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Vetto ricorda don Eusebio Costi a 10 anni dalla scomparsa

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VETTO (28 ottobre 2010) - Dieci anni fa si spegneva don Eusebio Costi, per 26 anni parroco di Vetto. E nella sua parrocchia sono diversi in momenti attraverso i quali sarà ricordato. Sabato 30 ottobre, alle ore 16.30 verrà celebrata dal parroco don Giancarlo Denti la Santa Messa di ricordo presso la Casa di Riposo Maria Spaggiari Boni, preceduta alle ore 16 dalla recita del Santo Rosario.

Era originario di Nigone di Ramiseto, ordinato sacerdote nel 1946, fu cappellano a Giandeto per un biennio e parroco di Pieve San Vincenzo, nell'alto Ramisetano, dal 1948 al 1967. Fu l’anno della sua discesa a Vetto di cui diventò parroco nel 1970, reggendo la parrocchia sino al 1996, quando fu sostituito don Gianni Manfredini.
In molti, ancora, ricordano questo sacerdote buono che era nato a Casalobbio di Ramiseto il 31 ottobre 1920, penultimo di 6 figli, aveva cinque sorelle. Nipote dell'allora parroco di Nigone don Giuseppe Acerbi, don Eusebio seguì gli studi nel seminario di Marola. Apparteneva ad una famiglia modesta, ma ricca di valori tramandati di generazione in generazione e di cui ancora oggi i nipoti sono orgogliosi eredi. Scoprì la vocazione sacerdotale a 14 anni mentre assisteva in preghiera la madre morente. Ordinato sacerdote nel 1944, quando ancora infuriava la guerra, due anni dopo don Eusebio venne inviato come curato a Fontanaluccia. Nel 1948 divenne arciprete a Pieve San Vincenzo di Ramiseto dove restò fino al 1967.
Celebre l’episodio delle lotte per le conquiste sociali: don Eusebio volle restare accanto alla gente della montagna con grande generosità. In occasione di una protesta degli operai che chiedevano strade per i paesi dell'alto ramisetano, don Eusebio non volle abbandonare i suoi parrocchiani e così venne portato dalla polizia su un camion in questura a Reggio con gli stessi scioperanti. Dopo un paio di giorni di carcere, grazie anche all'intervento del vescovo monsignor Beniamino Socche,tornarono tutti a casa. Il suo trentennio a Vetto lo vede impegnato per la pastorale assieme all’asilo, all’oratorio e alla casa di riposo “Maria Spaggiari Boni” di cui fu prima presidente e poi direttore spirituale fino alla sua scomparsa, avvenuta il 30 ottobre del 2000. (g.a.)

5 COMMENTS

  1. Un uomo e un luogo di carità cristiana
    Sono testimone dell’affetto semplice e profondo che legava i vettesi al caro don Eusebio. In tanti mi ricordavano il suo entusiasmo e la sua bontà, con cui accoglieva tutti. Fu questa sollecitudine piena di amore con cui contagiò i fedeli (ma anche tanti non praticanti), che gli permise di avere l’aiuto unanime della popolazione per l’ardua impresa della costruzione della Casa di riposo Maria Spaggiari Boni. Da parroco di Vetto, indegno successore di don Eusebio, ho sperimentato tutto il bene che ha fatto e sta facendo la Casa per gli anziani che vi sono assistiti, per il personale e i volontari. Un luogo di carità cristiana: questo gli aveva ispirato Cristo, questo ha perseguito don Eusebio; i poveri che ha amato ora festeggiano con lui in Cielo.

    (Don Carlo Castellini)

  2. Nostalgia di un vecchio curato di campagna: Don Eusebio Costi, un montanaro, uno di noi
    Mi dispiace di averlo conosciuto negli ultimi 10–12 anni della sua vita; mi sono persa di Don Eusebio la parte più dinamica e scoppiettante, giovanile, che così bene hanno ricordato quelli che l’hanno visto arrivare nel nostro paese e avuto accanto per 30 anni. Ricordo la sua combattività per nulla scalfita dall’età: fino all’ultimo si è battuto per la Sua Parrocchia e la Sua gente, anche scontrandosi con l’istituzione ecclesiastica che “tentava di contenere” i suoi progetti ambiziosi. Resta il fatto che se oggi possiamo vantare una casa di riposo, un oratorio, lo dobbiamo a lui, alla sua capacità di coinvolgere, alla sua volontà di stare dove Dio l’aveva messo e vivere con e per la sua gente. Ho avuto modo di conoscerlo durante la malattia di mio padre, ricordo l’assiduità delle sue visite. Con grande umiltà diceva: “Parlare con tuo padre mi edifica”. Lui, un prete che parlava con un uomo semplice che aveva fatto la V elementare e rifletteva assieme a lui sulla malattia, la sofferenza, sulla morte. Ma la cosa che lo rendeva speciale subito dopo la grande onestà e generosità era la sua allegria, la convivialità della tavola, i canti, presente a tutte le feste, alla bocciofila, sempre sorridente, di grande compagnia. Lui condivideva davvero tutto: una canonica sempre “occupata” da ospiti anche stranieri, religiosi e non. Ha aiutato veramente tantissime persone, facendo un servizio prezioso alla Chiesa.
    Un prete buono, un vero ministro della misericordia di Dio nelle confessioni: pronto a consolarti, a parlarti della bontà del Signore, capace di farti sentire amata da Dio. E’ con tenerezza e commozione che a 10 anni dalla Sua scomparsa, ora che è nella terra dei giusti, nella luce dei santi – perché per me è un santo curato di anime – lo prego: “Don Eusebio, aiutami tu!” e Lui mi rassicura con un canto accompagnato dal coro chiamato, a ragione, “Voci di lassù”.
    Grazie di cuore Don Eusebio, prete specialista in carità.

    (Marisa, una parrocchiana “tardiva”)

  3. Grazie Don!
    Carissimo Don Eusebio, è difficile, a dieci anni dalla tua scomparsa, esprimere il nostro grazie per gli anni trascorsi insieme, nelle nostre menti affiorano pensieri, ricordi, immagini… e in fondo al nostro cuore la tristezza per la tua scomparsa… Ti stiamo scrivendo a più mani e tutti ti sentiamo ancora parte delle nostre famiglie. Durante i 30 anni del tuo sacerdozio, ma ancora adesso, soprattutto adesso, abbiamo apprezzato soprattutto la tua coerenza, la tua umiltà ed irreprensibilità, testimonianza preziosa e ormai rara di questi tempi. Non sono state solo le parole che hai pronunciato, quanto la tua vita, la tua semplice vita fatta di vera e semplice carità, forse in termini attuali si potrebbe dire carità spicciola e concreta, a rendere efficace l’annuncio della Parola, “un granello di senape” che ci è cresciuto dentro. Ci hai donato un sorriso gioioso e pieno di cordialità ed hai condiviso i momenti di festa, così come hai sempre partecipato con avvedutezza e profonda sensibilità alle sofferenze di ciascuno di noi. La tua canonica è sempre stata aperta ed accogliente verso tutti: sacerdoti e laici; credenti e meno credenti; giovani, vecchi, bambini; ricchi e poveri; acculturati e non. Con te siamo cresciuti, abbiamo capito che la vita non riserva solo giorni bui, ma anche luminosi, come quelli semplici ma genuini che abbiamo condiviso tra le mura della canonica dove ci facevi la dottrina o sui banchi di scuola dove ci insegnavi religione, in chiesa e nelle famiglie della parrocchia facendo i chierichetti ed accompagnandoti sempre, sulla 127 o sulla 500 color nuvola, per le benedizioni e le funzioni, i primi campeggi, le gite, perché tu sapevi e ci hai insegnato cosa significasse il termine CONDIVIDERE, ci hai spalancato le porte della Chiesa e della canonica e ci hai fatto capire cos’è la carità, quella vera. Schopenhauer scriveva che “la vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro”, tu hai creduto e voluto con tutto il cuore la concretizzazione di un sogno: realizzare la casa di riposo, perché anche gli anziani e gli ammalati potessero continuare a sentirsi parte della nostra Comunità parrocchiale e CONDIVIDERE tutto, dalle sofferenze a ciò che accadeva nella nostra Parrocchia. Con il giornalino parrocchiale “INSIEME”, creato da te, hai voluto concederci il privilegio di farci partecipi, sempre dei tuoi pensieri, delle tue riflessioni e condividere con tutte le nostre famiglie, grandi e piccine, vicine e lontane alla fede, la parte spirituale e materiale della vita quotidiana. Anche per le tante preghiere che hai scritto, testimonianza del tuo Amore per Dio, vogliamo dirti Grazie. Le cose non sono andate sempre bene, spesso le combinavamo proprio grosse e per rimetterci in “riga” ci sgridavi con 2 “crucchi” sulla testa ed un ineguagliabile “Vè ninon!”. Hai voluto condividere con tutti noi anche i momenti di convivialità: hai appoggiato e voluto la costruzione del bocciodromo dove, facendo comunità, abbiamo passato momenti divertenti. Eri un semplice pretino giunto a noi da uno “sperduto” paesino di montagna, la tua amata Casalobbio, ma hai annunciato la Parola tra noi nel modo più semplice, quello contraddistinto da due parole essenziali: COMUNITA’ e CARITA’. Oggi tutto questo ci sembra in pericolo, aiutaci tu a far sì che tutto quello faticosamente costruito durante il cammino fatto assieme non si dissolva. Oggi, più che mai, ci manca il curato delle nostre anime… ma tanto abbiamo condiviso e ci sembra di appartenerci ancora reciprocamente, nei pensieri e nei sentimenti anche se in due mondi lontani: il nostro fatto di molte cose futili, il tuo eterno e beato illuminato dalle sola luce divina. Ci tranquillizza sapere che, dal cielo, dove la visione di Dio ti rende felice in eterno, guardi a noi e per noi intercedi pace e conforto. Con nostalgia e pervasi da un’infinita gratitudine…

    (I tuoi alunni)

  4. Correva l’anno…
    Correva l’anno… così dice una trasmissione della Rai… Correva l’anno 1967, stava per iniziare una “rivoluzione” che avrebbe portato il mondo a cambiare faccia. Io ero una ragazzina di 15 anni, eravamo in tanti a Vetto, pressappoco coetanei, la Parrocchia la frequentavamo per la Messa domenicale… Poi è arrivato, per aiutare Don Santi, un prete di montagna, un prete che ha fatto di questa Chiesa una Comunità! Don Eusebio ci ha coinvolti in una magnifica avventura, l’avventura di far parte integrante del Corpo vivente del Cristo, della Ecclesia! La porta di questa Chiesa, sino al 1996, è rimasta aperta; forse, ora, meditiamo, si sta socchiudendo! Le gerarchie ecclesiastiche, come in ogni epoca, hanno creato anche al nostro Don intoppi e dispiaceri, ma con il suo grande cuore e la sua vivace intelligenza ha superato le tante difficoltà e ha creato una splendida struttura che è la Casa di riposo. E poi gli ultimi anni in quella Casa, quelle Messe prefestive con il suo grande amico, Don Angelo, quegli sguardi che si incrociavano e si capivano all’unisono… quella tristezza infinita… quelle settimane di calvario a Fontanaluccia, quel suo abbandonarsi tra le braccia di Cristo, dopo aver festeggiato il suo ultimo compleanno! Voglio ricordare Don Eusebio tra i suoi ragazzi a Nago, a Lugano, al Camping Italia, alla celebrazione del mio matrimonio, al battesimo di mia figlia, ma l’immagine che voglio portare per sempre con me è il Don con la sua veste bianca, sulla soglia della nostra Chiesa, come sempre faceva, in un abbraccio corale con la sua gente.

    (Laurenzia)

  5. Semplicità e carità
    Era un grande uomo, la sua porta era sempre aperta, a qualsiasi ora, in qualsiasi giorno. Quante volte ha accolto Benito di Gottano ed altri e lì ha accuditi… Uomo impulsivo, diretto e generoso: la falsità e l’ipocrisia non facevano certo parte della sua personalità! Insieme abbiamo condiviso l’esperienza della Casa di riposo, che lui voleva fosse una casa aperta, ricca di carità e amore… Conobbe purtroppo anche il dolore. Dolorosi e tristi gli ultimi giorni, il soggiorno a Fontanaluccia, i giorni d’ospedale… Non posso dimenticare la grandezza della sua carità e la sua semplicità. Esempio di umiltà e schiettezza.

    (Mirella, Norma e Ilaria)