorgerà che la differenza principale tra il nostro Parco e gli altri risiede soprattutto nella mentalità, e conseguentemente nelle modalità, su come essi vengono gestiti ed amministrati; lo si vede camminando nel Parco e guardandosi attorno… Spendere tanti soldi per installare una serie di “biliti” dimenticandosi di tenere puliti i boschi, agibili i sentieri, liberi i canali, regimate le acque e chi più ne ha più ne metta è la dimostrazione che la strada intrapresa è semplicemente quella sbagliata, punto.
Una domanda: ma con 590.000 euro quanti lavori si sarebbero potuti realizzare sul nostro territorio? E quante imprese locali ne avrebbero tratto giovamento in un periodo come questo? Lei, Signor presidente, dice che anche la discussione sui biliti è aperta, ma per la gente della montagna è già bella che chiusa… Pensate a costruire il Parco partendo da ciò che di bello abbiamo, i nostri monti, i nostri boschi… I “biliti” lasciateli a coloro che non hanno nulla di meglio di cui vantarsi.
Cordialmente…
(Massimiliano Galeazzi)
La porta!!!!!
La porta della Sparavalle è una bella opera, funzionale, fatta con sobrietà e gusto e assolve in pieno alle funzioni per cui è stata pensata. Come il presidente sa, in passato avevo espresso il mio disaccordo per altri interventi, ad esempio pannelli in legno che riproponevano alcune “emergenze” del nostro territorio e che nulla aggiungevano a ciò che già era ben visibile e apprezzabile ad occhio nudo. Con la porta invece un’area una volta segnata da una struttura privata fatiscente e abbandonata oggi è un luogo che invita a sostare, a volgere il proprio sguardo e il proprio pensiero a quella parte del nostro Appennino, contribuendo a costruire una sorta di mappa interna di luoghi così belli da ricollegare alle altre altre mappe che orientano ognuno di noi quando ci si muove per luoghi, paesi e genti. Queste erano le riflessioni che facevano con me stamattina alcuni turisti provenienti da Genova e che lì si erano fermati incuriositi.
(Paolo Ruffini)
Ragioniamone ancora… e ancora…
Parliamo dunque di manutenzione dei boschi, sentieri, viabilità interpoderale, difesa del suolo, edifici ed esercizi pubblici, borghi più o meno antichi, ecc. Spero di non eccedere nell’intervenire, ma interloquire può essere positivo. E se certe osservazioni vengono ripetute, mi pare legittimo riprenderle e, se possibile, approfondire un po’ il merito. Le materie citate all’inizio rientrano certamente nell’ambito di interesse del Parco. E il Parco qualcosa ha fatto e fa anche in questi campi. Se richiesto posso fornire un elenco dettagliato di almeno 30 (trenta!) interventi di questo genere per un valore di alcuni milioni di euro (vanno dai marciapiedi per le Fonti di Cervarezza al borgo di Apella, passando per il sentiero Italia, i nuovi sentieri della neve, tratti di ippovie o castagneti a Sologno e foreste malate nell’alta Val Parma… e molto altro). Ma faccio presente un dato di fatto (verificabile da chiunque): le principali competenze e quasi tutte le risorse pubbliche, riguardo i temi sopra richiamati, sono in capo a regioni, province, comuni, comunità montane, consorzi di bonifica. Questi enti sono gelosi delle loro prerogative, delle loro risorse e anche di quelle che possono reperire attraverso i bandi, le leggi di settore e i fondi europei. Questi enti hanno competenza, sovranità e azioni anche nel territorio del Parco e non cedono al parco nè competenze nè fondi. Gli interventi del Parco – che ci sono – nel mucchio non costituiscono mai più di un ventesimo del tutto che si fa. Non si notano neppure (infatti nessuno li conosce e li cita). Viceversa le azioni specificamente rivolte a costruire start up dell’essere Parco nazionale – cosa che è in sè un valore aggiunto per il territorio – non sono finanziate da nessun altro. In questo campo il ruolo dell’ente parco è insostituibile e indispensabile. Faccio un esempio: la gestione della foresta demaniale dell’Ozola (in pieno perimetro del Parco) è affidata dalla regione non al parco ma alla Comunità montana; i fondi europei per la manutenzione e il miglioramento dei boschi non sono assegnati al Parco ma – attraverso bandi – a enti pubblici, usi civici e privati che abbiano proprietà dei boschi stessi. Il Parco non ha boschi propri. E i bandi li fa la regione; le graduatorie sono provinciali. Lo stesso potrei dire per la protezione civile, la difesa del suolo, l’agricoltura in genere… Non sto prendendo scuse… Sto dicendo la verità… Cosa resta allora di questa polemica… Abbiamo riversato sul territorio e affidato con procedure corrette a imprese locali tutte le risorse che abbiamo raccolto attraverso i bandi anche cofinanziando. Ma la assegnazione e ripartizione 90 per 100 delle risorse tra forestazione e agricoltura o cultura o turismo o viabilità grande o piccola è FATTA TUTTA A MONTE del Parco. E va per oltre il 95 x cento ad altri soggetti pubblici e privati. Cosa si vuole dal Parco? Che anneghi la sua funzione nelle competenze prevalenti di altri? Che non esista come soggetto e come progetto ma solo come cassa suppletiva (piccola cassa) per le piccole spese del solito mix? Mix per giunta già sperimentato, capace al massimo di accompagnare e consolare piccole economie al tramonto, ma non di innovare? Non é questo il mestiere principale del Parco. Il mestiere è difendere e valorizzare ambiente e paesaggio; e, sulla base di questo, produrre e sollecitare innovazione. Il bilite può piacere o non piacere (a proposito… Ikea comunque è un leader mondiale nel design dell’arredo). Ma essere Parco nazionale non è sinonimo di essere come una volta. D’altronde la natura e la storia possono sempre imboccare strade diverse. Quello che non possono fare è tornare indietro. Comunque noi ne vogliamo ragionare…
(Fausto Giovanelli)
I costi
Ma si può sapere cosa è costata la porta? E’ forse un dato sensibile e coperto da segreto istruttorio? La ditta che lo ha prodotto è locale oppure no? Comunque avanti pure, siete sempre dalla parte della ragione e non vi abbassate a rispondere ai comuni cittadini attenti ai problemi concreti e desiderosi di apportare contributi. Come ha già detto qualcuno, undici anni fa i cittadini della montagna sono stati presi in giro; o erano bugie allora oppure i vertici hanno cambiato rotta, vertici attesi per anni con il Parco congelato. La correttezza sarebbe di rivedere i documenti che hanno dato vita al PN; se allora fossero stati diversi, non so se i comuni avrebbero aderito al progetto; io certamente no, visto che ero amministratore (allora di quelli che contavano e che però non seguivano gli ordini dei “capi della montagna”) e ho dovuto esprimere il mio voto, spendendo anche parole sulle modalità e sull’attenzione alle esigenze della popolazione locale del nuovo Parco nazionale.
Cordialmente.
(Fabio Leoncelli)
Ikea leader
Vero che Ikea è la multinazionale leader nella produzione di arredi e complementi per la casa, che il suo catalogo è stampato in 170 milioni di copie e pare il testo più consultato al mondo dopo la Bibbia. E’ anche vero che riempie le nostre case di mobili tutti uguali ed è il concetto di omologazione che vorrei fissare. Un design come quello del “pannello Ikea” alla Sparavalle tende ad omologare il nostro territorio ad ambienti lontani, fortemente antropizzati che non ci appartengono e ad una modernità che privilegia l’aspetto a dispetto dei contenuti. Per similitudine non mi piace la fontana costruita all’ingresso di Castelnovo che scimmiotta quella davanti al Teatro di Reggio e non mi piace il verde di Castelnovo che appare sempre più come un quartiere periferico, cemento e piantine striminzite, della grande pianura. L’omologazione alla pianura ci porterà verso la pianura e vivere in montagna sarà sempre più complicato.
(Federico Tamburini)
P.S. – …possiedo anch’io mobili Ikea.
Il mestiere del parco
Venerdì sera dopo l’incontro in sala consigliare del comune di Castelnovo mi sono fermato a parlare con alcune persone, fra cui il Presidente del Parco.
Nell’occasione, fra una chiacchiera e l’altra, Fausto Giovanelli ha detto di sapere che a Campiola Iren preleva l’acqua in modo irregolare da una fonte, direttamente, senza neanche lasciarla scorrere all’esterno. Fatto per il quale il presidente sosteneva potesse “esserci del casino” in caso lui fosse intervenuto. Ad una mia domanda riguardo chi potesse intervenire e se questo non fosse il dovere del Parco, ho ricevuto una risposta evasiva che mi ha lasciato, devo ammettere, una certa curiosità.
Ora, fortunatamente, apprendo qui che “Il mestiere [del Parco] è difendere e valorizzare ambiente e paesaggio”.
Non penso di essere diventato con questo un esperto di competenze dei vari enti e non so quindi chi dovrebbe intervenire se il caso riportato dal Presidente fosse vero.
Pongo perciò due domande:
-Qual è l’ente competente in questo caso?
-Viste anche le sue stesse affermazioni, in ogni caso, il Presidente del Parco non potrebbe far qualcosa?
Giovanni Dolci
Complimenti per la Porta (e per la discussione)
Vivo in montagna, una montagna appenninica più sfortunata di quella reggiana, nonostante appartenga alla ricca e moderna Lombardia. Qui i fenomeni purtroppo comuni a tutti i territori montani – spopolamento, degrado, invecchiamento della popolazione, esaurimento della capacità imprenditoriale – non hanno nemmeno dato luogo al tentativo di immaginare soluzioni moderne per sfruttare le risorse naturali che pure anche noi abbiamo. Non c’è nessun parco all’orizzonte, nessuno che abbia il compito specifico e gli strumenti per dedicarsi a creare qualcosa di nuovo, che possa richiamare attenzione, interesse, investimenti. Guardo la vostra Porta del Parco, leggo le reazioni di qualcuno e mi viene da sorridere amaro: da noi gli unici “segni” nuovi a marcare il territorio sono i tabelloni delle ditte che sponsorizzano la manutenzione di qualche (sparuta) rotonda stradale. Invidio la discussione che avete iniziato perché è la prova che qualcosa succede, che c’è chi progetta e realizza e che c’è ancora chi ha voglia di fare di più e di meglio (tutti d’accordo è impossibile).
Complimenti e auguri.
(Luigi Bertone)
Il “mestiere” del Parco nazionale
Non abbiamo segreti. La Porta delle due Valli è costata circa 85mila euro. I lavori sono stati svolti da imprese locali. La realizzazione del bilite, trattandosi di un prototipo in cui si è assemblato legno di castagno e uno speciale materiale metallico (corian o corten) è stata fatta da una ditta veneta specializzata. Stiamo valutando con alcuni artigiani locali la fattibilità di altri elementi bilite qui in loco. Se effettivamente ne produrremo un certo numero avremo costi minori rispetto al prototipo, che anche noi consideriamo, in una certa misura, sperimentale. Potremo inoltre apportare altre migliorie, tipo illuminazione o altro. Siamo in un percorso di ricerca e anche per questo abbiamo sollecitato una discussione aperta, sapendo che poteva essere anche scomoda, ma l’abbiamo reputata utile e addirittura parte del progetto, che è anche un progetto di rilettura del territorio. Mi limito in proposito a una sola considerazione aggiuntiva rispetto quelle già proposte dal nostro ente: il “mestiere” di un Parco nazionale è mestiere “locale” solo in parte. La @Cmission#C di un parco nazionale è di rivolgersi sì alle comunità locali, ma certamente non solo ad esse. Un parco nazionale è bene comune dell’intera nazione e dell’Europa; ragion per cui @Ctarget#C e beneficiari delle azioni del Parco sono più vasti rispetto ai soli residenti. Ci sono azioni rivolte più direttamente all’uso locale, come per es. il pedonale in sasso tra Cervarezza e le Fonti o la riqualificazione e l’arredo della sala civica o i collegamenti tra Sologno (che é entrato nel Parco anche con l’abitato) e i suoi castagneti. Vi sono altresì azioni rivolte prevalentemente (non esclusivamente) ai visitatori, come le porte. Sono interventi che non si contrappongono l’un l’altro e sono legati da un filo comune. Un parco nazionale non è comunque una cassa suppletiva per piccole opere di interesse locale, nè un ente con funzioni generiche di assistenza o di sviluppo. È un progetto territoriale mirato che può aiutare, ma non sostituire, i compiti ordinari di gestione, manutenzione e sviluppo del territorio propri di altri enti che allo scopo introitano imposte (Ici) o contributi (di bonifica). Ciò a maggior ragione in aree che non si è neppure voluto inserire nel perimetro del Parco.
Spero di essere stato chiaro e avere risposto alle richieste di informazioni di dettaglio e anche alle osservazioni, non incomprensibili e certo fondate su esigenze reali, ma affette da una visione troppo localistica e parziale del “mestiere” di un parco nazionale.
(Giuseppe Vignali, direttore)
85mila euro. Giuro che non riesco a togliermi dalla testa questa cifra da almeno dieci minuti. 85 mila euro. Anticipo, non sono contrario al progetto delle “porte” a prescindere; quella di segnalare particolari punti del territorio affinché possano essere apprezzati maggiormente (lavorando, in questo caso, sulla “visibilità”) mi sembra, sinceramente, una buona idea. Ma che questo avvenga tramite pannelli di legno e metallo (o “biliti” che dir si voglia… In realtà “lithos” si dovrebbe tradurre con “pietra” e, di conseguenza, un “bilite” dovrebbe essere un oggetto composto da due pietre, ma tant’è…) sostanzialmente normalissimi pagati 85mila euro l’uno mi pare vergognoso. La leggerezza con cui viene utilizzato denaro pubblico (proprio perché pubblico, ovviamente…) mi lascia a metà tra l’allibito e lo scandalizzato. No, questo progetto non può andare bene semplicemente perché è un “segnale di movimento” all’interno del territorio! La cifra impiegata per realizzarlo è scandalosa e pregiudica qualsiasi giudizio positivo! Sono queste le linee guida del modus operandi del Parco? Per vostra fortuna non siete un organo eletto dalla popolazione… In una eventuale campagna elettorale fatichereste non poco a giustificare scelte come questa. E penso che anche il presidente Giovanelli, dopo l’assemblea sulla Gatta-Pianello tenutasi sabato sera alle fonti di Poiano, si sia fatto un’idea di come venga percepito dai cittadini l’operare (o il non operare) dell’ente che presiede. Vorrei chiedere al Parco, se possibile, a quanto ammonta il costo definitivo del “progetto porte” compreso di consulenze. Penso che una cifra COMPLETA aiuterebbe non poco a ragionare ulteriormente sulle tematiche trattate sino ad ora.
(Giuliano Gabrini)
Ci permetta direttore
Carissimo direttore Vignali, vista la sua posizione poniamo a Lei una semplice domanda: essendo il Parco bene NAZIONALE e EUROPEO, come pensa di far venire da noi persone a vistire il medesimo??? Pensa di farli passare su una mulattiera? Oppure su un sentiero vicinale?
Come Lei ben sa, la nostra situazione viaria è a questi livelli; emblematico il fatto però che nessuna delle AUTORITA’ regionali invitate al TAGLIO del nastro ha parlato della SS 63.
Caro direttore, sappiamo che non compete al SUO ente o a LEI, ma qui si rischia di creare l’ennesima CATTEDRALE nel deserto, porte BILITI, tanti soldi spesi e poi…?
Abbiamo bisogno di porte? Oppure ABBIAMO BISOGNO DI UNA PORTA (STRADA) che porti comodamente la gente al PARCO NAZIONALE!!!
La risposta è semplice, ma forse ci sono persone che non l’hanno ancora capito.
Saluti.
(Il Comitato strada statale 63)
Il prezzo è giusto
85mila euro non sono il costo del bilite ma dell’intera porta: quindi sistemazione e movimento terra, taglio piante circostanti, completamento marciapiede e relativa aiuola, parcheggio antistante, installazione portabiciclette, tavoli e panchine in castagno, binocolo e piastra istoriata in corten con indicazioni di paesaggio, cartellonistica, progettazione, spese tecniche e IVA al 20 per cento. Nell’insieme mi pare più che ragionevole. E’ la metà del costo di un appartamento modesto. Come noto i lavori pubblici costano più di quelli privati perchè è tutto in chiaro, tutto a tariffa e tutto soggetto a Iva. Abbiamo scelto il dialogo più aperto, paritario e rispettoso delle opinioni anche più critiche. Speriamo di sciogliere una crosta di diffidenza e pregiudizio che sentiamo in molte osservazioni che, alla luce di effettive conoscenze non appaiono fondate. Abbiamo già fornito i numeri dei costi dell’insieme delle porte (560mila euro) nel reggiano. Siamo soddisfatti complessivamente del primo esperimento. Proseguiremo nel dialogo, con tutti, ma anche nel programma, che riguarda ancora Fonti di Poiano, Gazzolo, Passo Cerreto e Castelnovo ne’ Monti (a Ligonchio la “porta” è l’atelier Centrale Enel), come concordato con comuni, Provincia e Comunità montana. Nell’insieme ne usciranno occasioni di lavoro per imprese locali e un territorio che rimarca più e meglio il proprio valore. Le porte del Parco dovrebbero dare un qualcosa in più di immagine e valore anche ai borghi e in genere agli immobili privati urbani e rurali. Se questo di più fosse l’uno per cento, avremmo ripagato comunque l’investimento con gli interessi. Ho visto soldi pubblici spesi solo per dare “lavoro”. Questi danno lavoro e danno anche un valore aggiunto permanente in uscita. Queste sono le ragioni del programma porte, che peraltro è stato presentato – localizzazioni, progetti e costi, già due anni fa. Siamo orgogliosi di essere già alla realizzazione.
(Giuseppe Vignali, direttore)
Pensiamo agli effetti
Da quello che scrive il direttore Vignali non sono 85.000 € l’uno, ma i prossimi costeranno meno. Comunque io non valuterei tanto il costo unitario (pur importante trattandosi di denaro pubblico), ma quanto può “guadagnare” il territorio. Spesso siamo troppo concentrati sui costi e poco sui ricavi. Perchè invece, visto che ormai la porta è lì, non la sfruttiamo per vantaggi anche economici e di immagine? Sta a noi recuperare una parte di quegli 85.000 €. Se non accadrà non sarà solo colpa del Parco.
Buona giornata.
(Marina F.)
…e ancora …e ancora…
Scusate ma sono ancora qui… Ho letto la risposta del presidente Giovanelli e l’intervento del direttore Vignali e chiedo ad entrambi: “Ma allora i Sig.ri Leoncelli Fabio e Bucci Claudio hanno ragione nel dire che gli enti che hanno costituito il Parco hanno mentito alle popolazioni locali, non vi pare?”. Siamo nell’era di internet e pertanto sono andato a cercare su Wikipedia la definizione di parco nazionale: “Un parco nazionale è un territorio protetto, dichiarato tale da un governo nazionale, che viene preservato e tutelato da norme specifiche dallo sviluppo umano e dall’inquinamento”. Preservato e tutelato a mio modo di vedere sono sinonimi di salvaguardia, manutenzione, pulizia… Scusate ancora la mia insistenza ma se un Parco non fa questo in primis (poi ben vengano tutte le altre iniziative e attività), non immagino proprio cosa ci stia a fare, tanto già c’erano le regioni, le province, i comuni e compagnia cantante…
Di nuovo cordialmente.
(Massimiliano Galeazzi)
Precisazione. Attenzione: 85mila euro non è il costo del solo bilite, che in sè, pur essendo prototipo unico, costa meno della metà. La cifra indicata è comprensiva anche dei lavori di movimento terra, sistemazione parcheggio, semina, recinzione, taglio vegetazione, pavimentazione accesso, porta biciclette, cannocchiale e piastra con “geografia”, tavoli e panchine in castagno, portabiciclette, ecc… L’insieme delle porte è agli atti dei programmi dei fondi europei sull’asse ambiente e cultura. Il costo per il bilancio del Parco è il cofinanziamento del 50 x cento.
(Ufficio stampa Parco nazionale)
Chi?
Caro signor Vignali, mi può dire i nomi delle imprese locali che hanno percepito il totale di 85.000 euro?
Grazie.
(A.S.)
Ma certe idee a chi vengono in mente?
Sono allibito!!!! In un periodo di crisi come questo dove i nostri amministratori sono qui che piangono miseria si sputtanano i soldi in questo modo!? Ci sono strade piene di buchi, smottamenti ovunque, servizi sempre più carenti, non si salano più nemmeno le strade per risparmiare e poi si sperperano soldi per costruire opere inutili come questa… Ma con quale razionalità? Pensate a quante cose utili si sarebbero potute fare per la montagna con tutti i soldi spesi e che continuano a spendere con la scusa del Parco… Povera montagna e poveri montanari…
(Antonio Manini)
Non giudico la porta ma la spesa sostenuta. Sig. Vignali, Sig.Giovannelli, sento sempre nominare fra le realizzazioni del Parco i 400 mt. di marciapiede Cervarezza Le Fonti e poco altro. Mi sembra poco, pubblicizzate di più il lavoro fin qui svolto dal Parco. Fra non molto ci sarà l’inaugurazione della fontana di Cervarezza, opera che porterà altre critiche. Al Parco chiedo perchè tutta la fontana è rivestita di listelli di sasso che non fanno parte della nostra tradizione e del nostro territorio. Perchè non è stato usato il NOSTRO sasso che da SEMPRE ci appartiene. Difendiamo l’estetica dei nostri paesi, basta ecomostri, non ci sono bastati gli errori dal 1970 ad oggi?
Ringrazio.
(Silvio Martinelli)
Stipendio direttore Parco
Ho letto due giorni fa su @CL’Informazione#C, sempre in merito a questa discussione, che il direttore del Parco (che non conosco) percepisce uno stipendio lordo di oltre 90000 €. Sicuramente è una persona meritevole, capace e competente. Però mi chiedo, e magari mi sbaglio non conoscendo approfonditamente tale ruolo, se uno stipendio di tale entità sia commisurato alle effettive responsabilità ed impegni profusi per tale mansione.
Non posso esimermi dal fare confronti con il mondo dell’impresa privata a cui appartengo da oramai dieci anni: un dipendente con qualifica 7° metalmeccanico, in possesso di laurea e con responsabilità di un’area di lavoro (macchine, risorse umane, ordini) arriva a prendere sì e no la metà dello stipendio del direttore del Parco.
Quasi quasi faccio domanda di assunzione, sicuramente sarei più vicino a casa.
Voi cosa ne pensate?
(Denis)