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Nebulizzare e incendiare, dare fuoco!

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Nebulizzare e incendiare, dare fuoco! E’ l’ultima prova di coraggio, inventata da alcuni giovani ad una festa di compleanno! Giochi proibiti, giochi rischiosi, giochi stupidi? Per me sono segnali da non trascurare, che le nuove generazioni mandano ogni giorno, anche attraverso la tv, che mostra, senza molto commentare, “i coraggiosi” che saltano da un tetto all’altro delle case, da un muro all’altro, in una specie di nuovo “free climbing” di periferia, alternativa alle arrampicate sportive sui sassi delle Alpi o lungo le coste della Liguria.

L’elenco di queste prove estreme è davvero lunghissimo: dalle sfide in macchina e in moto per le vie della città al disprezzo della vita, con l’abuso di sostanze, allo scarso rispetto del proprio corpo, ricoperto di “tattoo” (tatuaggi), ai vari fenomeni di violenza, che rivelano un’aridità del cuore, una ricerca di immagine, che mette paura più che attirare simpatia.

Sfide estreme che appaiono un nuovo linguaggio che l’adulto deve cercare di comprendere, non fuggendo dal problema o giudicandolo con asprezza e rigore, ma per mettersi in discussione e tentare qualche linea di risposta, soprattutto chi è nella fase delicata della crescita. Genitori ed educatori possono leggere con interesse il 10° Rapporto nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza. Si tratta di un notevole servizio scientifico, uno strumento di conoscenza delle principali trasformazioni, delle linee di tendenza, delle potenzialità e dei rischi che caratterizzano l’età evolutiva del nostro Paese.

Se fino a pochi anni fa si parlava di “generazione incompiuta”, oggi, leggendo l’ampia documentazione offerta dell’Eurispes (Istituto di studi politici) con la collaborazione di Telefono Azzurro, si usa il termine ”generazione provvisoria”. Provvisoria per la rapidità e la velocità dei cambiamenti, dovuti all'introduzione delle nuove tecnologie; provvisoria per la mancanza di punti di riferimento e di modelli che orientino le scelte e sviluppino una crescita serena. A questo aggiungiamo un più diffuso senso di perdita dei legami, che crea disorientamento, mancanza di sicurezza, lontananza del mondo dei giovani da quello degli adulti, in una società etichettata dal Bauman, un noto sociologo addentro a questi problemi, “come un’epoca permeata dalla cultura dell’eccesso e del virtuale, caratterizzata dallo sviluppo delle passioni tristi e dalla perdita di punti di riferimento e dominata dall’etica dei consumi”. Questo gli adulti, che hanno a cuore i giovani, lo avvertono inconsapevolmente anche senza avere letto la ricerca. Coglievo il loro turbamento in un recente incontro a Modena, dove genitori e giovani educatori si ritrovavano per riflettere sul che fare. E’ una risposta che coinvolge loro manche le istituzioni politiche, la scuola, la Chiesa.