Di nuovo settembre, un settembre nuovo per la scuola italiana. Tagli e accorpamenti delle classi, riforme in atto, ma l'atto di fare scuola resta? Genitori smarriti partecipano alle assemblee promosse nei vari istituti, cercando di districarsi tra le informazioni vaghe, dirigenti che rassicurano, o cercano di farlo.
I ragazzi ci vanno a scuola, la scuola però sembra spostarsi sempre un po' più in là. Si crea una distanza tra il modo di vivere 'là fuori', le sue esigenze e un'offerta formativa che sembra tirare la cinghia.
Non intendeva certo parlare di questa distanza Seyla Benhabib quando affermava "la cultura è un orizzonte che recede ogni volta uno gli si approssimi" ("La rivendicazione della identità culturale" 2002).
In realtà il sapere si costiuisce ogni giorno, l'attribuzione dei significati culturali è un processo continuo e congiunto, un prodotto sociale che evolve e con esso gli attori partecipano alla sua creazione, se si ragiona in un'ottica socio-costruzionista. Sono passati anni dal bambino di Piaget che costruiva il proprio sapere compiendo tra sé e sé le sue operazioni.
L'Altro è parte fondante del proprio conoscere, è con l'Alterità che avviene la negoziazione di cosa sta accadendo (Molinari, 2005) . Nel percorso educativo scolastico la scuola rappresenta l'Altro. Pertanto la scuola che insegna, che forma, che si fa impalcatura come direbbe Bruner, è una scuola vicina, che si presta ad accogliere, contenere, scambiare nel processo di creazione di un senso comune a quanto accade, c'è, c'è stato. E' un luogo vicino, un mesosistema ecologico (Bronfenbrenner, 1986) dove si incontrano e si confrontano i vari microsistemi degli studenti, degli insegnanti e via via tutte le agenzie di socializzazione fino ad arrivare al macrosistema della cultura di riferimento, ricordando che il nostro è soltanto uno dei tanti sguardi possibili sul mondo (Lo Coco, 2004).
Pertanto la scuola intesa in questo senso non può divenire 'distante', non può essere la scuola dei tagli e del risparmio tout court , diventando un non-luogo, un'area di transiti veloci e incolori, ma deve proporsi come rete, relazionale e oggettuale, del saper fare ma soprattutto del sapere essere.
Buona scuola "vicina" a chi andrà a cominciare oggi.