SOLOGNO (Villa Miniozzo, 12 settembre 2010) – A Sologno, borgo dalle case dagli intonaci rosa, arroccato su una cresta sotto l’antico castello in crinale, capita in questi giorni di incontrare il mondo. E ascoltare esperienze eccezionali di figli di emigrati di terza e quarta generazione che tornano per scoprire il Parco Nazionale dell’Appennino, le loro origini e, al rientro, essere ambasciatori di queste terre. “Un progetto che ha la grande ambizione di trasformare l’emigrazione da ferita in opportunità e risorsa” spiega Fausto Giovanelli nel presentare “Orizzonti Circolari – Ambasciatori del Terzo millennio”, organizzato nell’ambito del progetto Parco nel Mondo dalla Comunità Montana della Garfagnana e dal Parco Nazionale. Venti ragazzi provenienti da Brasile, Argentina, Uruguay, Australia, Cile, Venezuela. Presenti numerosi amministratori del territorio: Francesco Pinagli, direttore della Comunità Montana Garfagnana, Agnese Lazzari, assessore del Comune di Villa Minozzo, Giorgio Pregheffi, sindaco di Ligonchio, Martino Dolci, sindaco di Ramiseto, Nuccia Mola assessore del Comune di Castelnovo Monti.
Il paese di Sologno ha moralmente consegnato loro le chiavi della città. “Quella che ci portate è una speranza anche per le sole 230 persone rimaste quassù”, spiega Lino Giorgini, presidente cooperativa Vivere Sologno che, attraverso il volontariato, sta ospitando i giovani nella tappa reggiana. Menù tipico con la polenta stiada e di castagne, un assaggio per i tortellini natalizi di castagna, il tutto cucinato dalle donne del paese. C’è anche una torta per i 22 anni di Brunella Piccolo, grafica pubblicitaria, i suoi avi partirono per Mendoza (in Argentina) proprio da Reggio Emilia. “Ed ora corono un sogno, quello di festeggiare il mio compleanno qui, tra voi, con questo gruppo”.
A Sologno i ragazzi hanno risposto aprendo il cuore. Con alcune storie davvero particolari che stanno colpendo molto e interessando i media delle diverse province.
C’è Sergio Gabrielli, 34 anni, di Salto, 500 km a nord di Montevideo, in Uruguay. Suo nonno partì da Licciana Nardi, dopo la guerra per ‘noti motivi politici’. Sono qui per completare il sogno che mio nonno non ha potuto avverare: rivedere la sua terra. Bianca Sassi De Queiroz Pereira ha 19 anni, abita a Niteroi, in Brasile, frequenta il primo anno del corso in Comunicazione sociale: “Mio nonno Franco è nato qui, successivamente è dovuto emigrare per lavorare nella fabbrica del cugino. Sono orgogliosa di conoscere Sologno perché ogni giorno ci racconta della Pietra di Bismantova”. E in sala scoppia l’applauso…
Partì da Guiglia di Modena il nonno di Fabiola Venturelli Duch, 24 anni, di Santiago del Cile, assieme ad altri italiani costruirono un paesino come questi, perché ne sentivano la mancanza del loro paese. Ora lei studia gastronomia “e quando tornerò a casa racconterò di questi prodotti che là per noi sono storia e, invece, ora ho visto da vicino”.
Da Sestola, invece, emigrò la nonna di Leonardo Ian Gerulewicz Vannini, per Caracas (Venezuela), dove ora lui è pure segretario dell’associazione Emiliano Romagnola. “Venite, ricambieremo”.
Da Concordia sul Secchia gli avi di Clarisse Maria Boni De Oliveira, che vive a Campinas (in Brasile). “Sono laureata in scienze biologiche, qui ho scoperto come si fa il prosciutto…”
Per le strade di Monchio delle Corti riconoscono nella fisionomia di Emilio Eduardo Leni quella del nonno che partì per Godoy Cruz. Lui ha 23 anni, studia analisi di sistema e il commovente incontro con la sorella del nonno è divenuto una splendida cronaca per la Gazzetta di Parma. Le campane hanno suonato a festa.
Samira Freitas Guidi di Jacutinga, vicina a San Paolo, in Brasile, è fisioterapista: i suoi antenati partirono dalla Garfagnana. “Sono qui per fare mia un po’ della loro cultura”.
Da Portoferrato di Lucca (Isola d’Elba) partì la madre di Jeanette Clabassi, una splendida 32 enne Australiana che vive a Melbourne. Suo padre è di emigrato da Predisca di Udine.
“I nostri avi di Castiglione di Garfagnana erano agricoltori, ora qui la popolazione produce maglieria per tutto il mondo” spiega Meridiey Leite De Melo, laureata in educazione fisica insegna a scuola ed è personal trainer, che viene da Jacutinga in Brasile, dove i tre quinti dei 23.000 abitanti hanno origine italiane. “Che emozione essere qui” dice semplicemente Paula Colpo di San Paolo di Brasile, 30 anni, con origini a Lucca.
Di padre irlandese, Natalia Carolina Mac Intosh, sua madre era una Filippini di Balbano Lucca: “Sono di Mendoza, in Argentina, finalmente ho il piacere di calpestare gli Appennini che studiavo. Sono splendidi”. Impressione confermata da Monica De Cassia Bonaldi, 24enne giornalista della Gazzetta di Jacutinga (Brasile) con origini a Pieve Fosciana (Lucca) da parte di nonni.
“Sono stupito dalla qualità dei recuperi dei vostri borghi storici” dice Erika Alberti Grassi di Jacutinga, 29 anni, architetto libero professionista. E dire che il bisnonno partì da Pieve Fosciana al seguito dei genitori e di 5 fratelli. Là lavorarono con le piantagioni.
Da Soragna il nonno di Bruno Borsi Mililli, 20 anni, studente di ingegneria informatica arrivò in Venezuela, dove sposò una spagnola, per poi tornare in Italia a Latina, ma la discendenza rimase là.
“Giudico questa come una esperienza unica che non potevo lasciarmi scappare” spiega Antonio Peranzi, 22 anni, che a dicembre, in Venezuela, presenterà una tesi in ingegneria industriale.
Richiama il cognome di una nota azienda manifatturiera quello di Soledad Del Valle Matula, 31enne del Mar Del Plata (Argentina): il nonno emigrò da Lucca: qui ne ha approfittato anche per vedere da vicino il mondo del manifatturiero, che lei già conduce nella sua azienda di calzature. “Qui mi sento a casa”.
Il senso di questo progetto?
“Possiamo vedere un Italia diversa, scoprendo il vino, i cibi e cantando ‘Quel mazzolin di fiori’, scoprendo un ambiente e una tradizione unica. Al ritorno faremo tesoro di questa esperienza. E racconteremo che è qualcosa di più di edifici storici e città d’arte”. Parola di ambasciatori.