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“Dopo le ‘rivelazioni’ dei nostri intellettuali, italiani e stranieri, sull’inutilità della religione, sull’inutilità di Dio…

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"Senza di te, Signore Gesù Cristo, la vita è solo un brutto scherzo e solo con te Autore–Attore–Spettatore tutto prende un senso ed una luce. Perfino il sipario grazie a te non calerà mai e l’ultimo atto si concluderà con una serenità infinita". E’ il finale di un dramma di Diego Fabbri, "Al dio ignoto", dove gli attori, che la vita molto spesso l’hanno solo parlata e non vissuta, riconoscono che la contraddizione dell’esistere, il dolore e la solitudine dell’uomo acquistano un senso pieno "dentro" la Rivelazione cristiana.

Sono andato a riprendere questo dramma, dopo avere letto le nuove “rivelazioni” dei nostri intellettuali, italiani e stranieri, sull’inutilità della religione, sull’inutilità di Dio. Secoli di storia vengono completamente annullati da questi nuovi profeti, ai quali sono completamente ignote le vite donate di chi, nel nome di Dio, ha lavorato e lavora al servizio degli altri, senza guadagno, soffrendo e morendo in perdita, “stupidità che il mondo non capisce, né scusa, né tollera”. Sono ignorati i grandi nomi dell’arte, della scienza, della medicina, della filosofia, della musica, della poesia che hanno cantato le lodi di Dio nei loro quadri, nei loro libri, nelle loro poesie, nelle loro ricerche.

Capisco i turbamenti e i dubbi di chi si scontra con il male presente nel mondo, del dolore innocente, che ha fatto gridare a Camus che Dio non può esistere quando muore un bimbo! Il dolore che colpisce l’innocente è un egnigma lacerante, inquieta le coscienze. Stento a capire, non conoscendo le loro vicende umane, alcuni di questi intellettuali così sicuri di sé, a volte così arroganti nei confronti dei credenti. Mi domando spesso il perché di tanta loro acrimonia. Distruggendo Dio, mettendolo nuovamente nel Sepolcro, con ragionamenti d’uomo, spengono la speranza, tolgono le fondamenta al vivere e all’amore.

“L’esclusione di Dio, della religione e della virtù dalla vita pubblica conduce in ultima analisi a una visione monca dell'uomo e della società; e pertanto a una visione riduttiva della persona e del suo destino”, ha spiegato Benedetto XVI nel viaggio in Inghilterra in corso, riflettendo sui moniti dell’ateismo del XX secolo. Certo che molti credenti, anche per ignoranza del Vangelo, dell’insegnamento della Tradizione e della Chiesa, si stanno smarrendo di fronte a questi dubbi seminati quotidianamente nel loro cuore e si nascondono quasi intimiditi da questo fiume di parole che si rovescia sopra di loro. Ma ci sono giovani e adulti, famiglie e preti, che hanno la carica dei primi cristiani e sono presenti con amore là dove Cristo vive: nelle periferie delle grandi città, nelle baraccopoli; là dove Cristo soffre: negli ospedali, nelle carceri, sulla strada; là dove Cristo è giovane: nella scuola, negli oratori; là dove Cristo prega: nei conventi di clausura, nelle chiese, in casa. E non sono per niente inutili!

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- "Il mio articolo non era sul rapporto 'scienza e fede' quanto una lamentela, se così si può dire, su chi parla, scrive e rifiuta il dialogo con il credente, ritenendolo quasi un 'sottosviluppato'” (30 settembre 2010)

10 COMMENTS


  1. Gli scienziati hanno dimostrato o stanno dimostrando che “Dio è inutile per spiegare la creazione dell’Universo”, non hanno dimostrato né detto che Dio è inutile in senso assoluto. Cioè, nella creazione dell’universo sono intervenuti fenomeni che la fisica è ora in grado di spiegare senza bisogno di ricorrere a entità superiori: ciò non impedisce ad alcuno di continuare a credere in Dio e nemmeno gli scienziati lo fanno; infatti tanti nomi illustri della scienza sono credenti. E’ un po’ come dire che la fisica ha spiegato che per accendere un fuoco non serve Dio ma solo una scintilla, mentre qualche migliaio di anni fa si pensava il contrario. Forse è la Chiesa che deve rivedere alcuni concetti, modernizzando la propria visione sulla creazione dell’universo e della vita sulla Terra, attingendo alle conoscenze che gli scienziati ci rendono oggi disponibili.
    Con cordialità.

    (Davide Vignali)


  2. Sarebbe interessante sapere i nomi degli intellettuali laici di cui Lei parla nel suo articolo. In questo modo si potrebbe intavolare una discussioni su basi concrete. Penso, e spero, che tuttavia non intendesse inserire Albert Camus tra coloro i quali Lei definisce arroganti e sicuri di sè. Camus é uno dei padri dell’esistenzialismo e ci ha lasciato degli scritti che sono degli autentici capolavori in quanto a turbamento dell’animo umano di fronte all’esistenza, ai quali Lei, da buon cattolico, risponde in maniera automatica con: “Mistero della Fede”.
    Benedetto XVI dovrebbe sapere che la virtù nella vita pubblica non é in alcun modo legata alla religione o a Dio; non solo, spesso chi non crede agisce secondo coscienza, mostrando una virtù e una moralità propria e non compie le proprie azione perché si aspetta una ricompensa in paradiso.

    (Matteo Manfredini)


  3. Camus è uno degli autori che maggiormente mi hanno coinvolto nella problematica del dolore innocente, è uno dei miei preferiti, perché mi aiuta ad andare a fondo, per quanto possibile, dei problemi. Due o tre settimane fa ho riportato una frase di Simon Weil che diceva essere spiriti di grande umanità fuori della Chiesa, capaci di solidarietà, di onestà e giustizia. Nell’Oltre ne vedremo delle belle, quando saremo misurati da Dio sulla carità. Non ho citato il nome degli intellettuali ma almeno uno è noto al grande pubblico, l’amico Odifreddi.
    Rispondo al secondo commento perché sono di fretta: vedrò di riprendere il dialogo.

    (Don Vittorio Chiari)

  4. La scienza non è in contraddizione con la creazione divina
    Dio è il principio di tutto, se la scienza riesce ad identificare questo principio non significa che annulla Dio, ma lo conferma. Nessuno sa infatti come sia Dio e come si mostri o come sia nelle sue sembianze. Lo stesso principio di vita che cercano gli scienziati potrebbe essere Dio. Dio potrebbe essere, per me è, il principio vitale da cui scaturiscono tutte le cose, tutti gli animali, tutti gli esseri umani.

    (Bruno Tozzi)


  5. Per quanto ne so, la scienza non si pone proprio il problema di Dio, basandosi su fatti tangibili e non su concetti. Non sta ad essa dimostrarne l’inesistenza, ma a chi crede provarne l’esistenza (la metafora della teiera di Russel!); proprio per questo esistono i cosiddetti “magisteri non sovrapposti”, sulla cui credibilità si potrebbe parlare per pagine e pagine. Riguardo al parallelo tra scienza e fede, credo sia giusto parlare di numeri: il 93% degli scienziati appartenenti alla National Academy of Sciences non crede in un Dio personale (ed il restante 7% non può essere necessariamente inserito tra gli “uomini di fede”, in quanto comprendente anche i semplici deisti), mentre la britannica Royal Society stima il rapporto non credenti/credenti dei suoi membri a 213 contro 12. Si può tranquillamente pensare che queste cifre non significhino nulla, ma personalmente trovo necessario sottolinearle.

    (Giuliano Gabrini)

  6. Il metodo scientifico
    Gli scienziati con l’uso del metodo scientifico ideato da Galileo Galilei cercano di trovare il principio creatore dell’universo e quindi riprodurre la materia ogni qualvolta intendono riaverla proprio per dimostrare la scientificita del processo. Ciò non osta all’esistenza di Dio che è al di fuori del creato, infatti ogni cosa creata è al di fuori e distaccata dal creatore. S. Agostino afferma che Deus habitat in nobis, non materialmente, si intende, ma spiritualmente, precisamente nella nostra anima che potrebbe identificarsi come una sorta del DNA divino (il soffio che diede vita ad Adamo ed Eva). Che ci siano scienziati credenti e non credenti non toglie il fatto che Dio esista. Mai nessuno è riuscito a domostrare che Dio non esiste.

    (Bruno Tozzi)


  7. Il punto è che, altrettanto, mai nessuno è riuscito a dimostrare l’esistenza di Dio… Non è compito di chi non crede dimostrare l’inesistenza di qualcosa che non può vedere/studiare/percepire/analizzare, è assurdo pensarlo. Parlare di “creato” serve a poco (il “creatore” chi l’ha creato? Grazie a quale conoscenza possiamo arbitrariamente definirlo “increato” o “eterno”?) così come parlare di “anima” (di cosa si tratta? dove sta?), concetti che difficilmente possono sposarsi con la ricerca scientifica.

    (Giuliano Gabrini)

  8. Il Creato comporta un Creatore
    La creazione è la costruzione dal nulla di sè e del soggetto (creatio est costrutio ex nihili sui et subiecti). Il creato comporta un Creatore. Se gli scienziati riescono a confutare ciò saranno bravi, ma non credo. Questo Creatore seguito a dire che noi credenti lo chiamiamo Dio. Gli altri principio vitale ed altro. L’anima è quella che gli psicologi chiamano psiche, altri spirito, altri intimo, etc. Alcuni non credono che esista. Ma tanti altri ci credono e come! Credere o meno è un fatto personale e non universale. Ma in fondo in fondo ognuno crede a qualcosa.

    (Bruno Tozzi)


  9. In teoria per confutare la necessità di un creatore è sufficiente utilizzare il rasoio di Occam; in pratica, però, immagino sia semplicemente questione di fede. Personalmente, non mi preoccupo di ciò che probabilmente non potrò mai appurare.
    Un saluto.

    (Giuliano Gabrini)