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Esperienze di montanari / “Il denaro governa il mondo. Ma chi governa il denaro?”

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Riceviamo e pubblichiamo il resoconto di una recente esperienza di un gruppo di montanari (reggiani) in Alto Adige.

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Nei Colloqui di Dobbiaco 2010 la domanda intrigante ha spinto 10 relatori a lavorare su due estremi. Percepire la smisurata dimensione della finanza internazionale, dalla produzione dell’oro alla costruzione di case come puro bene d’investimento, dagli scambi commerciali con paesi sfruttati ai movimenti finanziari che si moltiplicano nei paradisi fiscali, dalle politiche monetarie a quelle tributarie. Guardare al piccolo (visto che i grandi manager non sono stati capaci di gestire l’evento catastrofico arrivato sulle nostre teste) dov’è possibile costruire qualcosa di nuovo per condizionare il dominio del denaro con la banca etica, la finanza eco-solidale, l’azionariato critico, la riforma eco-finanziaria, la moneta locale, il bilancio partecipativo, le forme di solidarietà.

La montagna reggiana, da tempo presente ai Colloqui, quest’anno si è distinta per l’estensione dalla figura del professionista a quella dello studente che ha scelto o deve scegliere il tipo di lavoro. I giovani hanno visto con interesse l’esperienza del bilancio partecipativo praticato da enti locali in Spagna, Portogallo, America latina e altri Paesi per superare le maschere delle formule, delle procedure organizzando la codecisione su alcune scelte di interesse collettivo (un bisogno molto sentito di fronte alle chiusure che riducono a una finzione l’esercizio del governo democratico nei nostri enti locali). Giovani e diversamente giovani (come dice Gianni, uno del gruppo) hanno potuto seguire con attenzione gli effetti tremendi di questa politica: favorire l’arrivo di capitali dall’esterno, indirizzare gli investimenti verso l’edilizia per dare occupazione e stimolare lo sviluppo.

Percorrendo quelle scelte apparentemente positive la Spagna è riuscita a distruggere per sempre una vasta porzione delle sue coste più belle e ha riempito delle superfici gigantesche di ville con piscina e di fantasiose costruzioni affiancate da campi da golf dove in uno si consuma l’acqua che serve per 30.000 abitanti. Un patrimonio immobiliare mostruoso e pressoché inutilizzato perché destinato a mantenere un valore nei bilanci delle società finanziarie internazionali. Hanno impressionato anche le analogie con la realtà nostrana dove, facendo le dovute proporzioni, ritroviamo lo stesso tipo di attori: le società finanziarie con capitali di origine ignota (criminale), le imprese immobiliari, la regia dell’ente pubblico, il territorio sprecato (molto più scarso), il lavoro (in nero) che scompare alla fine dell’edificazione (quasi sempre fuori regola), abbondanza di abitazioni vuote (inaccessibili a chi ne ha bisogno). Altri interventi si sono dedicati ai rimedi per i mali: è necessario informare, informare, informare e i singoli sono in grado di reagire, cercano di comprendere i fenomeni, diventano solidali per riuscire a cambiare.

Per evitare altri disastri dello tsunami provocato dalla finanza gli stati si sono accollati i debiti delle banche e hanno aumentato l’indebitamento a carico di tutti, anche i finanzieri si sono salvati e in gran parte gli stessi che hanno provocato il disastro rimangono al loro posto continuando come prima. La casualità che domina le scelte nell’alta finanza è stata definita un gioco d’azzardo ospitato nel Gran Casinò delle Borse e, siccome le banche sono ancora libere di moltiplicare i soldi come in passato prestandone molti di più di quelli depositati, si possono prendere vari provvedimenti. Separare nettamente la gestione dei depositi in c/c dai depositi vincolati per limitare le operazioni al valore reale. Differenziare la banca commerciale dalla banca d’investimento per evitare che in futuro i cittadini debbano farsi carico delle gravi perdite provocate da alcuni privati con il gioco d’azzardo. Impedire che la dimensione delle banche sia superiore a 100 miliardi di euro, perché quando sono troppo grandi per fallire, sono troppo grandi e decidono al posto dei governi. Non erogare superpremi ai manager delle banche. Stabilizzare la capitalizzazione delle imprese non inferiore al 30-20%. Introdurre l’imposta sulle azioni speculative, dato che vent'anni fa erano pari al valore del PIL del mondo e hanno raggiunto una dimensione incommensurabile stimata tra 14 e 75 volte il PIL attuale.

Tutte belle proposte che diventano realtà solo se c’è un accordo tra gli Stati e, mentre si aspettano intese da raggiungere almeno all’interno dell’UE, si possono prendere tante iniziative grandi e piccole che messe assieme producono un effetto valanga. L’azionariato critico mediante il possesso di una quantità simbolica di azioni riesce a portare dentro l’assemblea delle grandi società le domande imbarazzanti (l’ha dimostrato il vescovo cileno Luis Infanti de la Mora venuto a Reggio il 29 settembre a spiegare l’iniziativa presa per esercitare pressioni dentro all’ENEL- che ha preso il controllo delle acque in sud America - e per avviare la campagna italiana Patagonia senza dighe). La banca etica è una banca vera, è facile diventarne soci, opera attraverso gli sportelli delle Poste, consente di dare la massima trasparenza su ogni operazione e di stabilire relazioni tra finanziati e finanziatori. La soluzione delle “monete locali” collegate a scambi commerciali limitati sembra velleitaria e da noi puzzerebbe subito di leghismo anche se per il caso italiano si è parlato della moneta del Parco dell’Aspromonte (a Domenico - sempre uno del gruppo, notoriamente di scarsa chioma, ndr - si rizzano i capelli in testa pensando ad un altro pretesto per incrementare l’ingrossamento burocratico del nostro beneamato Parco).

A livello dell’UE nuove politiche trovano consensi all’interno dei due schieramenti. Si punta a rallentare gli scambi commerciali per salvare l’agricoltura locale. Introdurre imposte sui consumi petroliferi, sui biglietti aerei e sull’energia nucleare che non conviene: in Germania si regge sulle maggiori sovvenzioni, perciò le centrali nucleari sono state destinate alla chiusura. Aumentare il prelievo fiscale sui consumi dannosi per l’ambiente e abbassare i gravami sul lavoro che oggi arrivano al 40%, al 50% e oltre del gettito complessivo.

A livello nazionale ci sono politiche diverse ed è possibile anche in Italia imboccare due strade. Educare a consumare pensando, in modo da contrastare la pubblicità e scegliere ciò che serve senza scaricare dei rischi sulle future generazioni con le scorie, le campagne abbandonate, i debiti. Frenare drasticamente il consumo di terreno, come fanno i tedeschi che riescono a controllarlo in tempo reale, stabilendo dei limiti di occupazione del terreno agricolo in ettari/giorno, e nonostante ciò lo ritengono un consumo ancora eccessivo perché produce un danno irrimediabile e ingiustificato. Al contrario, il nostro ente locale è sempre più spinto a favorire il consumo di terreno per mantenere sé stesso (ma Claudio - un altro del gruppo, ndr - raccomanda, in qualunque cosa noi ci confrontiamo, di tenere sempre presente un fatto: loro sono tedeschi!).

Per la fortuna di tutti c’è una serie di beni che non hanno prezzo, per esempio nel far bene una cosa prevale la motivazione interiore più dell’incentivo. Ma il bene che non ha prezzo tende a non essere visto e occorre lavorare per metterlo in evidenza. Il consumismo è diventato un condizionamento che rende schiavi, con il denaro compri tutto e speri di mettere un rimedio alla tua diversità. Però le persone sono diverse ed è meglio favorire la diversificazione, così la gratuità diventa una lotta di civiltà e un fattore di liberazione. Federico - ulteriore componente della comitiva, ndr - mi dirà che non sono riuscito a rendere chiari questi ragionamenti molto acuti esposti in maniera stimolante dal Professor Luigino Bruni che opera tra la Toscana e l’Università di Milano. Sarebbe utile farlo transitare dalle nostre parti.

(Enrico Bussi)

3 COMMENTS

  1. La “tesina” di Enrico
    Ho partecipato anche quest’anno all’esperienza di Dobbiaco ed il resoconto di Enrico completo, esauriente, pieno di energia definisce perfettamente a mo’ di “tesina” il lavoro delle due giornate. Grazie ed un saluto a tutti gli amici e ai giovani che hanno partecipato.

    (Federico)