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Clandestino di nuovo pizzicato

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Questa mattina, durante una delle consuete azioni di controllo del territorio, una pattuglia della Polizia municipale di Castelnovo ne' Monti, con la presenza del comandante Marco Longagnani, si trovava lungo la strada comunale che porta in località Costa de’ Grassi quando ha visto un furgone fermo accanto ad un altro furgone da tempo abbandonato lungo la stessa strada. Incuriositi dalla situazione, gli agenti si sono fermati per un controllo e, da dietro al furgone, alla vista degli agenti, si è immediatamente dato alla fuga un cittadino extracomunitario.

L’uomo, inseguito per i boschi dal comandante Longagnani, è stato immediatamente riconosciuto in quanto si trattava della stessa persona che lo scorso 30 ottobre era stato trovato a lavorare irregolarmente in un cantiere edile a Castelnovo. Anche allora datosi alla fuga, gli agenti lo avevano poi ritrovato nascosto in casa di una parente: allora vennero denunciati sia il datore di lavoro che il lavoratore, presente in Italia come clandestino. L’uomo era stato condotto alla Questura di Reggio, dove era risultato già foto segnalato, già destinatario di un provvedimento del Prefetto di espulsione per rifiuto di concessione del permesso di soggiorno e da un decreto del Questore con l’obbligo di lasciare il territorio nazionale.

Stamane dopo l’inseguimento nei boschi è riuscito a far perdere le sue tracce, ma è stata ovviamente presentata una nuova denuncia nei suoi confronti. Al momento gli ordini di espulsione pendenti nei suoi confronti risultano almeno tre. Si tratta di E.M., nato in Marocco il 25 febbraio 1982. Nei pressi del furgone citato, poi, gli agenti hanno trovato anche un castelnovese, B.E., che ha ammesso candidamente che il ragazzo fuggito lavorava per lui e che lo fa saltuariamente da due anni. Nelle ultime settimane lo aiutava nell’allestimento di alcuni punti vendita di kebab, in particolare nel modenese. Per lui è dunque scattata la denuncia per sfruttamento di manodopera clandestina e la segnalazione all’Agenzia delle entrate, alla Guardia di finanza ed all’Ispettorato del lavoro.

1 COMMENT

  1. Riflettere prima di pubblicare un articolo simile!
    Clandestino di nuovo pizzicato? Sono fortemente contrariato e francamente offeso dal vostro articolo. Io lavoro con stranieri, quelli che anche voi definite “clandestini”. Il termine è fortemente razzista e discriminatorio, diffusissimo in questi tempi grazie alla propaganda razzista e xenofoba di leghisti, governanti e giornali davvero vergognosi!
    Ma voi sapete le difficoltà di chi viene in questo paese? Le impossibilità legali per lavorare in regola, le leggi assurde e contrarie ai diritti umani che colpiscono chi, con grande dignità e umiltà, cerca un futuro migliore (vedi reato di CLANDESTINITA’ – cioè la tua semplice esistenza è reato)? Il reato di clandestinità è una vergogna, indifendibile ed impronunciabile! E voi intitolate un articolo con quella parola? Non solo il titolo ma tutta l’impostazione dell’articolo è assurda e discriminatoria e mi auguro che questo articolo venga rimosso al più presto.

    (Giovanni Costi)

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    @CIl fatto che la clandestinità sia considerata reato fa parte, del tutto legittimamente, della sfera delle opinioni politiche favorevoli o contrarie. Ma che una persona non registrata sia chiamata clandestino ci pare semplicemente un dato di fatto, una definizione da vocabolario. In cui leggiamo: “Clandestino è chi si trova in una situazione irregolare, senza l’approvazione dell’autorità o contro le leggi vigenti”. Non capiamo dove stia l’offesa. Poi, certo, da questa situazione di fatto si possono sviluppare politiche in una direzione o in un’altra, di integrazione o di discriminazione. E il corso attuale è quello che è. Il pezzo, che neppure riporta il nome del coinvolto, ci pare pertanto neutro, cronachistico, da questo punto di vista.
    Tenga conto, se l’obiettivo è quello di “riabilitare” un termine che non le piace, che gli stessi partigiani che combatterono il fascismo, durante l’ultima guerra, prima entrarono in “clandestinità” (anche se non in senso di nazionalità, ma il significato è sempre quello: essere “irregolari”, contrari o nascosti alle autorità) e quindi nella lotta armata che costituì la Resistenza.

    (red)#C