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La meraviglia delle fonti di Poiano e dei Gessi triassici

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Riceviamo e pubblichiamo.

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Festeggiando un pezzetto di Bella Italia in più nel Parco nazionale del nostro Appennino (a firma del presidente della Repubblica Napolitano) ecco un pezzetto di un pezzetto tra i luoghi da godere. Un percorso turistico-didattico, cioè la pista Gatta-Pianello con le FONTI di POIANO e le sue acque salso-solfate-alcaline. A parte l'alluvione dello scorso inverno, alluvione di cui più che svariati luoghi d'Italia durante la trascorsa stagione non sono stati immuni, la pista propone varie piazzole attrezzate di panche e tavole, molto frequentate dai turisti, unitamente al mettere in mostra macigni di varie strutture e resti di alberi provenienti da diverse ere geologiche. Il gioiello, però, di questo tratto di fiume sono le FONTI di POIANO. Qui il verde del bosco si compatta inestricabilmente sulle rocce che in parte affiorano per poi sprofondare veloci e ce n'è una che da una piccola bocca si lascia sfuggire un'acqua copiosa e impetuosa che salta e gorgoglia e poi canta con voce sicura.

E' continua di flusso, poi si dirama nella brevissima corsa verso il fiume nel quale affluisce costante, sempre e incredibilmente anche in periodi estrema arsura. Altre bocche sorgentizie sono nascoste in anfratti, più piccole, ma ognuna vivace come la principale e il tutto è di elevato valore naturalistico e termale. Vi fu un anno di arsura totale e tutto era silenzio e anche altrove persino i cinguettii sugli alberi erano spenti; solo le cicale riuscivano a sgolarsi. Ma quelle fonti continuarono a scrosciare, canti unici nel silenzio. E così sono sempre vive, anche nel gelo. Sfruttando una ridotta deviazione artificiale, un torrente crea in un prato un più che minuscolo laghetto termale. Non vi è acqua dolce nel luogo, tranne che quella del bar, ma quella dei torrenti rende la pelle radiosa.

Uscendo, a sinistra, dal Parco delle Fonti e seguendo a lato il fiume verso l'alto Appennino, in un brevissimo tragitto si arriverà ad un ponte che, deviando sulla destra, condurrà con una strada ripida e sinuosa alla PIETRA di BISMANTOVA, ma, prima di raggiungerlo, inizia lo spettacolo di due splendidi faraglioni e subito la muraglia dei GESSI TRIASSICI. Manca il fiato. Il ponte stesso è, nel canyon, una postazione di guardia panoramica fantastica. Là, verso l'alto, sullo sfondo, si apre a ventaglio il MONTE VENTASSO, così mutevole nei suoi profili; in altri luoghi schiena di dragone, bestia accovacciata, piramide sbilenca, ossessione di calanchi, muso chiuso; e lì una gloria di salite e curve armoniose e quando il tramonto s'infuoca. Vi è un intenso scrosciare di colori trasmutanti e luminescenze. Aria ed acqua di fiume si fanno concorrenza. Il monte Ventasso, per chi raggiunga Castelnovo dalla pianura sulla SS 63, assomiglia alla pubblicità di un noto lievito per torte.

I Gessi trassici sono formazioni che risalgono a circa 200 milioni di anni fa e sembra si siano creati dall'evaporazione di un'antichissima laguna, affiorando tramite gli sconvolgimenti delle varie ere geologiche e sovrapponendosi poi per la loro composizione a rocce che dapprima erano sovrastanti. L'APPENNINO si è originato in fasi diverse per l'avvicinamento della zolla africana a quella europea e dalla rotazione e dal distacco della Sardegna e della Corsica dall'apertura del Mar Tirreno. Il sistema idrografico carsico dei GESSI è il PIU' IMPORTANTE dell'EMILIA-ROMAGNA, continuamente soggetto a monitoraggio e ricerche. La zona palustre delle FONTI è decisamente interessante, avendo, ovvio, una vegetazione che cresce rigogliosa in acqua salmastra, ma che offre dimora a varie specie dissimili, elemento questo non facilmente ritrovabile in altri luoghi. I minerali presenti sono cristalli di quarzo nero, quarzo ematoide, zolfo, pirite, fluorite, calcite e dolomiti, oltre a qualche traccia di minerale secondario.

...ma il materiale più ricercato dai turisti è generalmente salame e gnocco fritto...

(Graziella Salterini)

4 COMMENTS


  1. Gentile Graziella, grazie per le sue parole con cui ha descritto uno dei punti più caratteristici ed intatti di tutto l’Appennino. Provi ad immaginare come sarebbe più bella quella zona se fosse attraversata da una bella superstrada che conducesse in pochi minuti dalla Gatta fino a Giarola e magari fino a Collagna e, perché no, fino a Fivizzano con un bel tunnel sotto al Cerreto!! Immagini lei quale spettacolare beneficio ne trarrebbero le migliaia di turisti che si recherebbero in Appennino non tanto perché è così bello nella sua naturalità ma perché si potrebbero fare un po’ di curve in meno!
    Ironia a parte, grazie per le sue parole che speriamo servano a far cambiare idea a coloro, purtroppo tanti, ancora convinti che con più strade di quelle già esistenti la vita in montagna sarebbe migliore.

    (Roberto Tedeschi)

  2. Mi scusi, Tedeschi
    Non ricordo bene la sua terra natia, non ricordo bene se è un montanaro o residente in altro luogo. Ugualmente la metto tra coloro che vorrebbero creare “la riserva” della montagna con annessi i montanari. Penso di esternare il pensiero di molti che si sono rotti le scatole di gente come Lei che pretendono di comandare a casa degli altri.
    Le riassumo il pensiero: la montagna ha bisogno di un ammodernamento viario. No a mega strutture, no a mega brutture, no a gente come lei che vorrebbero mantenere la nostra terra solo per passarci il fine settimana.
    Le lancio una sfida: perchè non si batte per pulire, riordinare, i letti dei fiumi, i fossi, ecc. ecc.? Sono anni che sono uno schifo; ma cosa dico, lasciamo tutto così!!!! Ci penserà la prossima piena a portare tutto a valle, compresi i ponti e i cittadini che li percorrono.
    Saluti da un montanaro che si batte per non morire nella riserva della montagna.

    (Roberto Malvolti)

  3. La strada dei Gessi Triassici
    Dopo l’alluvione dello scorso anno mi sarei aspettata un intervento della Provincia affinchè guardie forestali o altri incaricati competenti dessero una “riassetata” al fiune e alle sue sponde. Vedendo che ciò non accadeva mi recai presso gli uffici della Forestale a chiederne la ragione. Ebbene, là mi fu risposto che nulla doveva essere toccato, la natura doveva avere il suo corso. Dopo 25 anni circa una nuova alluvione di quelle proporzioni avrebbe ripristinato la situazione della zona in modo adeguato. Invece la nuova alluvione avvenne dopo pochi mesi e nulla è stato rimosso della catastrofe di macerie lì giacenti. Allora, come ora, desidero chiedere agli esperti come pensano possibile un riassetto NATURALE, quando a VALLE il fiume è imbrigliato, cementificato, SNATURATO, VIOLENTATO. TUTTO si ferma lì dove è strozzato. SAREBBE doveroso RISISTEMARLO E CHI SI E’ OPPOSTO DURAMENTE E PER ANNI A QUEL BREVE TRATTO DI PISTA AVREBBE IL DOVERE SACROSANTO DI ANDARE A GUARDARE COSA C’E’ PIU’ A VALLE. Che strozza il fiume NON è quel tratto di asfalto, che, anzi, l’ha abbellito perchè prima la vegetazione era soffocata dalla polvere, perchè qualcuno aveva interesse, suppongo o forse invento, a tenerlo intransitabile o poco transitabile. Ma in tanti lo utilizzavano ugualmente, sporcandolo, ma era inghiaiato “profumatamente” ad ogni stagione. Chi dice che in quella zona ci debbano essere superstrade? Sufficiente una strada o pista come quella che adesso c’è, risistemata però, creata armoniosamente, SENZA devastare, ad unire gli abitanti del crinale più in alto alle strade più vicine a luoghi di lavoro. Se lo meriterebbero, gli abitanti, considerando che il Secchia, fiume anche loro, più in giù è inurbato e devastato dalle costruzioni di capannoni che potrebbero dare (crisi economica superata) un ulteriore guadagno anche a loro. Una cosa SOLA metterei a CONDIZIONE di questo fluire di traffico. La regolamentazione, anche dittatoriale, della velocità. Controlli e multe orribili a chi percorre la strada a velocità non consentita, con mezzi non consentiti ed a coloro che la usano come pista di gara. Si sa che la mamma degli stupidi è sempre incinta, ma si fa presto a scovare quella madre e a farla smettere: toccare pesantemente le tasche dei trasgressori gli farebbe smettere presto il vizio di battere. Consideriamo inoltre che una strada più breve significherebbe minor utilizzo di carburante, quindi minor inquinamento dell’aria e minor sperpero di riserve naturali di carburante. La vita attuale non dà ancora le ali ad un montanaro, per poterlo far calare a valle con mezzi personali, e gli abitanti della pianura non lo riforniscono di viveri gratuitamente. Neppure l’ENEL, che utilizza le acque di montagna, gli regala l’elettricità. Per questo, molti di coloro che abitano in su, si in… in… incavolano a sentire qualche eccesso di sproposito che alcuni credono teneramente ambientalista. Un ambiente utilizzato bene dà vantaggi a tutti. Dito “utilizzato” e non “sfruttato”.

    (Graziella Salterini)


  4. Gentile Signora Graziella, se qualcuno le ha risposto davvero così a riguardo di risistemare il letto del fiume è evidentemente una persona che non sa quello che dice. Purtroppo la natura non è più in grado di gestirsi da sola dopo tutti i danni che l’uomo le ha arrecato. Inoltre esistono situazioni dove per consentire all’uomo di vivere in sicurezza la natura va in qualche modo “domata”. Quindi è assolutamente necessario ripulire il fiume periodicamente dai tronchi e dai detriti che potrebbero intasare ponti e vie di sfogo dell’acqua. Credo che solo qualche ambientalista komeinista e particolarmente ignorante le direbbe il contrario. Anzi, così sarà contento anche il Sig. Malvolti, l’abbandono della montagna e la conseguente pulizia dei fossi, dei canali, la sistemazione dei boschi che nessuno più fa (mestieri certamente pesanti, ma bisognerebbe trovare fondi per poterli far fare magari a qualche giovane montanaro che eviterebbe così di dovere andare in ceramica e diventare pendolare a vita) dovrebbero rientrare nelle attività di tutela del territorio. Tra queste però non rientra il portare via dal fiume migliaia di metri cubi di ghiaia per abbassarne il letto come qualche illuminato amico della montagna vorrebbe fare. Per quel che riguarda la ormai celebre pista Gatta/Pianello, vede, cara Graziella, quello che lei vuole non è esattamente quel che vogliono i sostenitori della strada. Il comitato che rappresento, quando interpellato, per esempio dal Parco, si è sempre dichiarato favorevole al ripristino della pista. Ma certamente non alla costruzione di una vera e propria strada che gli studi hanno già dimostrato essere troppo invasiva se fatta in modo di resistere alle piene venticinquennali. In ultimo vorrei dire al Signor Malvolti che nel 2010 continuare a ragionare in termini come quelli da lui usati a riguardo della percentuale di sangue montanaro che scorre nelle mie vene penso sia abbastanza fuori dal tempo oltre che pericoloso. Io penso di essere libero di esprimere un giudizio su un argomento che conosco bene al di là della mia origine o residenza. L’Appennino è tanto mio o suo come di chi abita a 70 km da esso, altrimenti, se dovessimo tutti ragionare così, dovremmo cominciare forse a dibattere se è giusto che un residente in Appennino vada tutti i giorni a lavorare a Reggio o a Bagnolo???

    (Roberto Tedeschi)