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Porta del Parco alla Sparavalle 1 / “Abiti lussuosi su un malato terminale”

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Che tristezza l'inaugurazione della Porta del Parco, ma che bello il nostro Appennino! Noterete che è stato addirittura installato un cannocchiale; chissà se va a monetine come quello di S. Luca a Bologna, quando mio padre mi passava 10 lire per vedere qualcosa di lontano. Mi emozionava osservare le Due Torri, la pianura a perdita d'occhio. Li osservavo stando lì fermo col fiato sospeso e la mente che fantasticava.

Tornando alla Porta, sicuramente qualcuno dirà che i soldi spesi erano spendibili solo per simili interventi. Era il 1965 quando guardavo nel cannocchiale ed oggi eccolo qui, forse per far vedere i sentieri di lontano senza farne scorgere l'abbandono. Da 13 anni frequento l'Appennino, lo annuso, lo ascolto. In questi pochi anni ho potuto assistere ad un'involuzione di questo territorio, con i giovani che continuano a scappare e i vecchi a morire con la nostalgia di una terra che non è più la stessa. Mi raccontano di una montagna degli anni 70-80 ancora fiorente di paesi pieni di bambini, di turisti che riempiono i pochi ma dignitosi alberghi e le tante case in affitto. Nello stesso periodo, in Veneto, in Trentino, in Piemonte molte zone erano certamente più depresse di noi. Come è possibile che, ora, là si assista ad un'inversione di tendenza e qui ad un declino che pare inesorabile?

C'è solo una risposta, credo: gli investimenti a lungo termine nel nostro Appennino sono falliti e non si sono date risposte concrete ai giovani. Ma una cosa è sotto gli occhi di tutti: i responsabili di questo declino sono ancora lì al loro posto e hanno pure la pretesa di raccontarci cosa è bene fare.

Ma tornando alla Porta, credo che questi tipi di interventi paiono abiti lussuosi su un malato terminale. Non si cura un malato terminale ma lo si veste. E non è finita lì. Tra un po' verrà inaugurato il Fontanone di Cervarezza. Anche in questo caso si parlerà di soldi destinati solo a questo tipo di intervento, ma forse si può obiettare che anche tali interpretazioni possono essere orientate a qualcosa di più necessario o davvero utile. Insomma forse basta un po' di fantasia per interpretare e scegliere come investire al meglio fondi già dedicati, magari ascoltando chi la montagna la abita.

Subito dopo il Fontanone, però, il turista che sale in Appennino potrà vedere lo Sport Hotel, la struttura ricettiva di un amico coraggioso che ha deciso di investire lì con l'intera famiglia. Forse non sarebbe stato contrario alla destinazione dei soldi per la valorizzazione paesaggistica aiutare lui e gli altri albergatori a integrare "paesaggisticamente parlando" le loro strutture. Invece si fanno monumenti che ammiccano a chissà cosa e presto saranno preda del decadimento.

Spero questo scritto venga pubblicato, perchè credo rappresenti un punto di vista particolare: il punto di vista di chi ha conosciuto l'Appennino venendo da fuori, che ha saputo ascoltare e vivere con la gente e che ha deciso che lì verrà a vivere gli ultimi anni di vita. Penso che il mio punto di vista sia particolare, perchè amo questo Appennino che mi è entrato nel cuore e nel quale ho avuto il privilegio di fare delle cose, di stare con la sua gente e sentirmi parte di essa. Non ci sono secondi fini o interessi particolari. Certo non c'è neppure rabbia per quei 70-80 o 100 mila euro spesi. Ma una sensazione forte sì c'è: che questa montagna, la sua gente e le sue comunità meritino di più.

Chiudo auspicando che questo intervento non venga assegnato a questa o quella parte politica. Non è questo il punto di osservazione perchè, per fortuna, negli ultimi anni la montagna l'ho "guardata" senza cannocchiale.

(Vincenzo Castellano)

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11 COMMENTS

  1. Cosa propone?
    Posso chiederLe cosa propone per lo sviluppo dell’Appennino? Le strutture (non generalizzo, però!) da noi sono fatiscenti, care e con personale che non spiccica una parola di inglese. Ora se mi si vuol dire che bisogna investire sul turismo, lo si dica a chi di turismo ci campa (gli albergatori, i ristoratori, ecc…). Attirare turisti in un’area che li accoglie con prezzi da New York o Parigi e servizi da tenda berbera del deserto mi pare un clamoroso autogol! Qua si può far ammirare le meraviglie della natura; alle meraviglie delle strutture ricettive ci pensino i proprietari non gli enti pubblici! Comunque non mancano fondi per le riqualificazioni, i corsi di formazione, ecc. Peccato che non li usi nessuno…

    (Ma.Fe.)

    P.S. – Vengo anch’io da fuori e vi garantisco che, avendo una piccola casetta in Appennino, preferisco ospitare i miei amici a casa mia che in molte strutture del territorio!


  2. Grande Vincenzo, cose giustissime. Purtroppo chi fa queste cose è gente che, della nostra montagna, non interessa niente. Basta vedere i commenti scritti nelle altre pagine dai vari Bonizzi e Giovanelli: sembra che siano appena scesi da un’astronave arrivata da Marte. Credo che bisogna cercare di aiutare concretamente la gente, ma se proprio si vuole abbellire un territorio un “bilite” non sia indispensabile. Per esempio sarebbero stati meglio alcuni contributi per riportare la case a sasso, pulire sentieri o castagneti (che ormai stanno morendo). Mi rendo conto però che sarebbe stata una cosa logica, forse, per chi comanda, troppo…

    (Commento firmato)

  3. No…
    Non sono d’accordo, secondo me (senza voler polemizzare) queste iniziative sono tese a valorizzare il nostro Appennino, da sempre poco incline alla comunicazione e al fare qualcosa di supporto alla ricettività del turista. Chiaro che occorrerà far manutenzione delle opere suddette, chiaro che queste iniziative da sole non bastano, chiaro che occorre trovare forme per sostenere chi investe in Appennino… Ma essere contrari a priori, in un’ottica così pessimistica, mi aiuta a capire il perchè Piemonte, Trentino e Veneto sono ormai di un’altro pianeta in termini di ricettività e offerta turistica. Capisco la nostalgia del cannocchiale… ma secondo me occorre un minimo di fiducia e di ottimismo nelle cose; dico questo perchè leggendo spesso @CRedacon#C ho constatato come qualsiasi iniziativa portata avanti dagli enti pubblici in Appennino sia sempre criticata in massa… Eppure non sono i montanari a votare chi poi gli amministra? Sarà mica quindi una questione di mentalità?
    Saluti.

    (Miriano)

  4. Andate a vedere!
    Spinta da gran curiosità sono andata a vedere il famigerato bilite!!! Dai vostri commenti pare proprio che non vi siate fermati a guardare dal cannocchiale (assolutamente FAVOLOSO!!!!!) le cime innevate, gli impianti del Cimone, la croce sul Cusna… è davvero bellissimo! Non vedo l’ora che venga buio per portare i miei figli a vedere le stelle! E al bando alle polemiche! C’era la coda a guardare dal cannocchiale e a indovinare se il paese di fronte fosse o meno Sologno! Voto: 10 e lode!

    (Anna Magnani)


  5. Esprimo anch’io il mio apprezzamento a Vincenzo. Le tue valutazioni, scritte da chi il nostro Appennino ha incontrato relativamente da poco, acquistano un valore particolare e spero facciano riflettere. Non però come il signor Miriano, che non conosco personalmente, ma del quale ho spesso letto su @CRedacon#C osservazioni sul nostro Appennino. A Lui vorrei segnalare due cose. Noi tutti, abitanti nel territorio del Parco, abbiamo ricevuto a domicilio nell’ottobre del 1999, da parte del Comitato istituzionale promotore (Ministero dell’ambiente, Regioni Emilia e Toscana, enti locali facenti parte del crinale appenninico delle province di Massa, Lucca, Parma e Reggio Emilia), un documento che illustrava cosa avrebbe fatto il costituendo Parco nazionale per il territorio. Quel documento scriveva precisamente che il Parco avrebbe riavviato: “Forme di manutenzione costante del territorio” nonchè di “recuperare e mantenere l’agibilità della viabilità interpoderale, dei sentieri, delle mulattiere quali elementi di fruizione del castagneto da frutto, del bosco, dei corsi d’acqua, del recupero dei prati pascolo che di importante valorizzazione di elementi di storia locale”. Questo è quanto, tra l’altro ci veniva promesso e credo che soprattutto in attesa di questi lavori molti, tra cui il sottoscritto, si dissero favorevoli; ma questo non si sta facendo e milioni di euro sono spesi per aggiungere, ai tanti esistenti, un ulteriore ente pubblico senza creare lavoro produttivo in loco, ciò di cui c’è prioritariamente bisogno.

    (Claudio Bucci)

  6. Fossi nel Parco…
    …rifletterei su quanto emerso da una discussione su una banale piazzola di sosta. Neanche avessero costruito il Titanic, impietose fiondano le critiche. Sul Parco. Il tema del paesaggio è a mio avviso importantissimo e DEVE esserlo per un Parco nazionale. Creare elementi materiali e immateriali per valorizzarlo dovrebbe essere un obiettivo comune di Parco, enti vari e cittadini. Rendere fruibile il paesaggio (e non solo il territorio) è un passaggio fondamentale per lo sviluppo di un territorio che del paesaggio non può fare a meno. Vedo pochi margini di sviluppo in Appennino. Uno di questi è sicuramente l’elemento “Parco” poco sfruttato, se mi si concede il termine, dall’economia locale. Apriamo questa “porta” e iniziamo a vedere le opportunità che a volte sono proprio a un palmo dal nostro naso.
    Cordialmente.

    (Gianni Ferretti)

  7. A proposito di sentieri castagneti marciapiedi e opere
    A proposito di sentieri, castagneti ed edifici. Da commento firmato a commento firmato. A me invece risulta che il Parco abbia finanziato anche opere di questo tipo: il sentiero 00 per esempio; il marciapiede in sasso da Cervarezza alle Fonti; il percorso di accesso al lago del Ventasso; il castagneto di Sologno e altro che ora non ricordo. Ma ricordo che il Parco ha collaborato all’ecomaratona del Ventasso e anche alla apertura e preparazione del tracciato… Ricordo anche un’azione contro la vespa cinese… e poi molte opere diverse dalle porte come pavimentazioni (il marciapede da Cervarezza alle fonti, tratti di Gatta-Pianello, tutto Sassalbo, Giuncugnano) o piazze (a Rometta, a Rigoso, a Bosco), riqualificazione di edifici o esercizi alberghieri (Succiso, Ponteccio, Fonti di Poiano, Orecchiella, Miramonti, Apella, Cerreto Alpi-mulino-, Ligonchio, Corniglio, Segheria dell’Abetina). E altro, perchè pur essendo piuttosto informato non ricordo tutto. Ho sentito parlare anche di sentieri invernali battuti per la prima volta… Come si fa a parlare – venendo davvero da Marte – come se la Porta della Sparavalle fosse l’unica cosa fatta dal Parco. Se non piace il Parco lo si dica! È normale che ci sia chi non lo vuole! Ma – sig. Vincenzo – come si fa a far carico al Parco di 60 anni di fuga dei giovani? Siamo seri… Il Parco è arrivato ieri! E poi non é solo questione di tempo. Un parco, come una ottima ecomaratona, può dare una mano, lanciare segnali positivi… Per il quasi-miracolo di ripopolare i paesi però ci vuole di più; ci vuole la forza di un’intera COMUNITA’ che guardi avanti e non indietro. Il Parco può azzeccarci e può sbagliare. Ma trattarlo come un nemico del territorio è un autogol.

    (Commento firmato)

  8. Sì…
    …si può e si deve far di più, enti compresi. Però per quanto posso aver osservato io da occhio esterno in questi ultimi 6/7 anni in cui frequento abitualmente questa parte di Appennino, mi sono fatto l’idea che c’è una corresponsabilità tra le parti se quest’area ha potenzialità turistico ricettive e di vivibilità di molto al di sotto delle proprie potenzialità.
    Da parte del Parco osservo un tentativo di valorizzare l’area, forse al di sotto delle aspettative di molti ma avrei raccolto molti più episodi di vicende in cui è il singolo cittadino privato a curare a malapena il suo orticello, senza minimamente pensare ad un interesse pubblico. Della serie, io faccio il mio, guardo nel mio e se qualcun altro fa qualcosa di diverso… lo critico!!!
    Molti sono anche gli esempi di lodevoli iniziative private o di associazioni di categoria ma io prima di pensare a cosa non fa il Parco penserei se tutti abbiamo fatto qualcosa di buono per la comunità…
    Siamo a fine anno, il momento delle riflessioni e dei buoni propositi…
    Buon Natale a tutti gli utenti @CRedacon#C.

    (Miriano)


  9. Già utilizzare l’espressione “bilite” la dice lunga…
    Allora, prima di tutto sento il bisogno di sottolineare che è certamente importante che il dibattito che è seguito al mio commento sia stato pacato e civile. Questo consente di esprimere pareri diversi ma in uno scenario che rimane quello del confronto democratico. Nel merito dei contributi, però, il dibattito vorrei alimentare con altre osservazioni: allora, è vero, in Appennino i prezzi dell’ospitalità non sono concorrenziali e le strutture faticano a raggiungere standard già consolidati altrove, ma tutto questo rappresenta non certo una congiura, bensì una risposta non coordinata e, soprattutto, pochissimo sostenuta. In Appennino tutti coloro i quali si muovono nel mondo dell’ospitalità l’hanno fatto da soli e senza un vero investimento. Utilizzo questo, fra i molti spunti (ma potrei utilizzarne altri) per dire che la relazione con la gente e l’investimento sul materiale umano e sulle sue potenzialità sono stati ampiamente disattesi in questo, come in altri settori. Credo questa sia la vera chiave di lettura.
    Una cosa è certa: quello che vede una persona come me che da svariati anni, ormai, è in Appennino (e c’è facendo delle cose concrete per il luogo che l’ha accolto) ma ha ancora un piede in pianura è che l’idea di sviluppo proposta nel lungo periodo dalla classe politica locale ha semplicemente fallito. Credo che abbia fallito perchè chiunque è intervenuto e, ahimè, interviene fa fatica a tenere nel debito conto la relazione con le comunità che, mi permetta Giovanelli, non sono un optional nell’esistenza stessa dell’idea di Parco. Perchè un Parco può essere svariate cose, ma non può essere un Parco lontano dalla sua gente e dalle sue comunità. Se Giovanelli è costretto, suo malgrado, a mettere in fila un elenco di cose realizzate dal Parco una cosa è certa: tutte queste cose non le ha comunicate alla gente che di questo Appennino, che di questa terra è figlia.
    Per quel che mi riguarda io sono convinto che l’idea di Parco sia importante, ma che il Parco non abbia assolto a molte delle aspettative implicitamente ascritte alla sua stessa definizione. Poi sono perfettamente d’accordo sul fatto che si debba anche assecondare la modernità ed i suoi frutti anche con scelte coraggiose, ma questo lo si può fare solo quando e se l’esistenza stessa del Parco ha conquistato l’animo della popolazione che ci vive.
    Diversamente, interventi tesi a sostenere che non si è capito il bilite altro non sono che un modo per dare degli ignoranti ai montanari. A chi si esprime in questo modo forse è bene ricordare che in Appennino generazioni intere sono passate esprimendo un legame fra uomo ed ambiente che ha lasciato intonso e, soprattutto, governato il territorio.

    (Vincenzo Castellano)