Sessant’anni fa, il 13 agosto 1950, don Pietro Ganapini, classe 1928, nativo di Pantano, veniva ordinato sacerdote dal vescovo Beniamino Socche. Missionario diocesano “fidei donum” dal 1961 in Madagascar, è dall’altro giorno insignito del titolo di “monsignore.
La consegna della bolla pontificia di nomina, datata 12 luglio, e della fascia rossa – insegna del titolo - è stata fatta alla presenza dei vescovi Adriano Caprioli e Lorenzo Ghizzoni, del delegato episcopale mons. Francesco Marmiroli e di don Giuseppe Bottazzi, anch’egli sacerdote dal 1950 e parroco di Pantano, venerdì 20 agosto a Leguigno in occasione dell’incontro degli ex- allievi del Seminario di Marola dove mons. Pietro è stato insegnante dal 1952 al 1961 dopo esserlo stato in quello di Albinea.
Nel suo discorso, mons. Marmiroli ha così esordito: “Don Pietro non ambisce le onorificenze umane, credo che non ci tenga nemmeno ai riconoscimenti ecclesiastici, ma come fa a contraddire il proprio Vescovo, che con questo gesto ha dato voce a tutti noi!” Quindi ha enumerato una serie di ricordi: “Non si può parlare di Don Pietro senza correre subito alla sua musica. L’abbiamo sempre accolta con interesse perché intrisa di un accento particolare. Sono composizioni che sgorgano non solo dal genio musicale, ma da una sintonia con la persona di vita spirituale intensa e di animo pastorale grande, come appunto è mons. Ganapini. C’è il prete anche nelle sue composizioni. Abbiamo avuto la conferma quando, con sorpresa, ci siamo sentiti dire che le sue composizioni in Madagascar erano uno specchio dell’anima malgascia.”
Quindi mons. Mamriroli ha posto l’accento sulla bontà del neo-monsignore: “un uomo dolce come i suoi canti! La cosa bella è la pacatezza del suo carattere e la bontà del suo atteggiamento che si sono sempre tradotte nella pazienza ottimista e nella disponibilità instancabile all’ascolto. Sappiamo quanta gente lo aspettava davanti alla porta della canonica, quante situazioni chiedevano di essere ascoltate, quante opere ha potuto realizzare con una sensibilità che non pensavamo così concreta. Dopo 50 anni don Pietro non è ancora annoiato e torna a riprendere con tenacia e costanza” Infatti il prossimo 27 agosto mons. Ganapini farà rientro in Madagascar, dove ha costruito tantissime scuole.
Mons. Marmiroli si è soffermato sulla scelta di mons. Ganapini di andare missionario in Madagascar come sacerdote diocesano: “Nel 1961 è stata una sorpresa la notizia che don Pietro lasciava Marola per andare in missione. E’ stata una notizia che ci ha fatto pensare. A Marola aveva un compito molto importante e svolgeva un ruolo molto utile. Faceva parte del corpo insegnante, un corpo molto stimato e molto unito, anche come corpo di formatori di un seminario minore peraltro traboccante di ragazzi; era animatore della musica liturgica più che solo insegnante di musica; era un aiuto alle parrocchie della montagna. Marola continuava a svolgere il compito di sostegno culturale e pastorale alla montagna e alla diocesi. Don Pietro ne avrebbe dovuto avere abbastanza per esprimere il vigore del suo sacerdozio e dei suoi anni giovanili. Le mura di Marola si sono rivelate strette e don Pietro le ha fatte esplodere con una carica così missionaria da farlo volare per 9 ore di aereo, tanto dista il Madagascar.
E’ partito con la sua solita semplicità, come fosse un fatto scontato; ma abbiamo letto in questo gesto la sua disponibilità schietta alla Chiesa e un grande amore al suo sacerdozio. Negli anni ’60 la Diocesi era ancora ricca di clero e potevamo vivere tranquilli; il suo esempio ci è servito per non dormire sugli allori”.