Riceviamo e pubblichiamo.
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Dopo le abbondanti, ma non eccezionali, piogge dei giorni scorsi, la ormai celeberrima pista Gatta-Pianello è a rischio erosione; allora forse è vero che lì una strada non ci deve stare! I lavori fatti da C.E.A.G nella primavera-estate non dovevano preservarla? Le bugie hanno le gambe corte e il fiume, grazie a Dio, ha i suoi spazi e se li riprende. Il presidente del Parco nazionale aveva parlato di park-way, di strada sommergibile: dove sono i progetti e i soldi? Il sindaco di Villa Minozzo ha i soldi per tenere in piedi una pista, non una strada, e fa rispettare il divieto di passaggio ai camion? Queste domande non possono essere liquidate come “menate da ambientalisti”, come solitamente avviene, ma sono fatti e sono leggi da rispettare. Quando questi signori dovranno pagare il conto delle loro nefandezze e non il solito Pantalone con anche le tasse dei cittadini di tutta la Provincia?
Forse il già nominato sindaco di Villa Minozzo pensa di ricevere proventi sotto forma di tasse di concessione con l’apertura di un nuovo frantoio nel bel mezzo della zona dei Gessi Triassici del Secchia, non solo una delle zone più spettacolari ed intatte del nostro Appennino ma, qualcuno al sindaco dovrebbe ricordarlo, anche territorio situato nelle immediate vicinanze, se non già dentro, del Parco nazionale!!! Ci auguriamo che Provincia e Regione blocchino sul nascere una simile follia.
La montagna, grazie al gruppo "EcologicaMente" (bravi, complimenti), sta avendo un grande risveglio. Troviamo inquietanti le parole del dott. Giovanelli che paiono ammettere che materiali provenienti dal Senegal (oli usati come carburante per far funzionare le centrali a biomassa) brucino sulla nostra montagna. Le centrali a biomassa dell’Alto Adige sono ben altra cosa ed abbassano il costo energetico pagato dai cittadini. Qui da noi, a Fora di Cavola, senza incentivi il forno di combustione non avrebbe nessun senso. Iren fa ancora gli interessi della comunità o è solo, come da alcuni paventato, un comitato di affari? Oltre a quanto sopra, ci sarebbero centinaia di camion che arriverebbero da tutta la regione per bruciare rifiuti a Fora di Cavola, Cadelbosco e Correggio: ma ha senso tutto ciò?
Qualche politico, o braccio armato delle bonifiche e di qualche altro comitato di affari, continua a parlare di diga di Vetto, opera non prevista in nessun piano territoriale, comunale, provinciale o regionale che sia. Ma perché? Non bastano i danni provocati al Secchia dalla traversa di Castellarano? Bisogna davvero fare un’opera gigantesca come sarebbe quella presentata per la diga di Vetto, su di un territorio a grande rischio geologico tra faglie sismiche recentemente riattivate e frane ovunque? E davvero si può tollerare di sentire parlare di migliaia di posti di lavoro e di turismo per un’opera così senza sentirsi presi in giro? Chi andrebbe a passare le vacanze o il tempo libero quando in piena estate il lago sarebbe ai livelli minimi per le ovvie manovre idrauliche e le sue rive sarebbero trasformate in una distesa di fango? E quante persone del luogo potrebbero effettivamente essere impiegate nella costruzione di quell’opera? L’esperienza della costruzione della T.A.V. non è bastata? Forza lavoro in massima parte proveniente da altre regioni e infiltrazioni mafiose gigantesche che hanno consentito a ‘ndrangheta e camorra di radicarsi sul nostro territorio (vedi l’ottimo articolo apparso sul Venerdi di Repubblica del 28 ottobre scorso).
Ripartiamo dal buon senso: dalla manutenzione di strade e boschi, dalla pulizia degli alvei dei fiumi, da opere produttrici di energia rispettose dell’ambiente e delle leggi e soprattutto condivise dalle popolazioni. Gli incentivi provenienti dalla fiscalità generale che rendono appetibili cose assurde devono essere monitorati ed indirizzati dalla buona politica e soprattutto dalla decisione delle popolazioni il cui territorio diventa luogo di tali impianti.
(Comitato difesa dei fiumi Emilia-Romagna, [email protected])
Gatta-Pianello
Il comitato difesa dei fiumi Regione Emilia-Romagna evidentemente non ha mai avuto nulla ad obiettare sulla costruzione dei capannoni e dell’inurbamento a valle della zona Gatta-Pianello. Io sono una visitatrice da 15 anni del luogo e sono convinta che la pista debba restare una pista “afaltata” con tutte le attenzioni possibili. Dite piogge non eccessive? Ma forse guardate solo dalle finestre delle vostre abitazioni magari senza uscire all’aperto a prendere la pioggia. Guardate i giornali, guardate notizie dal mondo televisivo e dintorni almeno? Accade di peggio altrove dove sembrava ci fossero situazioni ben più consolidate. Il fatto è che quel tratto di fiume non viene mai pulito e che tutte le costruzioni e le cementificazioni verso la foce lo strozzano lì. Perchè volete toglierlo a noi che qui o nei dintorni abitiamo. Quel fiume va pulito per farlo scorrere a valle e quando, dopo la prima piena che lo riempì di alberi e rottami vari, andai negli uffici della Forestale a chiedere perchè non risistemassero, ripulendolo, quel tratto di fiume, mi fu risposto che l’accaduto era un fatto “naturale”. “Sarà la prossima ALLUVIONE FRA 25 VENTICINQUE anni circa a risistemare il fiume”. Peccato che la successiva alluvione avvenne invece solo SEI MESI DOPO. E questa è un’altra alluvione. Le cronache del tempo atmosferico di questi giorni ci indicano addirittura un’emergenza multiregionale. Nell’articolo che leggo voi imbracciate il fucile contro la Gatta-Pianello, pensando di far chiudere gli occhi a chi vede anche le altre realtà. Ma la pioggia è bagnata, signori, e tutti la sentono e quando è come è stata in questi giorni basta meno di mezzo minuto per passarti anche il cappotto. Allora è giusto che ci si metta l’impermeabile, quindi è giusto che si provveda alla propria persona. Così come SAREBBE GIUSTO, DOVEROSO, IMPELLENTE, provvedere alla ripulitura di quel tratto di fiume, usando poi i suoi stessi massi, magari, a riparo delle sponde. Gatta-Pianello, ma lo sapete cosa succede sul fiume (o torrente) Enza, anche in tratti abitati? Qualcuno si sognerebbe di chiudere quel tratto di strada che regolarmente va sott’acqua con le piene? I reggiani del Secchia hanno, per caso, meno valore di quelli dell’Enza? Che poi sulla pista Gatta-Pianello debbano essere vigenti norme severissime riguardanti velocità e custodia della zona sarà INDISPENSABILE. Un confronto fra questa pista ed un’eventuale diga sull’Enza è una mostruosità. E’ voglia di dar fiato alle trombe per strillare contro la pista. La diga? Personalmente mi terrorizza, già si è trovato il modo di rovinare e togliere acqua all’Enza, la diga (a me sembra, ma sono incompetente) è un modo di ammazzare definitivamente il torrente. Come togliere la pista e ora che molti che la percorrono parlano della sua bellezza, mentre chi abita sul crinale probabilmente nota di più la sua utilità. Invece che volerla distruggere perchè non provate ad unire le idee per cercare di migliorarne la sicurezza?
(Graziella Salterini)
Volevo chiedere il motivo perchè viene negato al singolo di provvedere all’asportazione di legname caduto e trasportato dal fiume durante le piene e lasciato in alveo dalle stesse. In quanto il R.D. 30/12//23 (mai abrogato) nr. 3267 e L.R.6/2005 art. 19 c. 5 cita mancato allontanamento di qualsiasi residuo di lavorazione dell’alveo dei corsi d’acqua?
D’accordo, si parla di lavorazione ossia di taglio, ma la differenza da taglio e trasporto da parte del fiume qual è? Dato che qualcuno lo farebbe volontariamente!
(Il grillo parlante)
Gent.ma Sig.ra Salterini, il comitato avrebbe moltissimo da ridire sulla zona industriale di cui lei parla, ma è lì, ci lavora della gente, come si fa a dire che andrebbe tolta? Lei parla di alluvioni, ma ci duole farle notare che dal 23 dicembre scorso sono passati poco più di 10 mesi e quella “pista” è andata distrutta due volte e a rischio distruzione una volta. Bisogna prendere atto che le piene venticinquennali stanno diventando più frequenti, ma certamente sono cose ben diverse da quella della settimana scorsa. Non abbiamo ben capito quale sia il tratto di strada della val d’Enza che va sott’acqua a cui lei fa riferimento, ma dal nostro punto di vista le garantiamo la nostra totale impazialità tra val Secchia e val d’Enza: le riteniamo entrambe da proteggere e difendere dagli appettiti distruttivi di molti.
(Comitato difesa dei fiumi Emilia-Romagna)
Grazie per la “gentile signora”. Non è vero, sono stata violenta, ma ovviamente lo sono stata. Infatti la mia “agitazione” non riguarda la provinciale dell’Enza che ho visto varie volte allagata verso Cerezzola e zone limitrofe e che è una strada di scorrimento che deve essere custodita più che attentamente. E’ l’accanimento contro la pista Gatta-Pianello che ha suscitato il mio spirito “fumino”. Non dico che non sia vero che abbia subito tutti i danni presenti e passati, però c’è da considerare che piene di fiume così violente con tanta frequenza sono da attribuirsi alle recentissime modificazioni del clima. A parte le alluvioni periodiche spesso il fiume è stato dominato dalla siccità. Mi guarderei bene dal dire che si debbono chiudere le aziende cresciute sulle sue sponde, il lavoro deve essere incrementato, non distrutto… Ma in cambio di tutto quel cemento chiedo a VOI, e son convinta non da sola, di ripulire quel tratto di fiume per evitare l’intasamento. Oltre ai massi, ci sono i tronchi di alberi caduti a fare da diga alle acque che scendendo così cariche di corpi enormi e la pista che tanto disprezzate tra un po’ si costruirà da sola, indisciplinatamente, nel letto del fiume. NON E’ ONESTO lasciare che tutto ciò accada sotto il nostro naso, non solo per la pista ma anche per il luogo, perchè quello che c’è a valle sottrae la vita e la vitalità del fiume nelle zone a monte. Vita e vitalità anche di tante persone, quelle del crinale che, guarda un po’, hanno bisogno anche loro del pasto quotidiano. Dovranno essere disciplinate anche loro, con regole ferree magari, ma restituite loro quello che era loro. Il FIUME PULITO ed anche una pista più solida magari perchè è un luogo spettacolarmente bello.
(Graziella Salterini)
Gatta-Pianello
Ci risiamo, ogni tanto questo Signor nessuno che nasconde le proprie generalità dietro il paravento di un pressochè sconosciuto comitato, traendo spunto dal dissesto della Gatta-Pianello, si diverte a gettare fango sulla C.E.A.G. Non commento le polemiche sterili sui frantoi ed i camion che possono piacere o non piacere, ma sono comunque necessari e creano occupazione. Mi limito soltanto a rilevare che, se non ci fosse il frantoio della Gatta, i materiali da costruzione in montagna qualcuno dovrebbe comunque portarli ed inevitabilmente i camion circolerebbero sulle strade anche più di adesso. D’altronde, mi sembra di ricordare che il trasporto delle merci in Italia sia per circa il 70% ed oltre su gomma e questo non è ovviamente colpa di C.E.A.G. Quello invece che mi preme è che chi legge abbia una informazione corretta delle cose ed è per questo che rispondo al signor NESSUNO, lasciando un mio recapito telefonico (0522818148) invitandoLo a chiamarmi affinchè possiamo fare un sopraluogo sul posto e verificare che quanto affermato in merito ai lavori eseguiti sulla Gatta-Pianello è esattamente il contrario di quanto accaduto. E’ successo infatti che il tratto di pista 1 km a monte delle Fonti eroso dalla piena del 23 dicembre, dove i lavori sono stati eseguiti e completati, non è stato minimamente interessato dalla piena, mentre i tratti a valle del Luccola, dove i lavori non sono stati ultimati con la posa delle gabbionate, causa la nota vicenda scatenata ad arte ed in modo scellerato da qualcuno, sono stati puntualmente erosi. Attendo telefonata, grazie.
(Sauro Marazzi, amministratore delegato C.E.A.G.)
Vorrei, da montanaro, sostenere le ragioni di Graziella Salterini che non conosco ma della quale condivido l’approccio al problema; parimenti non la penso come il comitato che pure non conosco ma mi dà la sensazione sgradevole di un integralismo lontano dal modo d’essere e di pensare della gente di montagna; del primo intervento che ha dato la stura a questi commenti condivido solo il trafiletto finale circa il “buon senso”; un concetto che però ritrovo poi nelle considerazioni di Graziella.
(Lino Giorgini)
Sempre i soliti eco-integralisti
Bravissima la sig. SALTERINI nei suoi due commenti. Come sempre i membri del comitato difesa dei fiumi antepongono le loro minoritarie opinioni alle maggioritarie esigenze della gente della NOSTRA montagna. Sottolineo nostra perchè la maggior parte di costoro sono signori di pianura se non anche di città che, convinti come sono di essere loro solo nel giusto, non considerano minimamente le nostre necessità di montanari. Due sole cose mi limito a dire riguardo l’argomento PISTA Gatta-Pianello. La prima: come ho più volte sostenuto su queste pagine, regimando il fiume a monte con grosse pietre di contenimento e di sostegno a lato della pista si ottengono due vantaggi: 1) la corrente viene trattenuta dalle rocce stesse e convogliata a centro letto del fiume; 2) la pista stessa sarebbe sostenuta da esse e non più soggetta a erosione da parte della corrente stessa. Inserendo nuovamente rocce di medie dimensioni lungo il letto del fiume si ridurrebbe la forza della corrente e di conseguenza le probabilità di forti erosioni nei momenti di piena. Rendendo fruibile la PISTA si sosterrebbe l’economia delle persone che vivono sul crinale, si renderebbero più accessibili sia la zona dei gessi sia le fonti di Poiano che non credo siano sufficientemente utilizzate per valorizzare la zona che le circonda. Inoltre dico che la pulizia del letto dei fiumi ci è stata tramandata dai nostri vecchi che in quel modo raggiungevano due obiettivi: si procuravano legna da ardere per casa e ripulivano il fiume evitando, come dice la sig.ra GRAZIELLA, il formarsi di pericolose dighe naturali. La natura va GESTITA e non SUBITA. Non sono comunque convinto che l’apertura di una cava in escavazione limitata ad una ristretta zona sia la soluzione ideale per il fiume. Credo che il prelievo vada fatto lungo tutto il letto del fiume stesso, contribuendo così ad un abbassamento minimo del fiume e di conseguenza un migliore contenimento delle acque e una sicura pulizia del letto del fiume, ora inframezzato da numerosissimi isolotti che provocano la deviazione dell’acqua verso le sponde. Salvare la pista significa anche salvare e rafforzare l’economia anche e soprattutto turistica del nostro territorio. Di questo sono convinto.
(Fabio Mammi)
Il fiume, grazie a Dio, ha i suoi spazi e se li riprende????? Ma chi è ‘sto tipo qua??? Sicuro non fa 140 km al giorno per andare a Reggio a lavorare; mi dispiace ma non c’è bisogno di scomodare Dio, bisogna solo alzare il sedere dalla sedia e mandare gente competente a farci le strade, perchè noi che lavoriamo ne abbiamo bisogno. Grazie.
(Monia)
La montagna deve vivere, basta con queste storielle, la Gatta-Pianello serve e deve essere allungata fino a Cinquecerri. Il fiume, con i giusti lavori, si può deviarlo e allontanarlo dalla pista oppure si possono mettere le protezioni. W la montagna che vive, anzi sopravvive, e basta con ambientalisti a cui piace un territorio incontaminato per le vacanze domenicali abitando comodamente in città…
(Cristian)
Pista Gatta-Pianello
Ritorno, brevemente spero, poichè l’acqua del Secchia mi fa prendere fuoco, sulle dissertazioni dell’articolo del Comitato che, magari, fossero solo paglia da bruciare, per quanto riguarda la pista Gatta-Pianello. Venni ad abitare nel 1977 da luoghi lontani da qui, con un’attività di rappresentanza e ricordo bene da S. Antonino in su, poi Castellarano, Roteglia e paesi ed abitati limitrofi anneriti dagli scarichi dei camion, inquinati dai gas e dal fragore dei mezzi di trasporto. La strada che non solo costeggia, ma in alcuni tratti sovrasta il Secchia con i ponti (a proposito quando saranno risistemati tutti i pilastri poichè qualcuno sembra pericolante?), ha restituito dignità e pulizia ai paesi ed in buona parte è lì, partendo da Gatta, la grande cementificazione. L’utilità di questa strada è comunque indiscutibile, un grande sforzo la sua costruzione. Per la pista Gatta-Pianello si richiede probabilmente molto meno di un millesimo dello sforzo impiegato per la strada di cui sopra. Meno spese, molto meno. Poco trasporto, il materiale è già lì, come dicono i Signori Mammi, Marazzi e Giorgini, e la CEAG anche, quindi ridottissimo inquinamento d’aria per trasportare il necessario per la sua corretta risistemazione. Non si chiede una superstrada veloce, lì è giusto andar piano perchè con il bel tempo è frequentatissima di turisti. Che sian della domenica o più o meno non ha importanza. Quella pista, usata con un giusto senso di civiltà, è utilità per il turismo, risparmio di “tempo” (il tempo è denaro, vero?), di denaro dei cittadini e, signori ambientalisti qui dovreste convenire anche voi: strade più brevi inquinamento minore di polveri sottili e di fumi di scarico. Se la zona delle Fonti fosse della Provincia di Parma o di Modena lì ci sarebbe già qualcosa addirittura di esagerato e di troppo; qui invece, a livello turistico e salutare (quelle Fonti sono salute per molti), si butta via quella anche; se vogliamo chiamarla semplice gioia di poter raggiungere un luogo magnifico e salutare. Non tutti hanno gambe per poter camminare a piedi fin là, da Gatta o dal Pianello. Evidentemente però c’è un gran gusto per “il solo mio”.
(Graziella Salterini)
Grazie della replica del Sig. Marazzi che verrà contattato quanto prima e con cui chiariremo alcune cose a cui teniamo particolarmente. A Monia diciamo che, lo voglia o no, la natura è fatta così… ha le sue regole e chi non le rispetta prima o poi paga il conto, spesso salatissimo. Quindi meglio cercare soluzioni che non si contrappongono troppo alle leggi naturali. Come dice il Sig. Mammi, le situazioni vanno gestite, ma le sue considerazioni però fanno più pensare ad imporre al fiume un letto che non è il suo. A Cristian vorremmo dire che tra di noi ci sono anche residenti in montagna che come lui e tanti altri sono pendolari, ma non per questo credono che una strada risolverà i problemi della montagna. Alla Gent.ma Sig.ra Salterini diciamo che è verissimo, i fiumi vanno tenuti puliti così come i fossi e i torrenti, come si faceva un tempo. Come sempre anche qui vanno messe regole che devono essere rispettate: non vorremmo che ripulire un alveo fosse inteso come disboscarlo per intero! Alle offese, alle solite considerazioni trite e ritrite su ambientalisti della domenica e amenità varie, non replichiamo. Si commentano da sè.
(Roberto Tedeschi, portavoce Comitato difesa dei fiumi Emilia-Romagna – Questo per chi parla di Sig. Nessuno)
Cristian, se ami tanto asfalto, cemento e viadotti perchè non vai ad abitare a Modena…? Risolveresti tutti i tuoi problemi/esigenze…
(Commento firmato)
Complimenti a Graziella Salterini, Lino Giorgini e Fabio Mammi. Condivido pienamente il parere di loro 3, mentre l’approccio del Comitato è disfattista e privo di senso pratico. Ripulire il letto di un fiume e costruirvi sponde con le sue stesse pietre non è un atto dannoso, bensì è uno dei modi migliori che (ovunque e da secoli) impedisce al fiume stesso di straripare e distruggere le opere circostanti. E una delle opere circostanti è la pista Gatta-Pianello, la quale: – consente a persone che vivono sul crinale di potersi spostare per lavorare senza doversi trasferire in pianura; – consente a chi lavora nel turismo (Fonti di Poiano, ma non solo) di avere molti più fruitori, generando quindi altri posti di lavoro, sia diretti sia indiretti; – a chiunque voglia visitare la valle dei Gessi Triassici di accedervi più agevolmente e lungo un tratto paesaggisticamente molto bello ed attrezzato; – a chi vuole fare sport (corsa o bici) di usufruire di uno dei rari tratti pianeggianti in montagna (oltre 6 km). La Gatta-Pianello va tutelata!
(Giuliano Rossi)
Gatta-Pianello, olè !!!
C’è un “commento firmato” dedicato a Cristian, del quale però unica firma è “commento firmato”, ma non si sa da chi. Chi chiede una pista agibile e sicura e solida NON vuole vivere nel cemento, ma stargli lontano, a costo di fatica e spese in viaggi per andare e tornare da casa sua. E tempo (denaro) suo per spostarsi. Perciò, così facendo, elimina, anzi, altro cemento, perchè non richiede costruzioni di altre case in pianura per offrire alloggi ai montanari che, dovendo andare là ad abitare, chiaramente chiedono una casa. O no? Gli va bene la sua casa di montagna, non chiede altro che una pista solida e ben fatta, NON CEMENTO. Un’altra considerazione: la ripulitura dell’alveo, come ben specificato ALVEO, significa LA PULITURA DEL FIUME, DENTRO il FIUME, non vuol dire il taglio degli alberi che IN POCHI costeggiano il fiume, poichè formano macchia sull’altra sponda, e chi la vuole toccare? Finalmente è bella da che c’è la pista, prima era costantemente impolverata perchè le auto e i camion che vi transitavano ugualmente (almeno da Gatta alle Fonti) sollevavano una polvere che soffocava i rami ed il verde. Mi auguro vivamente che i fruitori della pista ed un incaricato del Comitato difesa possano incontrarsi e valutare serenamente e senza faziosità questa vicenda che sta diventando peggio di una delle sofferte vicende nazionali di questi mesi. Chi chiede la pista vuole semplicemente VIVERE e FAR VIVERE meglio la propria zona.
(Graziella Salterini)
E se invece che chiedere asfalto chiedessimo lavoro….?
E’ ovvio che riguardo la Gatta-Pianello si rende necessaria una messa in sicurezza della pista, affinché i suoi fruitori la possano utilizzare senza correre rischi inutili. Questo però deve prescindere da alcune questioni fondamentali. In primis il rispetto dell’ambiente, non dimenticandosi che questa pista si trova in buona parte all’interno del Parco nazionale con tutti i relativi vincoli ambientali (le famose gabbiature evidentemente poco impattanti sono realmente sufficienti a tutelare la pista? Non mi pare erano già state piazzate qualche anno fa). In secondo luogo vanno evitate le speculazioni fatte spesso in passato dove si è mercanteggiato ghiaia, con la scusa di regimare e mettere in sicurezza, abbondando nel prelievo senza che nessuno si accertasse delle quantità. Concordo invece col fatto che l’alveo del fiume vada ripulito da arbusti e alberi secchi anche se credo non influirà in maniera consistente. Io non sono a priori contro la pista anche perchè sono uno di quelli che si fa 100 km al giorno per recarsi al lavoro e so cosa vuole dire, ma c’è da domandarsi se in quel punto può esistere una strada… Il fiume Secchia ci ha detto in più riprese (alberi secchi o meno) di no. E qui si entra nella questione costi: andrebbe fatto un intervento che non venga messo a rischio ogni qualvolta il Secchia si ingrossa ma a quel punto servirebbero interventi ben più impattanti, vedi i viadotti Cerredolo-Lugo (zona molto meno interessante dal punto di vista paesaggistico e non nel parco…) citati in qualche precedente commento anche se di dimensioni più ridotte, per evitare un continuo spreco di fondi che sarebbe opportuno utilizzare per risolvere ben altre problematiche dell’Appennino. Fondi che andrebbero utilizzati per investimenti mirati alla creazione di posti di lavoro sul crinale, per cominciare a parlare di come dare un’opportunità agli abitanti dell’Appennino per avviare attività sul crinale magari legate proprio alla tutela del territorio, viste le numerose denunce di degrado del greto del fiume Secchia e dei territori montani. Cominciare anche a pensare non tanto a come far spostare gli abitanti del crinale verso la bassa ma a come farli lavorare sull’Appennino non sarebbe male…
(P. Prandi)
Complimenti!!
Signor Prandi, sincerissimi complimenti. Il fituro della montagna è quello, oltre ad altre mille cose. Servono connessioni telematiche veloci ed efficienti ogni dove per sviluppare il telelavoro, serve investire in attività tecnologicamente avanzate e ad alta redditività, serve puntare al massimo sfruttamento delle potenzialità del territorio fatte di quelle cose che sempre più la gente cerca, come ambiente incontaminato, buoni prodotti della terra e via elencanco. Le strade di asfalto sono certamente utili, ma non sono la soluzione. Tendono a svuotare la montagna anzichè riempirla e trasformano i suoi abitanti in pendolari per la vita.
(Roberto Tedeschi)
Signor Prandi, in questo momento stia certo che le parole che scrivo non hanno intenzioni polemiche. Ragiono. Ciò che lei scrive è giusto. CREARE LAVORO in APPENNINO è VITALE. Ma un lavoro potrebbe provenire proprio dalla giusta realizzazione della pista e dal suo costante controllo. Oltretutto la pista porta più gente in Appennino, gente che, salendo dalla piunura, potrebbe non fare scendere i montanari o almeno farne scendere di meno, creando proprio le attività che alla montagna si confanno. Si richiede un turismo compatibile e, per crearlo e mantenerlo, è necessario personale capace che solo lì si può trovare, data la conoscenza e la capacità di muoversi nei luoghi. In questo modo, proprio da quella pista, salendo, le attività si potrebbero svolgere armoniosamente, dirigendosi verso le zone di Ligonchio o quelle di Sologno, Villa Minozzo e strade laterali. L’alveo del fiume ripulito da tutto ciò che è stato trascinato fin lì (e che non se ne va perchè più in giù il fiume è strozzato), compresi massi e ghiaioni trasportati dall’alto, avrebbe certamente più sfogo. Un lavoro come quello di Lugo non sarebbe davvero bello e non necessario lì. La pista Gatta-Pianello non ha alcuno svincolo per la provincia di Modena e per nessun’altra, come invece c’è a Lugo, che per di più è sulla strada di scorrimento che scende dal passo delle Radici, verso Castellarano e Sassuolo. La pista è un LUOGO, un tratto SOLO LOCALE, che non deve essere urbanizzato, nè cementificato. Però deve essere VALORIZZATO perchè lo merita. Per UTILITA’ locale e per BELLEZZA. Cose che creano attività e lavoro.
(Graziella Salterini)
Aria d’Appennino per via telematica
Resto nella convinzione che il massimo sfruttamento delle potenzialità del territorio, i buoni prodotti della terra, siano prodotti che se non si valorizzano sul territorio vanno spostati, per non farli marcire, con automezzi. Non sarebbe economico con l’elicotttero. Per via telematica, magari si prenota, non ci si siede accanto ad un tavolo per gustare sul posto un buon pranzo con prodotti locali, nè si dorme sul posto per godersi i luoghi il giorno successivo, giorno in cui acquisterò sul luogo prodotti prodottisi sul luogo con mano d’opera locale. Chi semina e raccoglie vive con il corpo questo lavoro. Non c’entra la via telematica. I vari giochi di coltivazioni virtuali non producono cibo da masticare con i denti. Io mi accontento delle Maldive e varie nei documentari televisivi, perchè non ho la possibilità di accedervi direttamente, ma di sicuro non ne respiro l’aria. Cosa che invece posso ancora fare per quella d’Appennino. Trovateci un imballaggio telematico ed irreale per godere l’aria fina e, forse, si potrà tentare tutto il virtuale che a molti sembra ormai l’unica possibilità di vita. I computer danno una grande mano mentalmente, ma NON hanno ancora la CAPACITA’ di SPOSTARE la MATERIA con la MENTE, se dietro non c’è la mente umana e se non sono sul luogo, questo pur riconoscendo meraviglie ai macchinari tecnologici visti al lavoro e se le buone braccia si ridurrano solo a piccole dita per tastiere siamo condannati tutti a morire di fame. Anche le piccole dita perchè le ho viste con certi appetiti a sbafarsi piatti di tortelli ed altro. Non si può solo ipotizzare, bisogna essere costruttivi per realizzare. Costruire nel modo migliore possibile una buona strada, o pista, sarebbe già un’ipotesi realizzata.
(Graziella Salterini)
Signora Salterini, in linea di principio potrei essere d’accordo con lei, cioè prima facciamo le strade e poi il turismo; le attività produttive ecc. verranno di conseguenza… Peccato che “dopo” non ci sono mai soldi nelle casse delle amministrazioni per poter sostenere la nascita di nuove imprese. E tutto finisce lì con un poco di asfalto (o in questo caso antipolvere) in più e sviluppo pari a zero. Mai una volta che parallelamente a richieste di strade ci fossero anche dei progetti per lo sviluppo. Di strade in montagna negli ultimi 30 anni ne sono state fatte tante (poi è anche vero che sono state mal mantenute…) ma di lavoro neanche l’ombra e la montagna si spopola. Ora ripeto quanto ho detto nel mio precedente commento: non sono contrario a priori alla Gatta-Pianello ma cominciamo a parlare e a pretendere lavoro per la montagna, magari renderebbe meno fondamentale anche questa benedetta pista…
(P. Prandi)
La pista
La pista è fondamentalmente bella. Concordo
amaramente con lei quanto la montagna si sia spopolata e continui a farlo. Ma non è un buon motivo per abbandonarla totalmente. Lavori non se ne creano, vero, se non case vacanza che non daranno un grande alimento, ma che danno almeno quel tanto in più di alcuni anni fa, almeno in un settore. Perciò il mio cuore è su quella pista, perchè la bellezza attrae ed è capitato anche a me di indicare ad alcuni, con i camper, di salire fino allo svincolo per Sologno. Poi casualmente ho rivisto un paio di quelle persone passeggiando nei pressi delle Fonti. Mi hanno riferito di essere entusiasti dei luoghi e di voler tornare su a girarseli. Certo, camper, non colonne di viandanti. Ma una voce chiama l’altra. E’ vero che le strade qui sono lasciate troppo all’incuria e che sono rappezzate male e un po’ troppo alla “carlona”, ma se non si tenta di dare una svolta, un “colpo di mano”, tutto finisce. Peccato, perchè ho ascoltato giovani che vorrebbero vivere i loro luoghi ed è compito di chi li precede aiutarli. Tutto qui, i giovani sono pochi perciò è sacrosanto tentare di tenerseli. Giuro che non ho interessi personali, il mio parlare è solo frutto di osservazione e di passione. Un po’ di passione non guasta, non guasta a nessuno crearsi un ideale positivo, poichè questa è VITA, vita buona al servizio proprio ed altrui.
(G. Salterini)
Sentire che negli ultimi 20/30 anni sono state fatte tante strade in Appennino mi sembra troppo; frequento Ligonchio da oltre 30 anni e le strade sono sempre quelle se non quella mezza strada delle gallerie. Fare strade è un’altra cosa. Vedi il modenese: se vi ricordate Sestola 30 anni fa era meno del Cerreto poi hanno costruito una buona fondovalle (nel fiume) e sviluppato per gradi gli impianti sciistici creando un consorzio dove tutte le attività sono parte attiva. Come al solito tante parole e pochi fatti a cominciare dal presidente del Parco dal quale non vedo nessuna iniziativa per lo sviluppo, basta guardare in Toscana parco Orecchiella e copiare un po’ non credo ci voglia tanto, da noi il coraggio di investire è solo dei privati. Credo che la pista per il crinale sia fondamentale, ma sono sicuro che non verrà investito neanche 1 €, in Italia investono dove ci sono solo interessi personali con soldi pubblici.
(Dani)
120 anni, limite massimo di età per l’ essere umano
Sig. Dani, con tutto il cuore mi auguro che il futuro vorrà smentire almeno in parte le sue parole. Chiudo gli occhi e sogno una politica sociale (e stradale) migliore ed una via libera da NON inziative stravaganti, correttamente COSTRUTTIVA priva di semplicistiche ipotesi SOLO telematiche. Anche la telematica ha bisogno di mani e braccia umane, prima di poter agire. Ha bisogno di trovare istruttori, e ce ne saranno fra i più giovani, ma bisogna vedere se, quando e quando mai potrebbero rendersi utili e se potranno trovare ancora viventi gli attuali residenti. L’età della vita si allunga, ma prima di arrivare ai 120, limite massimo, pare, per l’essere umano, ce ne vorrà di darsi da fare per arrivarci. Ma pare si debba sperare solo in tale raggiungimento.
(G. Salterini)
Le strade servono
Non raccontiamo favole sul creare lavoro in montagna, purtroppo gli ultimi 30-40 anni raccontano un’altra storia. Io credo che sia doveroso fornire i montanari che vogliono rimanere ad abitare le loro terre almeno di strade dignitose, questo è un nervo molto scoperto, solo che la montagna policamente vale 0 (guardare frana di Collagna: sono passati 2 anni).
Grazie.
(Lorenzo Fabbiani)