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Il canile è sempre in cerca di casa

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Otto mesi or sono, eravamo ad inizio aprile, ho affidato ad un comunicato stampa alcune mie valutazioni riguardo il “canile comprensoriale”, che includevano una domanda, rivolta alla Comunità montana, in ordine a quello che fu il canile di Minozzo-Salatte. Quella domanda è rimasta purtroppo senza risposta, ma sembra tornata adesso di attualità - e forse lo è sempre stata - se guardiamo alla iniziativa di quanti a Casina si sono costituiti in Comitato per esprimere una comune e corale preoccupazione verso la scelta degli enti di ubicare il nuovo canile sul loro territorio, in località Borella.

Le obiezioni e perplessità che vengono sollevate rispetto a tale localizzazione sono di diversa natura:
• la scomodità del posto, aggravata dalla precaria viabilità di accesso, che non favorirebbe il lavoro degli operatori e potrebbe altresì scoraggiare le adozioni degli animali;
• la posizione geografica sfavorevole, trattandosi di una valle profonda e ombrosa, e dunque poco soleggiata;
• la frequenza degli allagamenti (che potrebbe anche riflettersi negativamente sul benessere degli animali ospitati in canile);
• l’impatto ambientale, con danno permanente del luogo;
• l’urbanizzazione costosa e impegnativa giacché l’area è totalmente sprovvista di infrastrutture.

Se poi si aggiunge che (stando alle parole di Sara Garofani, presidente della Comunità montana) sono ancora da sciogliere i nodi dell’effetto acustico che questo insediamento provocherebbe sul circondario, ce n’è abbastanza, anzi ne avanza, per solidarizzare con quanti non condividono una siffatta scelta.

Tanto più che il costo dell’opera, dalle notizie di cui possiamo disporre, si aggirerebbe sul milione di euro (verosimilmente senza contare le spese richieste dall’urbanizzazione dell’area), di cui neppure un quinto coperto dal contributo regionale, nel senso che i comuni della montagna dovrebbero farsi carico della restante parte dell’onere (una bella cifra quando le amministrazioni di sinistra non perdono occasione per gridare contro i tagli del governo).

Al di là di qualsivoglia opinione, un esame anche grossolano di questi dati induce a fare un parallelo con quello che fu il canile comprensoriale di Minozzo-Salatte, in territorio di Villa Minozzo - ricavato da un fabbricato esistente, e dunque senza alcuna ferita ambientale - che aveva un’ottima esposizione geografica, disponeva fin dall’origine di strada, acqua e luce e non creava disturbo alcuno ai residenti del vicinato. Non a caso il suo avvio, a fine degli anni '80, venne accompagnato da giudizi indistintamente positivi e lusinghieri.

Ha quasi dell’inverosimile che una tale struttura, viste anche le migliorie apportatevi all’inizio di questo decennio, sia poi divenuta nel giro di pochi anni talmente inidonea per la propria funzione da doverla cessare nel 2008, con tutte le conseguenze che si sono prodotte e che abbiamo sotto gli occhi; è arcinoto che prima di Casina altre ipotesi di ubicazione del nuovo canile hanno ingenerato reazioni e rimostranze e c’è anche chi si è pubblicamente rammaricato per aver sollecitato la chiusura di Minozzo-Salatte, una chiusura che ha sguarnito il territorio montano di un servizio che era riuscito a darsi con costi molto contenuti e senza suscitare lamentele o polemiche.

Continuiamo a sentirci dire che il canile di Minozzo-Salatte non era più a norma, ma sono soltanto voci, peraltro abbastanza vaghe e generiche, che andrebbero confortate da un pronunciamento al riguardo, ufficiale e più circostanziato, da parte della Comunità montana; il fare chiarezza è il minimo che ci si aspetta da una istituzione; ed è appunto quanto ho domandato otto mesi fa, chiedendo anche alla presidente Garofani di ricevere copia della relazione tecnica che dovrebbe aver allora attestato la non conformità della struttura di Minozzo-Salatte.

Come dicevo sono ancora in attesa di una risposta o perlomeno di un qualche riscontro; e mentre aspetto mi sento autorizzato a dubitare dell’operato di questi amministratori di sinistra, che disfano senza aver pensato alle alternative, secondo una logica che ci sfugge, e non sembrano neanche preoccuparsi dei costi che devono sopportare le rispettive comunità per opere che molto probabilmente potrebbero essere evitate applicando altri criteri nella gestione della cosa pubblica.

(Giovanni Ferrari, coordinatore comunale Pdl Vetto, già capogruppo consiliare)

7 COMMENTS


  1. Egregio Sig. Ferrari, vorrei solo fare una “piccola precisazione”: il canile di Villa è stato chiuso proprio perchè un’amministrazione di sinistra aveva trovato un’altenativa: torniamo a leggere le dichiarazioni del sindaco Gian Luca Marconi su @CTuttomontagna#C del dicembre 2008. Si parlava di costruire il canile in località Croce e se non sbaglio esiste già un preliminare di acquisto del terreno in questione con pagamento già effettuato del 50% dell’importo. Credo che l’inghippo stia proprio qui.

    (Marina)

  2. Due zone
    1) Carpineti. Nella zona all’entrata della discarica di Poiatica parte già chiusa e seminata a prato, zona centrale e di facile raggiungimento-acqua, energia elettrica, fogne (riscaldamento e energia in modo gratuito) sfruttando i gas della discarica per alimentare un generatore. E se nella discarica non si può c’è sempre la variabile delle innumerevoli cave di argilla abbandonate che in ogni modo sono orrende da vedere (almeno sì sarebbero utili);
    2) sempre Carpineti zona la Parciana manca solo la richiesta della disponibilità dei proprietari per poter acquistare una veccha casa abbandonata e un pezzo di terreno incolto, a tre chilometri da Felina verso Carpineti (unica cosa da fare ripristinare in modo adeguato la strada già esistente a meno di trecento metri dalla provinciale).
    Queste sono solo delle proposte, fatevi avanti un po’ tutti con idee…

    (Luciano Franchini)

  3. Paese solatìo dolce canile?
    L’intervento del sig. Ferrari conferma che non è la felice ubicazione del canile a fare la felicità dei cani. La differenza verrà sempre dal fattore umano, da chi progetta a chi gestisce.

    (Commento firmato)


  4. Sig.ra Garofani, non ha mai fatto la volontaria Aiut Appennin e doversi recare in quel posto? Si può fare, ma preperatevi a pagare dei dipendenti fissi perchè dei volontari non ne trovate più. Bisogna essere disposti, da esempio un Carpineti, perdere quasi due ore di viaggio andata e ritorno, rimetterci l’automobile e fare poco lavoro sul posto per mancanza di tempo mangiato in viaggio. Pensateci in modo accurato su tutti gli aspetti.
    Ciao…

    (Luciano Franchini)


  5. Certo, la posizione di Salatte di Villa Minozzo è soleggiata ed urbanizzata, ma dire che il fabbricato esistente fosse adatto a tenervi i cani è raccontarlo a chi non l’ha visto. Il luogo, appunto, era fornito di acqua ed elettricità. E il luogo, località, andrebbe davvero bene, soprattutto perchè nessun residente se ne era mai lagnato, ma la struttura DEVE essere differente, per poter dire di avere un luogo dignitoso per gli animali e per chi li deve accudire. Cosa poi pensino i volantari sulle distanze chilometriche non lo so, ma anche Borella di Casina è in luogo lontano e non rapidamente raggiungibile. Bisogna sapere dove abitano i volontari, ovvio.

    (GS)


  6. Borella, luogo ipotizzato per il canile. Senz’altro sembra meno distante o impervio delle Salatte di Villa Minozzo. Il guaio è che, uno o un altro, sono sempre distanti da un qualsiasi luogo. Però Borella mi sembra sia davvero un po’ in ombra. Ma questa è una constatazione, non certo una controversia.

    (GS)