“Davanti e raggiungibili” li hanno definiti il sindaco Carlo Fornili e l’assessore alla cultura Giovanna Caroli che spiegano: “Dare al territorio il nome di persone o avvenimenti significa porre in rilievo l'importanza dei fatti che hanno segnato la storia e la vita di una comunità. Significa soffermare l'attenzione su quelle persone che hanno dato agli altri qualcosa di più, di vero e concreto e che attraverso la loro vita si sono distinti diventando un esempio per tutti. La giunta comunale di Casina, nell'intitolare tre nuove strade di sviluppo urbanistico e residenziale del capoluogo, ha voluto sottolineare l'importanza di tre persone che si sono caratterizzate nella società, rappresentando una eccellenza, pur rimanendo nella normalità. Si è pensato, infatti, di richiamare persone che fossero ''raggiungibili'' da ciascuno di noi, persone che hanno vissuto nella nostra comunità, che si sono lasciati conoscere e che hanno avuto la forza di distinguersi per competenza, testimonianza e serietà; persone da essere così prese come esempio in modo che nessuno possa sottrarsi o sentirsi estraneo.
Medardo Domenichini, Zuna Magnani e Alberto Rossi sono là davanti, distinti ma non irraggiungibili, sono solo a qualche metro da noi; mi piace immaginare che ci stiano aspettando rallentando il loro passo per accompagnarci nel nostro cammino civile; mi piace pensare che la comunità di Casina possa trarre anche da questo piccolo grande segno lo stimolo e l'orgoglio per affrettarsi nella costruzione di una società di amore, più bella, più sana, più viva”.
Obiettivi che la cittadinanza ha mostrato di apprezzare e condividere da subito partecipando numerosa al programma ricco e articolato che prevedeva oltre alla scopertura delle targhe tre distinti momenti dedicati ai tre protagonisti.
Il primo ieri sera con la presentazione del volume Voltare pagina, dedicato al giornalismo reggiano e introdotto da Mirco Carrattieri, presidente di Istoreco, mentre il prof. Giuseppe Giovanelli illustrava il ruolo delle “Voci della periferia” nel dare ruolo e presenza alla nostra montagna sulle colonne della stampa reggiana e in particolare de La libertà. Questa mattina un mercato equosolidale in memoria di Alberto Rossi, costruttore di pace che per primo aveva promosso questa pratica e molte altre iniziative di solidarietà nel nostro territorio, secondo la testimonianza portata dal direttore di Boorea, Stefano Campani, raccoglieva sulla piazza di Casina gli amici dei diversi gruppi missionari e operanti nel sociale del paese e della provincia. A Zuna Magnani era dedicato un piccolo convegno sulle donne in politica: molto apprezzati gli interventi delle senatrici Leana Pignedoli e Albertina Soliani, della presidente della Comunità Montana Sara Garofani e dell’assessora provinciale Antonietta Acerenza: ripercorrendo gli anni della militanza politica hanno messo in evidenza le lotte e le conquiste delle donne degli ultimi cinquant’anni ma anche riproposto un’attenzione all’oggi carica di passione civile e di una concretezza femminile del quotidiano densa di valori morali quali non è facile trovare nei passaggi televisivi e nelle tradizionali campagne elettorali. Un momento non formale ma di autentica condivisione per tutti.
Nell’occasione è uscito un numero unico dei Quaderni Storici Sarzanesi curato dal direttore Emanuele Ferrari che documenta le biografie dei casinesi illustri cui sono intitolate 12 strade del capoluogo da cui traiamo brevi sunti delle biografie dei tre protagonisti delle intitolazioni.
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Medardo Domenichini, maestro, Cortogno
Nato nel 1914 alla Fontana di Cortogno, fu sempre persona semplice che gli anziani ed i suoi allievi ricordano presente nella vita di tutti i giorni.
Nato in una famiglia contadina numerosa (9 figli naturali e una adottiva) si è formato nel Seminario di Marola; ha sempre vissuto e testimoniato forti valori umani legati ad una profonda fede religiosa, riportando il suo credo nella professione.
La scuola doveva essere, innanzitutto, esperienza di vita orientata al primato della persona: singola, unica ed irripetibile.
Di pari passo, prima veniva l'educazione in senso ampio, rispetto all'istruzione, considerata veicolo e strumento di sviluppo della persona.
La passione per la scuola è riconducibile a quella stagione di grande entusiasmo pedagogico delle cosiddette “scuole attive” che in quel periodo avevano messo al centro del loro impegno formativo la completa valorizzazione del bambino.
Il nipote Andrea, leggendone la biografia al momento dell’intitolazione, ha sottolineato: “Il nonno Medardo godeva di stima e rispetto da parte di tutti; guardato come “modello” per lo spirito con cui guidava la famiglia insieme alla nonna Angela e il lavoro: la scuola non era un mestiere, ma una vera “missione”.
L'impegno del nonno Medardo che io, come molti nipoti, non ho conosciuto, ma che in una giornata come oggi, sento molto vicino, è andato oltre l'ambito scolastico, estendendosi verso altri luoghi della comunità, promuovendo gruppi spontanei di riflessione e di iniziativa politica, diventando, per molti, un importante punto di riferimento.
Il nonno Medardo, “maestro di vita e di scuola”, dal titolo del libro a lui dedicato e scritto dall'amico Luciano Rondanini, ha testimoniato con fermezza e coerenza i principi della sua fede cristiana, vivendoli con saggezza e riconoscendosi pienamente nei valori umani che uniscono tutti gli uomini di buona volontà e perseguendo, come ogni cittadino, il valore più prezioso: il bene comune del nostro paese e dell'intera umanità”.
Zuna Magnani, Prima donna eletta al Consiglio comunale, Ca' Matta
Zuna Magnani nasce a Rola, in comune di Carpineti, il 25 luglio 1928 da piccoli coltivatori. Terza di 8 fratelli, a tre anni, per una grave malattia della mamma, viene affidata agli zii di Casina Agostino Pignedoli e Domenica Zannetti, della Ca' Matta. Amata come e più di una figlia, Zuna impara in casa il rigore morale e l'impegno civile e politico.
Durante la guerra la casa, proprio sulla strada per Marola, diviene presto riferimento e tappa ospitale. Zuna a 16 anni è subito staffetta. Con la Liberazione, alle riunioni dei gruppi di Difesa della Donna succedono quelle dell'Udi e accompagna Carmen Zanti, Nilde Iotti, Giacomina Castagnetti.
Aderisce al Partito Comunista e frequenta le scuole di formazione politica, ma "preferì la famiglia", sottolinea il marito Gianni Corradini. Nel 1956 è eletta a Casina con la lista elettorale Castello (PCI-PSI) capeggiata da Pietro Rabotti, prima donna a sedere in Consiglio Comunale. Chiusa precocemente l'esperienza politica e amministrativa, Zuna vive sobriamente alla Camatta col marito Gianni come ogni cosa della sua vita. Muore alle soglie del 75° compleanno il 12 luglio 2003.
Alberto Rossi, Costruttore di pace, Leguigno
Alberto Rossi, una persona che si è spesa per far sentire la voce dei piccoli e dei poveri della Terra. L'esempio ancora vivo del suo instancabile lavoro dà la spinta per continuare a spendersi per un mondo dove la solidarietà e i diritti fondamentali dell'uomo siano davvero la priorità nelle nostre scelte.
Alberto Rossi nasce il 17 settembre 1951 a Leguigno. A 14 anni conosce gruppi di volontariato e si impegna a fare raccolte di carta per le missioni. Nel 1973 parte per il Brasile, volontario dell' "Operazione Mato Grosso", l'esperienza che orienta la sua vita. Una grave epatite contratta in seguito a un intervento chirurgico lo fa soffrire per più di 20 anni, fino alla morte avvenuta nel 1999. Tra una degenza e l'altra, la sua attività è intensissima, motore instancabile di tante iniziative del mondo cattolico e del mondo laico e presente tutte le volte che poté alla Marcia della Pace Perugia-Assisi. Per opera sua nacque il Centro "Don Gualdi Giustizia, Pace e Salvaguardia del Creato", inaugurato nel giugno 1999.
"Non volle esser frate, ma fu fratello per molti. Non si sposò, ma ha portato un grande esempio di alleanza. Non ha avuto figli ma ha trasmesso molta vita" (don Fortunato Monelli nel giorno delle esequie).
Sono contento per la via dedicata ad Alberto Rossi. Nel mese di novembre parlando ai miei universitari, Franco Bonisoli, un ex BR, ricordava Alberto Rossi con queste parole: “Mentre io entravo nelle Brigate Rosse, questo mio amico entrava nell’Operazione Mato Grosso. Guardandomi indietro, io mi vergogno di quello che ho fatto, seminando lacrime e lutti; lui, invece, ha fatto del bene per i poveri, lavorando in mezzo a loro in Brasile”. Anch’io ho avuto modo di conoscerlo quando ero a Reggio Emilia e mi congratulo perchè la sua memoria è ancora viva!
(Don Vittorio Chiari)
Ho conosciuto Alberto molti anni fa grazie all’operazione Mato Grosso, siamo stati in contatto per poco tempo, purtroppo, è si capiva che era speciale, buono, attento alle persone. Era, credo, il 1974 e anche per me l’operazione è stata un’esperienza che mi ha segnato la vita, ma non ho fatto le “grandi cose” che, leggo ora, ha fatto lui. Mi viene da pensare quante persone ha incrociato, quanto amore! Mi chiedevo che fine avesse fatto Alberto di Casina e ogni tanto ci pensavo, mi sarebbe piaciuto incontrarlo di nuovo, adesso so che non è possibile, se ne è andato in fretta. Grazie per quello che ha fatto e grazie al Signore che mi ha concesso di trovarmi, anche se per un breve tratto, sul suo cammino.
Ciao Alberto, ti voglio bene.
Maria Mantovani